Una passeggiata notturna tra i vicoli di un piccolo centro storico per ristorarsi dal calore di una giornata estiva è un’ottima alternativa ai balli di gruppo nei centri vacanze o ad una serata in discoteca.
Per chi subisce il fascino dei piccoli borghi, dei cosiddetti paesi – presepe, ricchezza d’Italia, la nuova frontiera del turismo sostenibile si chiama “albergo diffuso”.
Si tratta di un nuovo modo di intendere il settore turistico finalizzato a riscoprire la bellezza e il valore degli antichi borghi attraverso il recupero degli stabili inutilizzati e il loro riadattamento come strutture ricettive. Un modo di fare vacanza del tutto originale che si affianca alle offerte turistiche tradizionali e si rivolge ai visitatori più attenti che intendano scoprire, accanto ai tipici luoghi di villeggiatura, le tradizioni, l’arte, la cucina, in una parola la vita quotidiana di piccoli paesi fuori dai consueti itinerari turistici.
Oltre ad intercettare un turismo più colto e consapevole, l’albergo diffuso non soffre della stagionalità tipica del turismo balneare e contribuisce alla riscoperta di feste, sagre e tante altre ricorrenze distribuite lungo tutto il calendario. Un ulteriore importantissimo aspetto di questo nuovo modo di intendere le vacanze è l’opportunità di rianimare vecchi borghi ormai quasi disabitati.
L’albergo diffuso è dunque un’occasione imperdibile per la Sardegna, regione caratterizzata da una forte polarizzazione verso i due capoluoghi principali che i paesi dell’interno pagano con lo spopolamento.
Non a caso l’isola è una delle regioni più all’avanguardia da questo punto di vista e in assoluto la prima ad aver legiferato in merito con legge regionale n.27 del 1998 in cui, all’articolo 25, si fornisce una definizione di albergo diffuso: “Possono assumere la denominazione di “albergo diffuso” gli alberghi caratterizzati dalla centralizzazione in un unico stabile dell’ufficio ricevimento, delle sale di uso comune e dell’eventuale ristorante ed annessa cucina e dalla dislocazione delle unità abitative in uno o più stabili separati, purché ubicati nel centro storico del Comune e distanti non oltre 200 metri dall’edificio nel quale sono ubicati i servizi principali”.
Al di là della definizione normativa, il concetto di albergo diffuso si arricchisce di aspetti difficilmente traducibili in legge come ad esempio il coinvolgimento del visitatore nella vita quotidiana del paese e l’esperienza di un’ospitalità antica offerta dagli abitanti dei borghi e non da professionisti dell’industria vacanze.
Dalla stesura della legge regionale le iniziative si sono moltiplicate e tra le più importanti segnaliamo l’esperienza di Bosa con la Corte Fiorita, progetto di recupero di due stabili del centro storico nella suggestiva cornice del lungo Temo. Nel Montiferro è deliziosa l’Antica Dimora del Gruccione, casa appartenente ai bisnonni dell’attuale proprietaria nel centro storico di Santu Lussurgiu.
Ma probabilmente l’iniziativa di albergo diffuso più ambiziosa in Sardegna è quella del comune di Villanova Monteleone che aspira a diventare, grazie al progetto pilota della Regione per il riuso e la riqualificazione dei centri storici, il primo paese albergo d’Italia.