La gioventù, o adolescenza, da qualche decennio, passa certamente per quella che una volta era considerata una ‘terra di mezzo’ (quasi a parafrasare la ‘terre de milieu’ di tolkeniana memoria, o, meglio ancora, quella indicata nella saga di romanza di C.S. Lewis “Le cronache di Narnia”, ossia un luogo dove non esiste una data relazione con il mondo nel quale viviamo, mentre in Tolkien sembra più che altro essere un posto dove la temporalizzazione sia differente da quella esprimibile in una possibile Contemporaneità), e che poi si è potuta (dovuta?) meglio definire, sancendo attraverso il suo etimo e la sua semantica, un’uscita dall’alveo dell’infanzia, rinvenibile a cavallo tra i 12 ed i 18 anni, ma, nell’attualità, divenuta molto più ‘lunga’ come arco di tempo, e molto più ‘incistata’ come status psico-affettivo, tanto da diventare un ‘modus vivendi’ prolungato che sfora anche in quella che una volta era considerata l’età adulta.
Tale età si pone come una possibile ‘mutazione’, nel senso possibile di un ‘cambio di muta’ evolutivo, una seconda ‘pelle’ che non sempre riesce a diventare quella futuribile, tanto da subire varie ‘sollecitazioni’ e/o ‘sovvertimenti’, spesso anche portati con una certa ‘violenza’ corporea autoriferita (un esempio potrebbero essere tatuaggi e piercing, dei quali parleremo più avanti) o anche psichica (l’uso di sostanze stupefacenti, che tenderebbero ad incidere non poco sul portato psichico di un adolescente). E, a differenza dal passaggio embrionale/fetale allo stato di vita, del quale non si ricorderà, probabilmente, nulla, tale periodo di esistenza porta, spesso, una ‘germinazione’ psicofisica che si protrae nella età successiva, tendendo a strutturare la personalità in un dato modo, tale, talvolta, da non poter essere facilmente modificata all’uopo di problematiche nascenti nel corso della vita.
Quindi, le fragilità sicure di un’infanzia dovute alla crescita e ad una data maturazione, tenderebbero a ‘riconvertirsi’ in questa temporalità, costituendo base per determinate ‘questioni’ da risolvere, non sempre in maniera esauriente.
E si tratterebbe anche di elaborare un certo ‘lutto’, dovuto al passaggio da un periodo (l’infanzia) nel quale si era molto protetti, guidati, coccolati, messi sempre al riparo dalle ‘intemperie’ della vita, ad un periodo dove si pretende, spesso, il ‘fai-da-te’, un più marcato impegno (nello studio, nello sport, nelle attività complementari), che non sempre riesce ad essere ben sopportato dal soggetto adolescente, che, anzi, sotto una certa pressione degli ‘agenti’ affettivi/educativi (genitori, insegnanti, allenatori), può tendere a ‘rompere’ con tali istanze, procurandosi ‘vie’ alternative tese alla ricerca di un godimento più marcato, più ‘isolante’, e, dal suo punto di vista, maggiormente soddisfacente. Inoltre, c’è, talvolta, la crescente rabbia verso i propri genitori, ‘rei’ di non comprendere al volo le tematiche che vengono riportate in famiglia, riguardo le nuove esperienze fattibili, ‘incrociabili’ con quelle dei propri coetanei, rabbia che si manifesterebbe o in ‘negativismo’ (un ‘NO!’ pressoché continuativo ed oppositivo, in risposta a qualche ‘no’ arrischiato dai genitori rispetto a richieste spesso improbabili da soddisfare), o in un ‘attivismo’ energico condiviso in gruppo, riguardo a temi quali la politica, l’ecologia, la pace, etc., che, spesso, si tramuterebbe in un vero ‘sintomo’ qualora non si riesca a definir(si)e in un vero impegno occupazionale, e assorbente un dato tempo da dedicarvici, sottratto spesso allo studio, che così facendo resta sullo sfondo della propria esistenza, con risultati che, spesso, rimangono indelebili anche sulla vita futura, in rapporto a possibilità di realizzazione lavorativa, e, finanche, affettiva.
Volendo maggiormente concentrare la propria ‘lente d’ingrandimento’ su una della situazioni che si affrontano in questa età, con svariate ‘soluzioni’ non sempre soddisfacenti, ci si vuole soffermare sul discorso della sessualità tra adolescenti, sul loro rapporto con il desiderio (che potrebbe poi divenire il ‘sintomo’ della vicina età adulta), e sul tema della ‘mascherata’ (ossia, quella tendenza a s-velarsi, più tipicamente insita nel femminile, ma, nella Contemporaneità, oggetto anche della attenzioni del maschile, tramite ‘travestimenti’ del proprio corpo, tendenti a voler accedere direttamente alla fase adulta, o, meglio, al fare seduttivo di un soggetto più avanti con gli anni).
