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Chittrovanu Mazumdar

, artista franco-indiano, espone per la prima volta in Italia.

La mostra proposta dal MACRO Museo d’Arte Contemporanea di Roma, intitolata “And what is left unsaid…”, è costituita da due grandi installazioni sovrapposte, nelle quali dominano il nero dei monoliti interattivi in ferro, nella seconda installazione a dominare è il rosso, infine c’è il blu della videoinstallazione che conclude il percorso.

Perché “And what is left unsaid…”?

Il titolo nasce da una sorta di rassegnazione, da una presa di coscienza da parte dell’artista, dell’impossibilità di poter esprimere se stessi fino in fondo.

Le opere di Mazumdar, rappresentano il non espresso che, domina i nostri ricordi; per la realizzazione delle installazioni, l’artista ha adoperato diversi materiali: legno, fiori, fotografie, tessuti.

I protagonisti sono i suoni e la luce, attraverso i quali vengono evidenziati, frammenti di storie, compresa quella di Chittrovanu; un percorso nel non detto, inoltrarsi in ciò che non è stato manifestato “come un amore clandestino che non può essere rivelato e lascia sempre nei due amanti che si lasciano, dopo un incontro d’amore, per ritornare alle rispettive vite, qualcosa che rimane sospeso e che si sarebbe voluto dire ma che è rimasto latente e bloccato da qualche timore”, l’installazione Nightskin, è stata realizzata con l’obiettivo di coinvolgere il fruitore, in una esperienza totalmente sensoriale.

Mazumdar ha seguito la scia di Anjana Yier che, con il suo “Won” (termine koreano) ha manifestato il suo desiderio di liberarsi dalla Laocoontica materia che ci trattiene, nel faticoso tentativo di portare a compimento il non finito “the reluctance on a person’s part to let go of an illusion. It does not do well to dwell on dreams and forget to live”.

Storie sospese tra passione e assenza, come il film “In the mood for love” di Won Kar Wai; storie riposte all’interno di scatole che, si schiudono soltanto al cospetto di chi è in grado di azzardare, accettando la sfida.

La mostra di Mazumdar è stata realizzata con il patrocinio della Embassy of India a Roma, curata da Paola Ugolini.

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