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Martedì 7 giugno 2022: il Parlamento europeo vota il Patto per le isole. Non si tratta di una questione di poco conto, se si pensa che le regioni insulari europee hanno una popolazione stimata di oltre 20 milioni di abitanti (il 4,6% dell’UE) distribuiti su circa 2400 isole appartenenti a 13 Stati membri. Con 577 voti a favore, 38 contrari e 10 astensioni, il Parlamento Europeo si è espresso in merito alla risoluzione portata in aula da Younous Omarjee, europarlamentare de La France Insoumise originario dell’Isola della Réunion, Presidente della Commissione per lo Sviluppo Regionale, per chiedere alle altre istituzioni europee, e in particolare alla Commissione, di riconoscere maggiori tutele alle isole, tenendo conto delle loro specificità e elaborando un piano d’azione europeo con priorità chiaramente definite per consentire alle regioni insulari di affrontare le sfide che la loro specifica natura geografica comporta.

Younous Omarjee, Presidente della Commissione per lo Sviluppo regionale

Il Parlamento europeo, nell’impegno a stabilire un’agenda insulare, tiene conto in primis dell’articolo 174 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea (TFUE), che prevede che, al fine di rafforzare la sua coesione economica, sociale e territoriale, l’Unione miri a ridurre le disparità tra i livelli di sviluppo delle varie regioni, superando gli svantaggi delle aree meno favorite, con una particolare attenzione rivolta alle rurali zone, alle regioni interessate da transizione industriale e alle regioni svantaggiate che presentano gravi e permanenti deficit naturali o demografici, quali le più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna.

Tavola Rotonda della Commissione per lo Sviluppo regionale

A seguito di una serie di premesse, fra cui i regolamenti del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 giugno 2021 relativi al Fondo europeo di sviluppo regionale, al Fondo di coesione e al Fondo per una transizione giusta, l’analisi dello studio condotto per la Commissione per lo sviluppo regionale dal titolo “Le isole dell’Unione europea: situazione attuale e sfide future” pubblicato nel marzo 2021, oltre che in considerazione della risoluzione del 17 aprile 2020 sull’azione coordinata dell’UE per lottare contro la pandemia da COVID-19 e le sue conseguenze, il Parlamento europeo stabilisce un Patto per le isole che – come auspicato in sede di discussione – troverà piena attuazione entro il 2024.

“Nel Parlamento europeo discutiamo molto delle sfide economiche e degli svantaggi che le isole hanno – afferma Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo, a margine della tavola rotonda con i Presidenti delle regioni insulari europee – soprattutto dopo la pandemia, dal punto di vista economico, dei trasporti e dell’ambiente. Non dobbiamo mai dimenticare che le isole devono essere al centro della politica. Spesso non si fa abbastanza, ma il voto di oggi è stato adottato da una maggioranza straordinaria, in questo Parlamento non è sempre facile avere questi numeri…, con una strategia ambiziosa: realizzare un Patto per le isole, costituire un fronte comune. Questo non significa che tutte le isole siano uguali, ma che hanno delle sfide che coincidono. Io mi metterò subito al lavoro anche con le altre istituzioni per far sì che questa risoluzione diventi una legge”. Riguardo alle nuove priorità sorte a seguito delle crisi mondiali come la pandemia e il conflitto in corso in Ucraina, la Presidente precisa a Mediterranea: “Faccio appello ai singoli deputati regionali affinché ognuno di loro, all’interno della Commissione delle regioni, metta sul tavolo le priorità delle rispettive isole. Bisogna mettersi subito al lavoro se si vuole avere la possibilità concreta che l’articolo 174 del Trattato europeo trovi piena attuazione entro il 2024”.

