Il giorno in cui suo cugino venne ucciso, oltre un anno fa, Ali Al Sheikh stava disegnando. Come d’abitudine, il foglio sul tavolo, la tazza di Nescafé a portata di mano. Colto alla sprovvista dalla notizia, Ali rovesciò il caffè e mentre guardava le tracce lasciate dalla bevanda che si allargava sul foglio, si rese conto che poteva essere usato come materia prima per dipingere.
Nasce così la mostra “Caffe Moot”, ospitata a maggio nei locali della galleria d’arte “Mustafa Ali Gallery”, nel cuore di Damasco. Oltre venti ritratti di cittadini siriani di provenienza, religione, professione, estrazione sociale diversa, compongono la mostra che il giovane pittore siriano ha realizzato in un anno di lavoro e che continua ad arricchirsi di nuove opere, a mano a mano che aumentano le vittime della guerra in Siria.
Nelle sue opere, Ali rappresenta cittadini e militari di Damasco, Aleppo, Hama, dei tanti paesi e città sfregiati dagli scontri. I ritratti raffigurano sostenitori del presidente Bashar al-Assad, ma anche i membri del Free Syrian Army e dell’opposizione; persone che Ali ha conosciuto realmente, ma anche uomini che non ha mai visto. Ad accomunarli, il fatto di essere tutti vittime della guerra che sta colpendo il Paese dal marzo del 2011.
“Ognuno di essi rappresenta un siriano che ha perso la vita in maniera violenta, a causa di questa guerra, spiega il giovane pittore originario di Latakia, il principale porto siriano sul Mediterraneo. Laureatosi all’accademia delle belle arti della propria città, ha cominciato a lavorare come scenografo, collaborando a festival teatrali e produzioni televisive e cinematografiche in Siria e all’estero, ma non immaginava che con la sua arte avrebbe raccontato il dolore della sua terra.
“Quel giorno, senza rendermene conto, ho rovesciato la tazza e mentre il caffè si allargava sul foglio davanti a me ho cominciato d’istinto a disegnare un volto. In quel momento ho capito che potevo dipingere usando qualcosa che faceva già parte della mia vita di tutti i giorni, ma non avevo mai preso in considerazione come strumento per la mia arte”. Elemento della quotidianità di Ali, il caffè nelle sue innumerevoli sfumature è diventato il mezzo per esprimere lo stato d’animo del popolo siriano e descrivere la guerra, diventata anch’essa parte della quotidianità dei cittadini siriani. “Sentivo il bisogno di raccontare ciò che stava accadendo intorno a me, al mio Paese, alla mia gente. Un po’ alla volta, ho cominciato a sperimentare le potenzialità di questa nuova forma di pittura. Utilizzando anche il caffè dei miei amici ho scoperto che è possibile ottenere diverse tonalità di colore non solo in base alla quantità di caffè disciolta nell’acqua, ma anche a seconda della quantità di zucchero che contiene. Ogni tazza ha il suo colore. Ogni uomo ha la propria storia”.
Alcuni dei volti ritratti hanno la bocca aperta, “come se stessero piangendo, chiedendo di porre fine a tutto ciò che sta colpendo la mia terra”, spiega Ali, nei cui quadri si leggono grida di dolore, disperazione, protesta, ma anche gli interrogativi e il grido potente e silenzioso del popolo siriano che non trova risposta.
Dall’inizio degli scontri, le diverse forme di espressione artistica sono diventate il mezzo privilegiato per raccontare il dolore della Siria. Mentre i media subiscono i controlli e i limiti imposti dalla censura, le sensazioni, le paure, le speranze dimenticate dai mezzi di informazione ufficiali trovano spazio nella pittura, nella scultura, nelle rappresentazioni teatrali degli artisti che continuano a lavorare e a raccontare la realtà al di fuori dei circuiti istituzionali, nelle gallerie, attraverso le associazioni e le NGO.
Tra questi, la Galleria d’arte Mustafa Ali, aperta dallo scultore siriano Mustafa Ali che nel 2004 ha acquistato e ristrutturato una vecchia casa in stile damasceno per offrire ai giovani artisti non solo la disponibilità di uno spazio in cui esporre e far conoscere le proprie opere, ma anche la possibilità di crescere dal punto di vista artistico. La galleria e l’omonima fondazione sono presto diventate punto di riferimento per gli artisti siriani e non solo, che si sono trasferiti nel quartiere, rendendolo più vivace e stimolante. Nei locali ricavati all’interno della struttura si tengono lezioni, laboratori, occasioni di incontro, per favorire le collaborazioni e gli scambi fra artisti, ma soprattutto il dialogo tra Oriente e Occidente. Qui, tra mostre, rappresentazioni teatrali, concerti, anche il difficile momento che sta attraversando la Siria trova espressione nelle forme artistiche più svariate.