Roma, Tunisi (Italia, Tunisia)
Il viaggio in nave inizia molto prima che l’ancora venga levata: si pregusta il fascino delle ore di relax a bordo, fra giornate sotto il sole ai bordi della piscina, tramonti mozzafiato in mare aperto, passeggiate notturne immersi nel mezzo del nulla. E finalmente la magia del distacco dalla banchina, con la riva che si allontana da una parte e il mare che si apre dall’altra e l’emozione di lasciare un “porto sicuro” e noto per avventurarsi in qualcosa di nuovo.
Ancora più affascinante se quel mare è il nostro Mediterraneo, da sempre teatro di scambi e viaggi di popoli, luogo di incontro di culture, lingue, tradizioni, merci che non sono semplici beni di consumo ma aprono piuttosto una finestra sull’anima vera di un popolo, che di quelle merci vive. Attraversare il Mediterraneo oggi, immaginando di ripercorrere quelle rotte, è un’esperienza che molti hanno abbandonato da tempo o che qualcuno non ha mai fatto, troppo presi dall’immediatezza degli spostamenti aerei. Forse invece ogni tanto bisognerebbe tornare a quella lentezza tipicamente mediterranea, che più che un semplice oziare o perdere tempo è piuttosto un modo per riappropiarsene, lasciandosi alle spalle la vita di tutti i giorni e riscoprendo il piacere della compagnia delle persone care o anche solo di sè stessi.
Le grandi navi che oggi solcano il Mare Nostrum offrono una valida alternativa agli spostamenti via terra, coprendo quella rete delle cosiddette “autostrade del mare” che unisce i Paesi del bacino del Mediterraneo, incentivando uno sviluppo sostenibile che limiti le emissioni inquinanti su strada e rispetti l’immenso patrimonio naturale dei Paesi costieri, riducendo inoltre la congestione stradale e anche le probabilità di incidenti. La configurazione geografica del nostro Paese si presta particolarmente a questo tipo di trasporto, vista la grande quantità di costa e, in certi casi, la scarsità di autostrade adeguate. Per questo le politiche degli ultimi anni hanno cercato di incentivare la soluzione offerta dal mare, anche con bonus che riducono notevolmente (e, in alcuni casi, dimezzano) i costi per gli autotrasportatori. Dirottare il traffico dei trasporti pesanti sulle navi presenta dunque vantaggi in termini di risparmio economico, di difesa dell’ambiente e di maggiore sicurezza sulle strade italiane.
Per quanto riguarda poi il trasporto di passeggeri, il viaggio per mare rappresenta un momento di socializzazione e di scambio fra popoli di Paesi diversi per tradizioni, lingue e culture, che condividono però stili di vita, modi di pensare, tradizioni familiari e sociali molto simili, tipici di quello che potrebbe definirsi uno “spirito mediterraneo”, una sorta di retaggio comune con radici lontanissime, e forse proprio per questo particolarmente robuste. Per alcuni si tratta di un fatto scontato o poco rilevante; altri, pur riconoscendone l’interesse storico, non riescono a percepirne la rilevanza nel presente. Per molti però esso costituisce un elemento di importanza cruciale nel suo accomunare popoli che troppo spesso mettono l’accento sulle differenze che li separano, piuttosto che sfruttare tale patrimonio comune. Chi di questo spirito si nutre, e intende rafforzarlo e coltivarlo, crede che esso trovi origine nel mare stesso, quale elemento fisico che per secoli ha rappresentato il ponte di collegamento fra i popoli costieri, contribuendo a creare un melting pot estremamente ricco. Ecco perché condividere lo spazio di una nave per diverse ore può essere interessante anche per avere un primo contatto con un’altra cultura, magari facendo una chiacchierata con chi, pur vivendo in Italia da anni, torna nel Paese d’origine per le vacanze, facendosi consigliare i posti più interessanti da vedere, i ristoranti caratteristici, gli aspetti più particolari che solo la gente del posto conosce, magari fuori dagli itinerari turistici.
Il viaggio in nave si rivela dunque un’esperienza unica per coltivare questo spirito, facendoci assaporare ogni momento dell’attesa che ci separa dal raggiungere e scoprire Paesi nuovi ed affascinanti che condividono la stessa grande “anima mediterranea”.
