Fragmenti, Vinka
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Di Raffaella Venturi

Vinka Delgado Segurado, “Fragmenti”,15 ottobre 2024, Cineteatro Cavallera Carloforte, unica serata, per la rassegna di Tersicorea “Rizomi”.

Quasi alla fine dello spettacolo, All by myself di Céline Dion svela chi è l’assassina. E chi è la salvatrice di se stessa. E chi è quella creatura che con calma si agita per tre quarti d’ora davanti ai nostri occhi attoniti, di bambini – di un tempo – al circo; di adulti di fronte alle convulsioni di un’individualità in frantumi, in crisi, non solo climatica.

Martedì 15 ottobre, al cineteatro Cavallera di Carloforte, il palcoscenico era anche un limitare di posti per un pubblico contato che, tuttavia, era più del previsto ed è finito pure nelle logge. E tutti, per un momento, hanno creduto che esistesse un’attrice con quattro gambe, con un ventre prominente ma troppo, per essere solo incinta. E con una parrucca a caschetto, con frangia e due meches bionde laterali. Che, invece, era l’unico dettaglio vero.

È sua, quella folta testa di capelli scuri, è di Vinka Delgado Segurado, un’artista che la vedi una volta e ti lega per sempre a lei​. Perché non è soltanto lei: è anche te, è anche la distopica anima del mondo che ti sovrasta, il collasso che sostieni ogni mattina, mentre ti lavi i denti e ascolti un Tgr. È lei che si porta addosso tutta quella roba lì, oggettuale ed esistenziale.
E con quel malloppo ricchissimo e poverissimo, tecnologico ed artigianale, va in giro con un furgone che è la sua casa, il suo teatro, il suo laboratorio di maschere, marionette e pezzi anatomici, il suo scrigno di cassetti e segreti, il suo giaciglio: un sogno di vita, o una vita che in molti sognano.

E “nessuno, nessuno, neanche il destino li può separare” (come non si può separare Mina dalle sue canzoni). Quello che accade in “Fragmenti”, passato al Cavallera in unica serata, per la rassegna di Tersicorea “Rizomi” (titolo perfetto per un programma di residenze di artisti nel territorio), con la direzione artistica di Simonetta Pusceddu (bando minesteriale con contributi di Regione Sardegna, Comune di Carloforte e collaborazione dei Botti du Shcoggiu), quella “restituzione al pubblico”, con accesso dalla porta artisti del teatro, faceva bene, ma bene davvero, per un viaggio – con o senza ritorno – nel nostro inconscio. Individuale e collettivo.

Vinka, che ha frequentato Roberto Magro della compagnia Rital Brocante, artista, drammaturgo, insegnante e regista di circo, sta lavorando su quella materia lavica, e lo fa col suo proprio corpo, da atleta e contorsionista, e con altri corpi vivi (in scena con lei anche Lupa Maimone, Diego Hernando e Riccardo Serra); ma anche con corpi che si staccano da lei ma che sono sempre lei, in un’ossessiva ironica ricerca di qualcosa che nemmeno lei sa: questo è importante, anche, del suo lavoro.

Non viene ad offrirci strade di nuova conoscenza da percorrere, ma, usando anche un’incomprensibile affabulazione sottovoce, ci dice che anche lei non ci capisce niente, di questo strano percorso accidentato che è la vita. Però, certamente, è una ricerca che scuote, un linguaggio che spiazza: c’è il circo, c’è il grande teatro di Castellucci, c’è la videoarte, con l’incursione finale della proiezione sul muro di una diretta che poi sconfina in un’autorimessa da film di Tarantino.

Ci sono pistole, c’è anche sangue: perché non possiamo convivere con troppi alter ego. Solo con alcuni. Quelli ancora capaci di sorreggerci, di accoglierci con pietose mani, di rimettere insieme i nostri frammenti, di buttare le maschere e dirci chi siamo veramente.

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