Arriva a Torino, dal 25 al 29 settembre 2019, la seconda edizione del Festival delle Migrazioni, presso gli spazi dell’ex cimitero di San Pietro in Vincoli, Teatro Cottolengo, Scuola Holden e Polo del ‘900.
Cinque giorni di appuntamenti, che si snodano tra i quartieri di Porta Palazzo e Borgo Dora, per parlare di futuro e società, a partire dal più scottante e attuale tema che interessi oggi l’Occidente, le migrazioni, mettendo in atto una narrazione diversa e che vada al di là degli stereotipi. Attraverso l’arte e il teatro, oltre che incontri, dibattiti e momenti conviviali, si alternano nel corso del festival ospiti d’eccezione che a vario titolo in questi anni hanno elaborato a livello narrativo i processi e le storie che stanno cambiando il nostro mondo in rapporto alla migrazione.
Cosa è cambiato in questo ultimo anno in Italia a livello sociopolitico e quali sono le prospettive future possibili? Quale politica migratoria si è andata affermando in Europa? Qual è la dimensione economica delle migrazioni? Cosa sta accadendo al di là del Mediterraneo, nella complessa e poco conosciuta Libia? E perché c’è scetticismo nei confronti delle ONG?
A queste e ad altre domande risponderanno i protagonisti del festival, tra cui l’attore e regista Ascanio Celestini, la già europarlamentare Elly Schlein, il giornalista Domenico Quirico, lo storico e sociologo Marco Revelli, la scrittrice di origini somale Igiaba Scego e molti altri ancora.
Con l’analisi di quanto accaduto nell’ultimo anno, come filo conduttore, all’interno del programma viene dedicato ampio spazio alla migrazione al femminile: dalle difficoltà e gli ostacoli che le donne migranti si trovano ad affrontare, al coraggio e alla forza delle stesse protagoniste; con un’ulteriore attenzione dedicata alle tematiche LGBT. Si parlerà inoltre del legame tra informazione, uso corretto delle parole e diffusione dell’odio, di incontro interreligioso tra le diverse comunità spirituali, della situazione libica, della dimensione economica della migrazione e alla politica dei muri e i business correlati.
Tra le novità, uno spazio dedicato al cinema, motivo per cui è stato aggiunto un giorno al festival rispetto alla passata edizione: mercoledì 25 settembre, spazio alla settima musa con tre proiezioni gratuite, accompagnate da dibattito, in collaborazione con il Polo del ‘900, Crocevia di sguardi, Psicologia Film Festival, Torino Pride e Lovers Film Festival.
Il teatro si conferma come linguaggio prediletto per raccontare il mondo e i suoi cambiamenti. Tra gli spettacoli più attesi, L’estranea di casa (Compagnia Bottega degli Apocrifi), con la storia di un’insegnante che abbandona la Romania e i suoi figli per fare la badante in Italia, I capricci del destino (Cantieri Meticci), ispirato al capolavoro di Karen Blixen Il pranzo di Babette, Illegal helpers di Maxi Obexer, in cui il confine insondabile tra indifferenza e azione viene continuamente provocato e messo in discussione. E ancora il racconto, a cura del Teatro di Emergency, Stupidorisiko, ironico e amaro, in cui, partendo dalla Prima Guerra Mondiale si arriva fino alle guerre dei giorni nostri e Prima fu la volta dei migranti. Inchiesta sull’Europa dei muri (Almateatro), una lezione in forma teatrale che vuole rendere memoria dei fatti che in vent’anni di Storia hanno permesso l’affermarsi dell’attuale contesto nell’Unione Europea. Questi due ultimi spettacoli, in programma nelle mattinate di giovedì 26 e venerdì 27, hanno già riscontrato l’interesse delle Scuole Superiori e Universitarie della Città di Torino, con quasi 600 tra studenti e insegnanti già prenotati.
Dopo il successo della passata edizione, è confermata sabato sera la Cena delle cittadinanze, una lunga tavolata imbandita nel cortile di San Pietro in Vincoli all’insegna della convivialità: tutta la città è invitata a partecipare portando del cibo da condividere e allo stesso tempo a gustare le specialità delle cucine del mondo. Un’occasione per cittadini, istituzioni, operatori e associazioni di ritrovarsi insieme come in una grande festa, animata anche dalla musica dell’Orchestra di Porta Palazzo.
Il Festival delle Migrazioni si propone come luogo di analisi del presente, ma soprattutto di dibattito sul futuro: considerando che oggi le migrazioni sono un dato strutturale del mondo globale e come tale vanno affrontate, sorge sempre più urgente la necessità di elaborare nuove strategie sociali, economiche, culturali e artistiche.
Il Festival delle Migrazioni è ideato dalle Compagnie torinesi A.C.T.I. Teatri Indipendenti, AlmaTeatro e Tedacà, con il sostegno di Compagnia di San Paolo, la collaborazione di Fondazione Piemonte dal Vivo e con il patrocinio della Città di Torino, Città Metropolitana, Circoscrizione 7, Biennale Democrazia, Ordine Assistenti Sociali.
Collaborano con il Festival delle Migrazioni Fondazione per la cultura Torino, Coldiretti, Scuola Cottolengo, Polo del ‘900, Scuola Holden, Emergency, CGIL, Medici Senza Frontiere, Torino Spiritualità, Torino Pride, Quore, Lovers Film Festival, Banca Etica, Associazione Stampa Subalpina, La Riforma, Articolo 21, Arci Torino, LabPerm, Il Mutamento Zona Castalia e molte altre associazioni che si occupano di migrazione sul territorio.
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Il Festival delle Migrazioni èun invito collettivo a incontrarsi per riflettere sulle resistenze culturali, sulla convivenza, sul concetto di comunità e accoglienza, che vede in dialogo la popolazione italiana autoctona, le persone di diverse provenienze che da anni sono residenti qui e sono diventate cittadine italiane, le seconde e terze generazioni, chi da poco è arrivato nella nostra città e vive nei centri di seconda accoglienza, i migranti, tutti da considerarsi come soggetti attivi del nostro territorio e non solo soggetti da studiare o raccontare.
Il Festival delle Migrazioni è un dialogo contro la paura e il concetto di invasione, un’occasione per combattere l’idea che il fenomeno migratorio sia comparso improvvisamente in tempi recenti. Allo stesso tempo, raccontare le storie dei protagonisti di tali migrazioni e ascoltare la loro voce artistica, culturale e politica è un modo per evitare facili semplificazioni e strumentalizzazioni.
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