La Presidente Roberta Metsola intervistata da Maggie S. Lorelli per Mediterranea

“Il voto di oggi è un voto storico – ribadisce Younous Omarjee, fautore della risoluzione per le isole, nell’intervista rilasciata a Mediterranea nella sede del Parlamento europeo di Strasburgo – perché era da più di quindici anni che aspettavamo di avere dall’Unione e dal Parlamento europeo il riconoscimento delle regioni insulari. La specificità insulare deve essere riconosciuta perché l’obiettivo della politica di coesione è quello di ridurre le fratture territoriali e di attenuare la molteplicità degli svantaggi che interessano queste regioni per raggiungere un livello omogeneo di sviluppo”.

L’eurodeputato Younous Omarjee intervistato da Maggie S. Lorelli per Mediterranea

“In questo senso – continua il Presidente della Commissione per lo Sviluppo regionale – la politica di coesione è assolutamente fondamentale e ha permesso un certo numero di avanzamenti, ma oggi noi dobbiamo raggiungere una tappa supplementare perché le crisi mondiali, come il Covid e la guerra in Ucraina, ma anche i cambiamenti climatici, hanno dimostrato che le isole sono più fragili delle altre regioni d’Europa. La vita nelle isole non è paragonabile a quella nei rispettivi continenti: ci sono vincoli aggiuntivi legati a problemi strutturali, a svantaggi naturali, alla ristrettezza del mercato, alla dipendenza dal trasporto marittimo e aereo. Tutte queste disparità devono essere sanate. Il nostro rapporto dimostra che abbiamo a disposizione politiche uniformi per situazioni molto particolari. Bisogna uscire dall’uniformità per sanare gli svantaggi, e per questo abbiamo lo strumento necessario, che è l’articolo 174 del Trattato dell’Unione europea, che attende la sua piena attuazione”.

La Presidente Metsola e l’eurodeputato Omarjee durante la Tavola rotonda per le isole

“Quello che occorre ora è un metodo e un percorso politico – spiega Omarjee – Il metodo è la costituzione di un fronte politico delle isole. La presenza contemporanea per il voto dei rappresentanti della Sardegna, della Sicilia, della Corsica, delle isole greche e quelle della Croazia, delle Baleari, di Malta e Cipro segna la costituzione di un Patto per le isole che sarà suggellato dal Consiglio e dal Parlamento europeo, e che permetterà alla Commissione europea di integrare nei regolamenti tutte le modifiche che abbiamo proposto e che sono assolutamente necessarie. In questo senso siamo arrivati alla conclusione di un lavoro comune ma, allo stesso tempo, siamo al punto di partenza per arrivare a nuove conquiste”.

Due nodi centrali nel cammino delle isole verso il raggiungimento di una parità di condizioni e di possibilità rispetto alle altre regioni europee sono i trasporti e la cultura. “Le isole come la Sardegna, la Sicilia, la Corsica, e non è banale dirlo – precisa Omarjee – si trovano al centro del Mediterraneo, in un crocevia di scambi commerciali e culturali. Noi dobbiamo favorire la migliore circolazione, la migliore cooperazione e gli scambi fra le isole del Mediterraneo. La Sardegna deve poter guardare alle altre rive del Mediterraneo senza impedimenti o ostacoli. È necessario da una parte garantire la continuità territoriale, dall’altra moltiplicare e rendere più agevoli i collegamenti marittimi e aerei fra le varie regioni del Mediterraneo”

“Sul piano culturale – conclude – la Sardegna, come la Sicilia, la Corsica e le altre isole europee, è dotata di una forte identità culturale, che è una cultura mediterranea, e che costituisce una ricchezza per tutta l’Europa. Ciò che spesso si ignora è che la civiltà europea è nata nel bacino del Mediterraneo. Il mar Mediterraneo è stato veicolo di civilizzazione, luogo di scambio culturale che non si è mai interrotto. Le specificità culturali presenti nel Mediterraneo costituiscono una sorta di laboratorio vivente. Ed è per questo che chiediamo che l’anno 2024 sia l’anno europeo delle isole, affinché le identità culturali e linguistiche delle isole siano tutelate e promosse”.