Sul tema della sessualità tra giovani, molto si è scritto e si continuerà a scrivere, maggiormente che nelle epoche passate, e, spesso, in modalità quasi ‘voyeuristica’, in quanto troppo concentrati a voler sapere come si muoverebbero gli adolescenti tra di loro nella personale intimità, mentre una certa forma di rispetto verso di essi andrebbe comunque mantenuta, soprattutto per permettere di potersi meglio definire in quanto a personalità, seppur contando su una ‘base sicura’ che non potrebbe che essere quella della coppia genitoriale (sulla quale si fonda, senza dubbio, la possibilità di attraversamento ‘risolto’ dell’Edipo, ossia, di quella ‘fase’ indicata a più riprese nell’opera di Sigmund Freud, relativa al desiderio inconscio infantile di amore sessuale del figlio/a verso la madre, al quale solo la ‘legge’ paterna, il cosiddetto ‘Nome-del-Padre’ può far da ‘barriera’, se opportunamente veicolato, però, da ciò che J. Lacan indicherebbe come il ‘Desiderio-della-madre’, in quanto consapevole di voler far sì che tale ‘legge’ sia disponibile ed accessibile per i propri figli, senza ‘differenze’ esistenziali). Tale attraversamento dell’Edipo, nella sua ‘inattuazione’, sarebbe abbastanza rinvenibile in molti dei sintomi nevrotici dell’età adulta, laddove la possibile conferma della propria identità sessuale sarebbe più fragile, portando così a presenti/future ‘rivendicazioni’, che troverebbero uno ‘sfogo’ nello sviluppo di una varia sintomatologia nevrotica.
Nella fase dell’adolescenza, dove tale ‘fase’ dovrebbe già in parte essere stata superata, prende importanza il tema del ‘rispecchiamento’, ossia di un dato confronto con persone coetanee, relativamente al proprio ‘status’ corporeo riguardo ad una possibile minore o maggiore piacevolezza dell’aspetto. Spesso, ci si può sentire un po’ troppo altri o bassi, goffi nei movimenti, ‘avviluppati’ da una corporeità che non sembra soddisfare, mentre ai propri occhi altre ‘corporeità sembrano sviluppate meglio, più seducenti, e quindi, maggiormente considerate dai propri coetanei.
Il proprio corpo si presta ad essere ‘mutabile’, in quanto, talvolta, già considerabile come ‘alieno’, come imprevedibile nelle sue singole differenze, e passibile di auto ed etero-critica.
La sessualità susseguente, quindi, può diventare o una questione ‘tabù’, in quanto si installa un ‘segreto’ che non è facile confessare soprattutto in famiglia, e si tiene per sé, o un ‘ponte’ da gettare verso il proprio coetaneo, o, meglio, un conoscente più adulto, che si spera sia più ‘informato’, in quanto già passibile di esperienza/e pregressa/e, e quindi tendente a diventare una ‘scuola guida’ per non commettere ‘errori’ nella propria ‘entrata’ verso l’accesso ad una maggiormente definita sessualità. I ‘discorsi’ sulla sessualità, quindi, tenderebbero a prendere il sopravvento, in questa età, sul resto degli altri possibili, sia tra soggetti dello stesso genere sessuale, che tra quelli di genere diverso, seppur con modalità differenti, in quanto vige, comunque, una sorta di ‘prologo’ di una (possibile) futura ‘guerra tra sessi’. Se l’istanza familiare ha saputo funzionare al meglio, sia ragazzi che ragazze, pur con tutti i distinguo, dovrebbero addivenire alle proprie prime esperienze sessuali in maniera soddisfacente e non ‘colpevolizzante’, ma non sempre ciò accade così linearmente. Una differenza nell’approccio sessuale tra i sessi è che, mentre le ragazzine si pongono il problema di piacere (e, sovente, di non dispiacere) ai ragazzini, quest’ultimi, ‘forti’ anche di una ‘costruzione’ identitaria sessuale più lenta, tenderebbero soprattutto a cercare di fare una ‘esperienza’, preoccupandosi poco delle possibili conseguenze psico-affettive, sia personali che del partner scelto (si usa volutamente l’accezione di ‘partner’ non connotato nel genere, per mettere in evidenza anche la possibile esperienzialità di un rapporto sessuale con soggetti del proprio sesso, che di per sé non sarebbe una ‘genesi’ di una omosessualità futura, ma solo di un passaggio epocale della propria ricerca di identità sessuale), in quanto ‘votati’ prevalentemente al soddisfacimento fisiologico delle pulsioni sessuali, anche se l’idea, per soggetti maschili, di doversi ‘presentare’ con vigore a quelli femminili, spesso comporta una serie di ripensamenti e/o difficoltà che non andrebbero sottovalutati.
