Qualche giorno fa, Tunisi è stata designata capitale della donna araba fino al 2011. Ormai la donna tunisina è al primato arabo in qualità di leggi e di diritti, ha realizzato tutti i suoi sogni legali con l’appoggio del governo. Sono state rivalutate norme giuridiche a suo favore. Ma nella realtà quotidiana come affronta questa sua libertà?
Sono sul viale principale di Tunisi “Avenue Habib Bourguiba” e vedo sfilare queste donne. Ci sono quelle che portano il Hijab ‘velo’, quelle in mini-gonna, quelle vestite all’ultima moda, quelle in Tailleur che escono dalle principali banche di Tunisi, quelle che aspettano nelle macchine l’uscita dei figli dalle scuole, la poliziotta che libera il traffico. Un panorama perfetto direi per un occhio prettamente occidentale. Ma dietro quei visi chissà come combattono quelle donne nel loro confronto reale, quotidiano con gli uomini.
Ecco che vedo arrivare la mia amica archeologa da lontano, ci sediamo in uno dei locali per bere un caffè, in attesa delle altre colleghe di lavoro, per una mini riunione in vista delle nostre attività culturali per una rivista al femminile. Lubna, la mia amica ha 37 anni, non sposata, vive in tutta libertà la sua sessualità convive con un uomo da 2 anni. Arrivano le altre Muna porta il velo, è sposata e ha due figli, ha ceduto alla proposta della sua famiglia per un matrimonio combinato. Una donna di 35 anni, completamente dedita al marito e ai figli, lavora come segretaria all’Università. Sara è sempre l’ultima ad arrivare, ha 34 anni, è ricercatrice, un matrimonio d’amore, ma un compromesso sociale alla base, un segreto condiviso soltanto con le amiche. Un intervento prima del matrimonio, l’illusione di una purezza necessaria soltanto per far credere a un uomo eppure molto colto di essere il primo. Mille euro per farsi ricucire l’imene rispettando falsamente le tradizioni ancestrali.
Il tema di oggi è il corpo e la donna. Intanto che iniziamo a discutere, Muna dice: “io sono veramente scioccata per come le donne stiano vendendo il loro corpo”. Sara, con una scollatura da diva del cinema risponde: “in che senso scusami? Io non vedo nessun male a vedere sempre di più ragazze con il perizoma che si intravede dai Jeans”. Cerco di moderare dicendo: “Ragazze calma! Non vogliamo condannare nessuna, o il modo di vivere di ciascuna, vogliamo soltanto fare il punto con la donna tunisina e come vive questa sua libertà.
Ragazze” la libertà si acquista prima nella testa, poi nell’espressione e poi nelle azioni” come dice la poetessa libanese Joumana Haddad. Noi siamo nella seconda fase ci manca l’ultima tappa fin quando non rifiuteremo i compromessi sociali, non riusciremo a passare alle azioni”. Lubna mi ferma dicendomi: “No cara, sei tu che traballi tra le due fasi, io sono già alla terza, ho fatto la mia scelta e assumo il mio statuto di donna libera da tutti i vincoli sociali e religiosi”. Mentre parliamo passa una coppia, un italiano sui 60 anni e una giovane ragazza di 20 anni. Muna dice: “ecco un altro nuovo fenomeno nella nostra società, l’italiano in cerca di affari o che li ha già, che fa la doppia vita e si sceglie la ragazza giovane. Che schifo veramente! Vedete queste sono le nostre donne che si vendono per i soldi “wassakh eddenia” come dice un detto popolare tunisino “la sporcizia della vita”. Tutte inclinano la testa come per dar consenso a quello che dice Muna.
“Ragazze sveglia! Non è un fenomeno unico al mondo, ne ho viste di coppie che si sposano anche non con stranieri per i soldi”. Sara aggiunge: “Meriem dai quante ventenni si stanno sposando con italiani di 50 e di 60 anni, trovi questo fenomeno sociale normale. Non mi dire che non lo condanni?” “Certo che lo condanno, e tutti e due tra l’altro. Ma è comprensibile, l’italiano che sogna la giovinezza eterna e l’esotismo, lei che proveniente da un ceto sociale modesto cerca i soldi”, rispondo io. Lubna aggiunge “Meriem, non voglio essere di parte, ma è un fenomeno talmente diffuso, che ormai si parla dell’estetista che sposa l’uomo d’affari italiano”. “è vero non nego nulla, ma non mi stupisce più nulla, ciò che mi preoccupa è proprio dove stiamo andando. Ci sono quelle che si mettono il velo, altre che si operano per cancellare il loro passato sessuale, oppure cercano addirittura di farlo diversamente, e le altre che non hanno freni. Non vi nascondo la mia grande angoscia per questa donna che ha fatto una lunga strada e che cerca la sua identità probabilmente”. Continuano le discussioni fino a sera, ci sfoghiamo, ridiamo, litighiamo…Ma in fondo cerchiamo una riposta, che probabilmente non riusciamo a trovare nell’immediatezza, forse tra qualche anno, come le francesi, le italiane, le tedesche che hanno fatto il loro ’68 per liberare i loro corpi.