Soddisfazione per il voto della risoluzione Omarjee è stata espressa infine da Michele Cossa, Presidente della Commissione Speciale per il riconoscimento dell’Insularità del Consiglio regionale della Sardegna, presente a Strasburgo come rappresentante della Sardegna in qualità di relatore alla tavola rotonda sul patto per le isole insieme ai rappresentanti istituzionali dei principali territori insulari europei.

Michele Cossa, Presidente della Commissione per il riconoscimento dell’Insularità del Consiglio regionale della Sardegna

“La coincidenza temporale fra l’approvazione della risoluzione Omarjee e il procedere della riforma costituzionale, in merito alla modifica dell’articolo 119 della Costituzione concernente il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall’insularità, frutto di una grande battaglia combattuta in Sardegna – ha dichiarato a Mediterranea – è molto significativa, perché denota una maggiore attenzione da parte dei due livelli istitzionali più importanti, quello nazionale e quello europeo, verso le isole. Questo è straordinario. Manca ora l’ultimo passaggio alla Camera, che si dovrebbe realizzare nel mese di luglio. Il Presidente della Camera Fico ha assunto un impegno preciso in prima lettura, e non dubito che continuerà a mantenerlo nella seconda, perché i tempi possano essere il più possibile compressi e si arrivi presto ad ottenere quello che è un risultato storico. Storico non solo nel merito, perché riguarda le isole, ma anche nel metodo, perché si tratta della prima proposta di legge di iniziativa popolare di rango costituzionale che arriva a compimento. Lo leggeremo nei libri di Diritto costituzionale”.

Riguardo alle richieste specifiche contenute nella risoluzione Omarjee, in merito alle sfide che le isole dovranno affrontare, sono numerosi i temi su cui si chiede alla Commissione e al Parlamento europeo di focalizzare la propria attenzione, a partire dall’esigenza di azioni mirate per proteggere e ripristinare la biodiversità unica delle isole, nonché per preservare le scarse risorse naturali presenti, come il suolo e l’acqua, al fine di salvaguardare la produttività agricola, i prodotti tradizionali sostenibili e garantire i mezzi di sussistenza, contribuendo nel contempo al conseguimento dell’obiettivo del Green Deal europeo. E ancora, si invita la Commissione a considerare la necessità di migliorare il Fondo di solidarietà dell’UE per adattarlo a nuove minacce quali le catastrofi naturali o gli effetti dei cambiamenti climatici – eventi in cui le isole sono in prima linea – in particolare con l’innalzamento del livello del mare, il riscaldamento e l’acidificazione dei mari e degli oceani e il crescente impatto della desertificazione.

Si chiedono inoltre norme specifiche e un sostegno finanziario che compensino eventuali conseguenze negative sulla coesione economica, sociale e territoriale delle isole nel processo di transizione verso un’economia e una società più pulite, stabilendo un obiettivo di autonomia in materia di energia basata sulle rinnovabili da sostenere mediante le risorse finanziarie necessarie e da realizzare attraverso l’eliminazione graduale dei combustibili fossili e l’introduzione di misure volte ad aumentare il potenziale delle energie sostenibili e rinnovabili. Al fine di realizzare una transizione ambientale efficace, di conseguenza, è fondamentale rafforzare la capacità amministrativa delle istituzioni locali delle isole europee e sviluppare il loro potenziale sia come fattori chiave della competitività economica, sociale e territoriale sia come promotori di comportamenti rispettosi del clima tra i cittadini.

Riguardo al tema dello sviluppo sociale ed economico, si sottolinea l’importanza di sostenere il tessuto economico locale delle isole europee, in particolare delle microimprese e delle piccole e medie imprese, invitando gli Stati membri a utilizzare i fondi provenienti dal Fondo sociale europeo Plus (FSE+) e dal Fondo europeo di sviluppo regionale per sostenere la creazione di posti di lavoro di qualità, promuovere un migliore equilibrio tra attività professionale e vita familiare e fornire opportunità di lavoro nelle regioni a rischio di spopolamento, prestando particolare attenzione a una migliore partecipazione delle donne e dei giovani al mercato del lavoro.