Altra ‘differenza’ tra adolescenti di diverso genere (‘eredità’ dell’Edipo) sarebbe quella del comprendere, tra le ragazze, che esse hanno capacità generative più eminenti, e quindi, tenderebbero a porsi maggiormente la questione di una possibile maternità post-rapporto sessuale, cosa che i ragazzi tenderebbero a sottovalutare, quasi che il ‘problema’ non li sfiorasse poi molto. Questa questione ha certamente a che fare anche con il vissuto corporeo femminile, e con il desiderio, eventuale, della procreazione, ma tenderebbe a restare sullo ‘sfondo’ di una relazione adolescenziale, in quanto i ragazzi non hanno, a quell’età, pari sensibilità sull’argomento, badando pressoché continuativamente a cercare possibili soddisfazioni ad un loro personale ‘appetito’ sessuale (ed il tema relativo, simbolicamente, ad un ‘appetito’ sessuale, nelle donne, soprattutto nell’età adolescenziale, sarebbe anche alla base del ‘rifiuto’ di cibo/alimentazione, rinvenibile, per esempio, nei soggetti femminili anoressici). Tutto ciò ha anche una ‘ricaduta’ sul modo di desiderare tra ragazze e ragazzi, su come verrebbe concepito una possibile relazione sentimentale, in quanto incontro con l’altro, con un diverso soggetto umano. Il ‘discorso amoroso’, il suo ‘linguaggio’ sarebbe molto differente tra i sessi, laddove nelle ragazze sarebbe maggiormente osservabile un desiderio di scambio corporeo fatto di carezze, di baci, di tenerezza avvolgente, sia nelle fasi intermedie di una relazione amorosa che durante l’amplesso sessuale, che si concretizzerebbe anche con una maggiore disponibilità, con un maggior ‘peso’ da dare a quella esperienza, sentendosi coinvolta con tutto il proprio essere, mentre nel ragazzo tutto ciò verrebbe vissuto con maggior distacco, votato più ad una modalità di ‘presa’ del piacere, che vorrebbe arrivare al culmine orgasmico, e poi cessare, evitando quelle che da molti adolescenti maschi vengono considerate come ‘inutili smancerie’.
E tale pensiero sarebbe ancor di più confermato dal diverso rapporto che ragazzi e ragazze avrebbero con l’autoerotismo, che dai primi verrebbe considerato quasi come una necessità, una ‘esigenza’, una dimostrazione del fatto che si è virili sempre e comunque (tanto che tale ‘prassi’ verrebbe espletata anche in gruppo, proprio per considerarsi, agli occhi degli altri come soggetti attivi e ‘funzionanti’), mentre nelle ragazze sembrerebbe essere più vissuto come un momento di intimità solitaria, un ‘passaggio’ tra fasi epocalmente differenti di innamoramento, non sempre un’esperienza da condividere con le amiche o della quale portare la ‘voce’ del proprio ‘agito’. Ma, come spesso capita attraversando differenti ‘orizzonti’ epocali, talune cose si modificano, per cui è possibile osservare, nella Contemporaneità, anche un cambiamento sostanziale di taluni comportamenti fin qui descritti.