Il viaggio è già di per sè una vacanza, da godere su navi moderne e accoglienti dotate di tutti i comfort di un grande albergo. Bisogna affidarsi al mare, lasciando che le ore trascorrano in attesa dell’arrivo, quando il profilo della terraferma si farà sempre più nitido. Quelle ore di attesa sono una pausa dalla frenesia del quotidiano, durante la quale possiamo riappropriarci dei nostri tempi per perderci nella contemplazione del blu del mare, assaporare i cibi, gustare una tazza di tè, chiacchierare senza fretta, pregustando l’idea dell’incontro con una nuova cultura e magari iniziando a scoprirla attraverso le pagine di una guida, ritrovando così anche il gusto della lettura. Nulla può sostituire il piacere di tenere in mano un libro, sfogliarlo, sentire le pagine già lette che si accumulano una sull’altra e vedere quelle ancora piene di sorprese davanti a noi, con il sole e la brezza marina a fare da sottofondo, finalmente lontani da cellulari e pc. Sulla nave lo squillo delle suonerie più improponibili è sostituito dal frangersi delle onde e dal fischio del vento, che svuota la mente da qualsiasi pensiero riempiendola solo di cielo, aria e mare.
L’attesa di una nuova terra da scoprire si alimenta di aspettative e curiosità mano mano che la costa si avvicina e il Paese inizia a definirsi rivelando anche la propria anima. Ogni profilo, infatti, ha caratteristiche proprie e così le tipiche case bianche che spiccano sulla costa tunisina, prima solo piccoli punti indefiniti, prendono forma, lasciandoci liberi di immaginare come sarà passeggiare per quelle stradine dove il tempo diventa un elemento assolutamente irrilevante.
Dopo la rivoluzione, di cui i tunisini parlano ancora con grande orgoglio, consapevoli del miracolo che sono riusciti a compiere, il Paese è tornato alla normalità, ansioso di accogliere i turisti con la consueta cortesia. Molto più di altri Paesi arabi, che pure si affacciano sul Mediterraneo, la Tunisia è profondamente legata al mare e le cittadine sulla costa in estate si animano, offrendo paesaggi mozzafiato con insenature di mare azzurro contornate dal verde acceso della macchia mediterranea e dai rossi e fucsia di ibiscus e bouganville che incorniciano le case bianche e blu. I mercati sono un tripudio di colori con oggetti artigianali, spezie, tappeti e abiti di ogni foggia e dimensione.
Nonostante le molte dominazioni subite, le cui tracce sono chiaramente visibili dappertutto, la Tunisia conserva gelosamente le sue tradizioni e anche i giovani sono consci e fieri del proprio passato. Se quello più antico viene tramandato per tradizione, quello recente è vivo nella memoria e tutti sono concordi nel dire che il risultato più evidente della rivoluzione è stato l’avere dato al popolo una coscienza politica: una generazione di ragazzi fra i 20 e i 30 anni ha avuto per la prima volta la possibilità di votare e la gente ha finalmente scoperto che, oltre al partito al governo, c’è anche un’opposizione, che esprime le sue posizione e porta avanti le proprie battaglie. Per le strade e nei caffè si respira una libertà di espressione mai conosciuta prima: «Avevamo paura di parlare di politica – raccontano i giovani – ci sentivamo spiati e controllati anche nel privato. Non era solo chi veniva incarcerato dal vecchio regime ad essere privato della libertà, ma l’intero Paese era una sorta di prigione».
Se però la vita a Tunisi è tornata alla normalità, i turisti occidentali ancora scarseggiano, probabilmente influenzati e spaventati da una certa cattiva informazione. «Dopo la rivoluzione le presenze straniere sono molto diminuite – dice un tassista, che grazie al lavoro che fa vede il fenomeno da un punto di vista privilegiato. Questo poteva essere naturale all’inizio, ma adesso non c’è più motivo di temere: la Tunisia è tornata ad essere un posto sicuro anche per i turisti».
Vale la pena allora fare un viaggio sulle rotte mediterranee alla scoperta di un Paese affascinante ed accogliente. Ma se vogliamo riscoprire la nostra “anima mediterranea” non fermiamoci alle coste o ai grandi resort di sapore internazionale: passeggiamo piuttosto per le stradine della medina, fermiamoci a gustare un tè alla menta e parliamo con la gente, perché la grande anima mediterranea, per poter vivere, ha bisogni di continui scambi umani, magari iniziati a bordo di una nave.