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articolo di Valeria Salanitro

Lo “stare al mondo e abituarsi ad esso” è un pensiero legato alla concezione demartiniana “dell’esser-ci” come sostanza e incorporazione del Mondo[1]. Inevitabilmente legato alla corrente filosofica post-essenzialista, rievoca l’idea che l’uomo incorpori ciò che gli stimoli provenienti dall’esterno rimandano al proprio sistema cognitivo-corporale; nell’ottica di una reciprocità tra struttura e sovrastruttura delle molteplici forze di produzione di un sistema capitalistico, che manipola l’essere sociale, per parafrasare gli studi marxisti e post-gramsciani.

Come riesce l’uomo a stare al mondo? E’ un soggetto passivo, oppure è in grado di de-costruire la sovra­struttura in cui è inserito? Quali sono gli ostacoli che affronta un individuo nell’attuale contesto geopo­litico e internazionale?

Le barriere che, per antonomasia, determinano distanza sociale, identità frammentarie e pratiche etno­centriche, hanno origine nei luoghi della memoria collettiva, prima ancora che in quelli fisici e sociali. Le linee di demarcazione, che segnano processi di costruzione identitari, infatti, si palesano nei non- luoghi citati da Marc Augé, che possono essere dei luoghi ordinari in cui l’attore sociale pratica del leisure time, ma anche dei luoghi in cui trascorrere la vita quotidiana (centri commerciali, piazze, metro, etc). Se l’individuo è ostracizzato da forme di controllo sociale all’ingresso, nella società della multimedialità e della liquidità, per citare Bauman, il quesito da porre è: quali sono le barriere esistenziali che determinano l’anomia del soggetto?

L’assenza di regole e, per contro, un’estremizzazione della normativizzazione determinano una contropartita inevitabile: un processo di dis-gregazione ed esclusione sociale generale.

Per esempio, ancorare retoriche argomentative ai regolamenti internazionali concernenti l’arrivo di “stranieri” (siano essi rifugiati politici, richiedenti asilo,etc.) è la dimostrazione emblematica del processo di ostracizzazione prima citato. Le barriere che determinano chi può stare al mondo e chi no, sono molteplici e rimandano al diritto di sepoltura rievocato nelle memorie tragiche sofoclee, tra pratiche concernenti lo ius soli e il camposanto dei “diversi[2].

Lo straniero che giunge in Italia incrocia molteplici barriere all’ingresso, che oscillano tra la sfera identitaria politica, in merito allo status sociale, e quella linguistica.

Arrivare in luoghi in cui non si è mai stati e imbattersi in tessuti linguistici e identitari differenti dai propri è, indubbiamente, una prova ostica, che attiva risposte comportamentali, disagi psicologici e processi di esclusione sociale disparati.

Gli iperluoghi cui va incontro uno straniero sono intrisi di cultura, simboli, connotazioni e spazi sociali ben definiti, che necessitano di interpretazioni di interpretazioni per dirla con Peirce, ed è per questo che supportare i migranti in processi di inclusione linguistici è estremamente importante; per abbattere barriere e creare ponti tra le culture. Privarsi, infatti, delle proprie categorie aprioristiche e ri-conoscersi nella parole di Saussuriana memoria (intesa come “atto linguistico individuale” e, aggiungo, “indicale” in quanto ancorato al contesto socio-politico in cui è immerso), è un processo cognitivo-comunicativo imprescindibile per promuovere la relazione dialogica, che intercorre tra gli individui di diverse culture e, conseguentemente, l’identità e la stabilità sociale degli individui stranieri.

Al di là delle barriere: l’integrazione linguistica degli stranieri al Polo Sociale Integrato di Palermo con la “Scuola del Popolo”.

Il superamento delle barriere linguistiche, che permetta una completa integrazione degli stranieri all’interno del tessuto sociale, è uno degli obiettivi prefissati dagli operatori del Polo Sociale Integrato di  Palermo[3] e della Scuola del PoPolo, che con i corsi di lingua italiana tenuti da docenti e rivolti ai cittadini stranieri in cerca di un’opportunità lavorativa e intenti ad addentrarsi nel mondo panormita; forniscono gli strumenti linguistici, identitari e sociali ai “cercatori di speranza”.

Imparare una lingua non è semplice, soprattutto, se si proviene da Paesi distanti e non si ha alcuna dimestichezza con l’idioma del luogo ospitante. Per questo motivo, i docenti della Scuola del Popolo  impartiscono lezioni di italiano, permettendo un’alfabetizzazione dei discenti che giungono al Polo, presso i locali ospitanti dell’EPYC (European Palermo Youth Centre).