Infatti, grazie ad un cambiamento nelle dinamiche uomo-donna, avvenuto negli ultimi 40 anni, dovuto alle lotte intraprese da donne/femministe che hanno teso a ribadire l’importanza del sesso femminile nelle varie ‘strutture’ della vita sociale, storica e personale della storia umana, si può osservare come anche nell’adolescenza attuale ci siano differenti ‘approcci’ nei sessi, relativamente ad una maggiore intraprendenza delle ragazze nei confronti dei ragazzi, quasi una sorta di ‘decostruzione’ dell’attivismo virile dei loro padri, che sembrerebbe essere stato un po’ ‘assimilato’ da queste, ed al quale ha fatto da contraltare, nei ragazzi, una migliore considerazione delle loro coetanee, verso le quali il desiderio di sentimento, di condivisione più intima di momenti di una relazione sembrerebbe aumentato. Ma, il ‘rovescio della medaglia’ sembrerebbe anche essere stato un aumento della aggressività femminile, dell’importanza del ‘mascheramento’ che si da’ nella duplice forma sia della ricerca di una corporeità esaltata (trucco, vestiario, atteggiamento di iper-seduttività) che di quella del linguaggio ‘travestito’ (che si è fatto più ‘virile’, con meno fronzoli e/o orpelli di abbellimento formale), tanto che nella dimensione della gruppalità, molte ragazze, nella fase adolescenziale, tendono ad avere il sopravvento sui pari età maschili. E ciò che avevamo accennato all’inizio, riguardo ai tatuaggi e piercing, diventa una delle modalità per poter meglio accentuare questo ‘sovvertimento’ di genere, in quanto ragazze e ragazzi ‘condividono’ molto queste ‘modifiche’ corporee, che hanno anche di base un linguaggio intrinseco, nel senso di un’espressione di identità, di Immaginario condiviso, di ‘presa’ forzata sul proprio reale, che, in tempi più remoti, era una ‘costruzione’ più tipicamente maschile. Ed anche l’approccio seduttivo si è modificato, in quanto le ragazze nell’Attuale si pongono meno problemi rispetto al passato, se desiderano farsi notare agli occhi di un coetaneo maschio, poiché tenderebbero a ‘manifestarsi’ con quella ‘sfrontatezza’ che era tipica di un certo universo maschile del passato, che vedeva la donna solo come un ‘oggetto’ del quale entrare in possesso, come una ‘preda’ da conquistare e da annoverare nel proprio personale ‘palmares’ di conquiste, indipendentemente dal grado di affettività e/o sentimenti che tale ‘preda’ portasse in ‘dote’ verso un uomo ‘collezionista’ di ‘trofei’.
Questa ‘mutazione’ epocale ha fatto sì che anche la sessualità si discostasse da quelle che, precedentemente, si consideravano come ‘invarianti’ implicite in un discorso evolutivo femminile (quali, appunto, la maternità, il desiderio di generare un figlio), ed ora tali esperienze si tenderebbero a vivere con maggior intensità pulsionale, con minori sensi di colpa, talché spesso le adolescenti non disdegnano di mostrarsi in pose ed atteggiamenti alquanto ‘osceni’ (‘ob-sceni’, ossia ‘fuori dalla scena’, non semplicemente non conformi alla società), visti come un portato di possibile libertà e indipendenza, mentre, in realtà, ciò sembrerebbe essere un’ulteriore ‘manipolazione’ dell’imperativo categorico dell’attuale società, ossia quello di ‘Godere!’, senza portare se stessi verso una maggiore riflessione sulla propria esistenza (infatti, è sempre più rinvenibile, grazie al maggior sviluppo ed alla maggiore diffusione, tra i ragazzi, di nuove tecnologie, osservare come entrambi, maschi e femmine, amino farsi riprendere mentre compiono vari ‘gesti’, quali l’usare violenza su un coetaneo, simulare e/o compiere atti sessuali durante gli orari scolastici nelle classi e/o nei bagni, rivaleggiare in corse folli con auto e moto in strade cittadine nelle ore notturne, commettere furti in strutture pubbliche e/o private, utilizzare stupefacenti e/o alcool e mostrarsi ‘sballati); insomma, far sì che quell’imperativo a godere, beatamente, non solo sia messo in atto, ma, sia possibile ‘condividerlo’ con altri coetanei, magari mettendolo in Rete, e commentandolo come se fosse un ‘marchio’ della propria esperienza identitaria con altri soggetti sparsi nel mondo.
Per concludere, dopo questo breve excursus sul mondo giovanile, senza nessuna passibilità di una retorica dell’età adulta, che vorrebbe ‘incapsulare’ tali soggetti nei propri modelli già consolidati, sarebbe piuttosto necessario confrontarsi nel quotidiano con soggetti maschili e femminili in tale arco di età, per cercare di comprendere ed ‘affiancare’, ove ciò sia possibile e suggeribile, tali soggetti nel cammino della loro esistenza, in maniera da poter maggiormente ‘decodificare’ stili, gusti, desideri, di un’età che sembrerebbe essere diventata molto più che quella ‘terra di mezzo’ rappresentata all’inizio di questo testo, quanto una vera e propria ‘dimensione’ dell’attuabile progetto del divenire, eticamente e consapevolmente, un essere umano adulto.