Devi stare tranquillo, non capisco perché ti stai facendo tutti questi problemi. Come se fosse casa tua, davvero.E certo. Quale sarà mai il problema. C’è un problema? No, ovvio che no. Quasi quasi mi sento ridicolo a farmi tutti questi scrupoli. Bravo! Lo vedi che hai capito?
A parole è facile, a farci un pensiero meramente razionale è ancora più semplice, logico, lineare, privo di qualsivoglia ostacolo. Anche se vuoi prendere in considerazione il manifestarsi di un intoppo, logica vuole che ne parli, ci si spiega, ci si comprende e tutto si risolve. Anzi, rendi il tutto ancora più limpido e privo di qualche possibile asperità nascosta.
A parole il mondo sarebbe perfetto. A parole. Poi c’è quella cosa strana, dispettosa e ricca di fantasia, decisamente ribelle, carica d’insolenza. Questa cosa curiosa, per intenderci, è un buffo insieme di cose, non un mero contenitore di cose, ma la totalità del tutto, in cui ci stai tu e ci stanno gli altri, ci stanno gli eventi e i fatti, ci stanno le relazioni tra tutti gli elementi, quelli che conosci e quelli che non conosci. Ti dirò di più, in questa cosa ci stanno anche tanti mondi. L’ho detto, va meglio adesso?
Ci sta un numero impressionante di mondi. Ognuno di noi è un mondo, intricato, pieno di sfumature, di legami invisibili, spesso inconsapevoli e comunque decisivi, indirizzano un pensiero o un’azione. Capirai quindi che questa cosa così riottosa e affascinante non può essere una banale collezione, una scatola in cui tutto è buttato alla rinfusa. E no! Non è così semplice. Sarebbe stato bello, lo si dica con franchezza. Rovescio la scatola e mi ritrovo tutto quello che ci sta dentro ammucchiato, sparpaglio e faccio ordine, ogni pezzo trova il suo posto e se alla fine qualcosa stona, bene lo elimino senza troppi scrupoli. Sarebbe bello vero? Scordatelo. Te l’ho detto sì che questa cosa è strana e ricca di fantasia vero? Hai capito di cosa sto parlando? La realtà, ti sto parlando della realtà. Capisci? La realtà. Misteriosa e incredibile ti obbliga a condividere il tuo mondo e a mischiarlo con gli altri mondi, a creare dei canali di contatto, cercare delle comunicazioni, perché il tuo mondo altrimenti non sarebbe semplicemente povero e noioso, sarebbe vuoto, inutile, privo di tutto, anche del vuoto stesso, solo non sarebbe. E mi spiace doverti rendere palese che una volta che ci sei stato buttato dentro la realtà sei anche obbligato a farci i conti, ti piaccia o no. Nel momento stesso in cui sei nella realtà sei anche una relazione, sei un’ulteriore complicazione ed elemento di fantasia di questa beffarda creatrice. Puoi pensare di chiuderti a guscio, puoi essere un fenomeno, tirare su muri e protezioni, ma non sfuggi, qualcosa devi aprire, o meglio un mondo ti troverà affine o interessante e lo stesso sarà per te, ti sembrerà finalmente, nel grigiore del tuo tempo di avere incontrato qualcuno con cui vale la pena di interagire. E fare questo significa aprirsi, accogliere l’altro per averlo partecipe del proprio mondo, del proprio essere. Si invita qualcuno ed improvvisamente ci si scopre più ricchi, nuovi sono i pensieri, i colori e i suoni, cambia tutto e stranamente il mondo speciale che si era fino a poco prima lo si riconosce privo di interesse, piccolo, pieno di limiti.
L’altro è desiderato, invitato, lo si ospita dentro la propria casa. Capiamoci, i freni sono molti, mettere a nudo le proprie nudità, le cose che hanno sempre creato delle difficoltà o peggio cose a cui si tiene molto viene esposto. Si corre il rischio, si desidera l’ospite a casa, si prendono delle cautele, certe stanze rimangono chiuse ed inaccessibili. Sono felici di aprirti le mie porte e di interagire con te, ho voglia e bisogno della tua presenza, voglio tutto questo, ne sono davvero felice, ma ci sono cose che non voglio dirti, non ora, forse mai. Farò certo di tutto per farti sentire a tuo agio, farti sentire a casa tua e mi impegnerò a venirti incontro, a non farti mancare nulla, sarò presente. Tu sei mio ospite. Ti tratto come un re, non ti farò mancare niente, ti dirò di più, ti presento e ti condivido il meglio di cui posso essere capace, perché il meglio del meglio del mio mondo ti voglio donare e condividere, senza che tu lo senta come un peso, ma come nutrimento di gioia. Ti voglio qui dentro e ho l’esigenza, il desiderio interiore di percepire in modo palese la tua soddisfazione, la tua gratitudine, ho la necessità interiore di sentire il tuo entusiasmo. Questo è un momento speciale. Dentro casa mia sei sacro, meglio mangerò pane duro per due settimane di fila, ma finché sarai mio ospite ti condividerò l’eccezionale del mio mondo, tutto il resto non deve apparire, certe domande non le devi fare, in certe stanze non ci devi entrare, sei ospite, non elemento costitutivo dei meccanismi interni. Funziona così, qui funziona così, chiaro?
Lo vedi? Facile, semplice, lineare. Sei venuto qui, ti ho invitato io, ti ho detto da subito, senza astio alcuno, le regole, io mangio questo, a quest’ora faccio quest’altro, mi sveglio alle sette, alle otto esco, poi torno ma solo per poco, poi riesco. Tu muoviti come preferisci, non devi fare per forza come me, se non ti piace prendo qualcos’altro. Vieni, seguimi, ti presento gli altri, vedrai sono in gamba e ho già parlato di te, un ritratto spettacolare. Ci faremo un sacco di discorsi, vedrai il tempo volerà.
Ma perché mi dici “non lo so, come preferisci…”, che indecisione, privo d’iniziativa, perché sei così trattenuto? E adesso? Perché russi in questo modo assurdo? Non riesco a dormire. Quant’è che devi stare qui a casa? Casa mia? Che palle, lo so, sono io che ti ho invitato, ma insomma io pensavo che fossi diverso, invece sei sempre più un oggetto fuori posto, ma quando te ne vai? Lo sento il tuo disagio sai e questa cosa mi è insopportabile, ho fatto di tutto per farti stare come un re, ti ho aperto le mie porte, ti ho lasciato la libertà di muoverti come vuoi e tu, silenzioso, che cerchi di metterti in un angolo, di sparire ed invece la tua presenza si sente in ogni momento, il tuo respiro ha un suono forte. Non prendertela a male, ma vado a dormire in un’altra stanza, non ce la faccio più a doverti sopportare tutto il tempo. Almeno il dialogare pensavo potesse essere costruttivo, più entusiasmante, invece stai sempre a venirmi contro, qualunque cosa dico la contesti, ti offendi pure, ti rendi conto? Io mi sono messo a nudo, stai dentro le mie mura e tu non valorizzi nulla di tutto questo, critichi, non giudichi, sei così diverso da come ti avevo conosciuto, trattenuto, ostile, non ti sopporto. Capito? Mi hai capito? Non ti sopporto più. Chiuso, hai chiuso. Ancora qualche giorno e poi sparisci. Quand’è che pagano il riscatto? Domenica? Ah sì, domenica, tra tre giorni. L’ospite è sacro, è un dono immenso quello di aprire le porte della propria casa e ogni dono è un debito e i debiti si pagano, sempre.