
Nel borgo un tempo appartenente al distretto di Terra di Lavoro e conosciuto con il nome di Frignano Minore, in provincia di Caserta, sorge l’antico palazzo marchesale che dà il nome alla cantina, sorta da un antico sodalizio tra le famiglie Benfidi e Vanacore.
Alcuni cenni storici sul Palazzo Marchesale
Qui nell’attuale Villa di Briano, neo-toponimo cittadino instaurato da una delibera del consiglio comunale del 17 novembre 1950, presieduto dal sindaco Costantino Vanacore, si erge tuttavia lo storico palazzo, un tempo appartenuto alla nobile famiglia Pallavicini, di origini genovesi e che governò un esteso feudo col titolo di marchesato; tantissimi gli aneddoti sullo storico maniero, eccone alcuni: vi sarebbero studi accreditati che testimoniano il passaggio della Sacra Sindone durante il periodo di Corradino di Svevia, da cui si evincerebbe che nei tunnel del palazzo che lo collegavano con un monastero dei cavalieri teutonici, questi avrebbero custodito le bende funeree del Cristo; altri documenti invece vorrebbero il palazzo brianese fosse stato alle origini della dinastia longobarda-bizantina dei Principi Puoti, pronipoti di re Desiderio, ultimo re dei Longobardi, padre di re Adelchi e nonno di re Poto. Pare che la Principessa Yasmin von Hohenstaufen, che nel 2012 ha rivendicato la proprietà del Real Sito di Carditello, sia nata proprio in questo palazzo e che vi sia rimasta solo per quattro anni.
Cantina Palazzo Marchesale, tradizione di famiglia
Durante il periodo di massimo splendore del Regno dei Borbone, i caparbi viticoltori aversani continuarono il millenario allevamento della vite maritata di matrice etrusco-laziale, da cui l’Asprinio di Aversa trae le sue origini, e sin dagli inizi dell’800 le due famiglie, Benfidi e Vanacore, diedero inizio alla produzione dello storico vino grazie alle uve provenienti dai loro tenimenti.
Eredi di una tradizione secolare e sotto l’impulso del raggiungimento della doc nel 1993 per l’Asprinio, i cugini Corrado Benfidi e Leonardo Vanacore portano avanti un’attività vitivinicola pressoché ininterrotta fino ad oggi, con una cantina diffusa che abbraccia vigneti in diverse aree, tra cui una vigna storica ad alberata aversana, da cui provengono i loro cru, la corte familiare e le grotte di tufo, di superba bellezza, scavate a mano e che raggiungono una profondità di 15 metri.


Brianò di Cantina Palazzo Marchesale: la degustazione
Il Brianò Vino Spumante Brut 2023 di Cantina Palazzo Marchesale nasce dalla cooperazione dei due cugini brianesi con gli enologi Stefano Ferrante e Danilo Trabucco per dare vita a bollicine di assoluto appeal territoriale da uve Asprinio in purezza, raccolte rigorosamente durante la vendemmia a mezzo del tipico “scalillo”. Prodotto per un massimo di 4000 bottiglie, il Brianò è frutto della presa di spuma a mezzo del Metodo Martinotti e viene affinato per almeno 3 mesi in bottiglia.
Dalla veste di colore giallo dorato carico, colore desueto per la sua giovinezza, con bollicine persistenti e numerose, il Brianò è intrigante sin dall’aspetto. Al naso, una lieve ed apparente nota ossidativa scompare, lasciando subito spazio alle note agrumate del limone, sia fresco che in forma di caramella, del kiwi giallo e della mela champagne, con un vago ricordo di pera e ananas in scatola, e note di pane appena sfornato. Al sorso è cremoso per la voluttà delle bollicine e la stuzzicante acidità che veicola le note citriche e lievitate precedentemente percepite, con una sapidità di sottofondo che fanno presagire ad una beva più evoluta del metodo di spumantizzazione impiegato. Per quanto il Brianò presenti una beva disinvolta e sbarazzina, oltre ad essere eccellente per l’aperitivo, è decisamente gastronomico e si presta ad una miriade di abbinamenti ma, grazie alla sua buona persistenza ed acidità, si abbina perfettamente alla mozzarella di bufala, a patto che sia quella di Nicola Franzese.