di Stefano Marchei
“I più grandi fra i beni giungono a noi attraverso la follia, che è concessa per un dono divino…, infatti, la profetessa di Delfi e le sacerdotesse di Dodona, in quanto possedute dalla follia, hanno procurato alla Grecia molte e belle cose, sia agli individui sia alla comunità”
Fedro, 244 a.c
L’arte e la religione hanno sempre avuto un rapporto molto stretto, dai minareti islamici alle incisioni del Buddha passando dalle opere cristiane, copte, greche, tibetane e di mille altre religioni, divenendo simbolo di adorazione, ammirazione, polemica, disgusto.
Oltre che per la loro valenza artistica, queste opere contengono anche un importantissimo registro documentario, poiché descrivono, specialmente nella comparazione fra le varie epoche, la variazione della concezione culturale e sociale delle materie spirituali.
In Italia ovviamente l’arte e la Chiesa hanno intessuto speciali rapporti che vanno dalla committenza al totale osteggiamento e questo avviene fino ai giorni nostri.
Martin Kippenberger, artista tedesco morto ad appena 44 anni nel 1997, concepisce nel ‘90 «Zuerst die Füsse» (Prima i piedi), una rana crocifissa, con una birra e un uovo sodo nelle mani. L’opera, arrivata in Italia al Museion di Bolzano nel Luglio 2008 (e che in 2 giorni ha portato oltre 10.000 visitatori) grazie alla direttrice Corinne Diserens, ha qui suscitato enormi polemiche, concludendosi con il licenziamento della direttrice stessa contro cui si erano scagliati in primis il vescovo Wilhelm Egger, seguito poi dai politici locali e dallo stesso papa Benedetto XVI, che ha definito l’opera “blasfema”. In realtà l’autore stesso ha definito l’opera un autoritratto nato da un periodo buio, ma nel tempo il messaggio dell’opera si è evoluto diventando simbolo del tipico mitteleuropeo ubriacone e blasfemo in privato ma integerrimo cattolico in pubblico, scagliandosi quindi contro l’ipocrisia di quanti badano più all’apparenza che all’essenza delle cose.
Si parla quindi di libertà dell’arte, di quali possano essere i suoi limiti e le sue funzioni. L’arte è spesso provocatoria, può addirittura offendere, ma quanto la Chiesa può intromettersi nelle questioni “private” di un museo contemporaneo? Quanto la Chiesa ha la possibilità di censurare un’opera di un artista definendola “blasfema” e offensiva? Il vescovo Wilhelm Egger ha affermato: “I sentimenti religiosi hanno il diritto di essere rispettati. La rana crocifissa esposta al nuovissimo Museion d’arte moderna ha stupito tanti visitatori del Museion e li ha feriti nei loro sentimenti religiosi, una mostra di opere simili non aiuta alla pace tra le culture e le religioni”. Già dagli anni ’20 (e forse anche prima) abbiamo scoperto che ormai tutto può essere arte, dai WC alle scatolette di feci d’artista, esiste ancora una censura a livello religioso? La risposta è sì.