Anche l’agricoltura e la pesca sono nodi centrali della risoluzione Omarjee, per i quali si invita la Commissione a valutare la necessità di un regolamento recante misure specifiche nel settore agricolo per le isole, al fine di conseguire l’autonomia alimentare e aumentare la competitività dei loro prodotti. Inoltre, poiché le regioni costiere e quelle ultraperiferiche dipendono storicamente dalla pesca, dovrebbero beneficiare di un sostegno finanziario al fine di consolidare i posti di lavoro in questo settore, e crearne di nuovi.

Ancora, poiché il settore del turismo è il principale fattore di crescita economica delle regioni insulari in termini di entrate e occupazione, si invita la Commissione a fornire un sostegno finanziario supplementare specifico per il turismo sostenibile, risolvendo il problema del turismo stagionale e sostenendo progetti pilota innovativi per promuovere soluzioni più ecologiche e digitali in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo e, allo stesso tempo, a creare un’etichetta europea del turismo sostenibile per valorizzare i punti di forza e gli sforzi delle isole e delle regioni insulari in materia.

Riguardo all’accesso ai servizi pubblici, si chiede lo sviluppo e il miglioramento delle infrastrutture dei trasporti delle isole al fine di promuovere i trasporti sostenibili e di sostenere l’adeguamento delle infrastrutture stradali, aeroportuali e portuali assicurando, nel contempo, una transizione socialmente giusta. In questo ambito, si sottolinea la necessità di garantire la continuità territoriale di tutte le isole attraverso un trasporto marittimo e aereo sostenibile, prestando particolare attenzione a evitare situazioni di monopolio, salvo in caso di carenza di servizi di trasporto regolari in una situazione di libera concorrenza che richiede il ricorso ad accordi di servizio pubblico. Sottolinea altresì l’importanza di una riduzione dei costi di trasporto per i passeggeri e le merci, anche con tariffe agevolate per i residenti e di garantire la sicurezza e l’adeguatezza dei ponti terrestri e dei collegamenti stradali.

Un’altra priorità per le isole è la digitalizzazione e una connettività digitale efficiente, in particolare per contribuire a superare gli svantaggi geografici cui devono far fronte e per migliorare l’offerta di tecnologie e infrastrutture digitali, servizi di istruzione e formazione, nonché sanità elettronica, compresa la telemedicina e la telepsichiatria, e altri servizi pubblici essenziali per i cittadini e le PMI, che hanno ricadute positive sulle strategie e le operazioni commerciali.

Imprescindibile il tema delle migrazioni, osservando che alcune isole fanno fronte all’arrivo di un gran numero di migranti che talvolta superano di gran lunga la popolazione locale, e che non sono in grado di fornire i mezzi necessari per l’alloggio e l’assistenza; si chiede pertanto che il piano d’azione europeo per le isole riconosca la suddetta realtà in materia di asilo e migrazione, che richiede soluzioni coordinate a livello europeo che rispettino il benessere e la dignità dell’individuo.

La risoluzione chiede ancora alla Commissione e al Parlamento dell’Unione europea la creazione di una sottocategoria “isole” per quanto riguarda l’applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato regionali per il periodo 2021-2027 e la soppressione dei massimali “de minimis” per le isole e le regioni ultraperiferiche europee, in quanto ne limiterebbero la competitività. Sollecita inoltre la creazione di una dotazione supplementare destinata ad aiutare le isole europee ad affrontare le loro sfide e disparità specifiche e a coprire i costi aggiuntivi dell’insularità nel quadro della futura politica di coesione, suggerendo di ampliare il punto di contatto insulare istituendo una task force in seno alla direzione generale della politica regionale e urbana della Commissione. Invita infine la Commissione a prendere in considerazione l’assegnazione del bilancio sulla base del PIL pro capite al fine di colmare tutte le disparità tra le isole.

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