Il primo modulo del corso di lingua italiana per stranieri, si è concluso il 6 luglio scorso. Alle lezioni, iniziate il 16 maggio, ogni martedì e giovedì dalle 10 alle 12, hanno partecipato in 14, cinque donne e nove uomini di origine ivoriana, nigeriana, tunisina, iraniana. Il corso ripartirà il 14 settembre.

L’obiettivo – spiega il nuovo responsabile della Scuola del Popolo, Luigi Tinè, ex insegnante, che ha svolto le lezioni insieme alla professoressa Ida Pidone, dell’Auser – è fare in modo di assicurare ai partecipanti la preparazione per sostenere la certificazione B1 in lingua italiana, in circa un anno e mezzo di corso. E comunque tutti i corsisti acquisiranno competenze linguistiche per poter interagire con l’ambiente e relazionarsi in maniera autonoma. E anche questo è in subordine un obiettivo importante[4].

Le attività di integrazione del Polo sono molteplici e in linea con gli obiettivi prefissati, gli operatori cercano di portare a termine la Mission, che determina l’esistenza stessa dell’organizzazione: “supportare per includere”. Un percorso multiplo e articolato accompagna i migranti che chiedono aiuto al Polo, che comprende uno sportello di ascolto che supporti i cittadini stranieri che decidono di investire in questa città; un servizio di mediazione interculturale, con l’ausilio di mediatori specializzati, che garantisce una proficua comprensione dei bisogni e delle esigenze palesate dagli utenti e un ponte tra le culture della multietnica città panormita; un’attività di assistenza sociale concernente tutto ciò che afferisce al processo di inclu­sione; uno sportello di assistenza legale, che permetta ai cittadini stranieri di adempiere agli obblighi derivati dal contesto giuridico italiano, nonché enucleare, caso per caso, le normative di riferimento in relazione alla sfera giuridico-istituzionale, di concerto con lo status del cit­tadino straniero; un supporto psicologico, fornito dagli psicologi del Polo, a fronte dei molteplici disagi presentati dagli utenti; un’ attenzione particolare riservata alla dimensione lavorativa, con un servizio che con­cerne l’orientamento al lavoro e la redazione di curriculum vitae, per incrementare il rapporto dialogico con le imprese e i cittadini stranieri presenti in loco.


[1]Il concetto di incorporazione (o embodiment) introdotto negli studi antropologici da  Csordas , in merito al  ruolo rico­perto dal corpo nelle dinamiche culturali e individuali. Infatti, in ciascun contesto culturale il corpo è il luogo carnale sia delle proiezioni simboliche,  che delle esperienze individuali. In soldoni: «definisce le modalità attraverso le quali gli es­seri umani vivono l’esperienza del corpo nel mondo e ne producono la rappresentazione». Cfr. G.Pizza, Antropologia Me­dica. Saperi, Pratiche e Politiche del Corpo. Carocci, Roma 2005, p. 37.

[2]Per citare la sociolinguista Vera Gheno: «La nostra è una società normocentrica, ossia che assegna alla “normalità”  l’idea di essere superiore, di essere qualcosa di desiderabile. Esistono i normali ed esistono i “diversi”, che di fatto sono dei deviati, persone che, per uno o più fattori, si allontano dal supporto standard». Cfr. V.Gheno, Parole d’altro genere. Come le scrittrici hanno cambiato il mondo, Mondadori, Milano 2023, p. 121.

[3]Il Polo Sociale Integrato di Palermo si trova in via Pignatelli Aragona, 40. L’Assessorato della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro della Regione Siciliana coordina il progetto dei Poli Sociali Integrati: progetti di supporto e orientamento dei cittadini extra-comuni­tari regolarmente soggiornanti sul territorio regionale, disseminati in ciascuna delle 9 Provincie dell’Isola.Le attività dei Poli hanno preso avvio nel 2022 all’interno della macro-progettualità di Su.Pr.Eme. Italia, a sua volta finanziato dai fondi AMIF – Emergency Funds (AP 2019) della Com­missione Europea – DG Migration and Home Affairs. Nel 2023 è stata data continuità all’attività dei Poli con “Più Supreme” a valere sul PON Inclusione FSE 2014 – 2020 in favore degli Immigra­ti”. Il Polo di Palermo è gestito operativamente da Asante Onlus, associazione che da anni opera nel settore dell’accoglienza prima di minori stranieri non accompagnati (MSNA) e oggi di adulti rien­tranti nel percorso di accoglienza straordinaria (CAS).Visita il sito per ulteriori informazioni: https://polosociale.netsons.org/it/.

[4]Intervista rilasciata al quotidiano “Il Mediterraneo24” al seguente link:

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