Arbatax (ITALIA)
Chi è Vinicio Capossela per la Sardegna? Perché, viceversa, sappiamo cos’è la Sardegna per Vinicio. Per lui è un luogo magico, un luogo dove ritrovare sentimenti, abitudini e culture primordiali. La Sardegna è la storia vivente, un luogo che si porta appresso millenni di stratificazioni culturali, che non ne hanno però intaccato il cuore primordiale, come dice Capossela in un’intervista.
L’amore per l’isola è naturalmente, e spontaneamente ricambiato, fin dai primi concerti che faceva in piccoli locali, o nello spazio deserto della Fiera di Cagliari. All’inizio eravamo veramente pochi ad ascoltarlo, pochi ma convinti che avesse qualcosa da dire, da comunicare. Forse già si era diventati amici.
Durante questi ultimi dieci anni Capossela è cresciuto. Si vede la sua stabile evoluzione in una poetica forte, di grandi storie, di grandi spazi. La Sardegna, per lui, potrebbe rappresentare la storia mitologica, le varie “Odissee” che raccontano la vita di un popolo. Da noi ci sono i poeti improvvisatori, che attraverso il loro canto in rima raccontano la storia della Sardegna moderna e antica. Uno strumento di comunicazione che Vinicio Capossela ha apprezzato molto. Si è innamorato del carnevale sardo, con le raffigurazioni mitologiche dell’uomo-animale, figura mostruosa che serviva a scacciare tutti i mali, a combattere le forze avverse della natura, che a volte era matrigna e non madre amorevole.
Tutto questo entra a far parte del mondo poetico di Capossela, l’amore e le grandi storie, il mare e la terra, le risate e le tristezza. Tutto cantato e suonato con ironia e divertimento, una festa che è l’“Inno Al gioia”, come la canzone del suo ultimo cd.
Lo spettacolo al Festival Rocce Rosse di Arbatax, nella baia omonima, ripeteva nella scenografia, quello già preparato a Sestri Levante: tutto il palco è stato costruito per ricordare il mare. Un leggio piazzato dentro la chiglia di una barca, dove Vinicio ha iniziato lo spettacolo con un reading marinaresco, “Storie di marinai, balene e profeti”. Dalle citazioni bibliche di Jona, alla Balena bianca Moby Dick. Recitato e cantato si alternano per una mezz’ora, dopodiché il concerto prende vita. Si comincia “Dalla parte di Spessotto”. Una canzone che è una dichiarazione d’amore per chi non nasce con la camicia linda, per chi sbaglia e cade, per chi fatica ad andare, che ci ricorda in modo festoso che ci sono altre realtà che vivono peggio.
Il concerto si anima, il pubblico richiede più volte lo spettacolo. Chiede a Vinicio di darsi completamente, chiede la festa. Il caldo era forte e persistente, eppure non si smetteva di ballare, cantare e applaudire l’artista Capossela.
Il pubblico, formato da persone arrivate da tutta l’isola, insieme ai turisti che si sono trovati da quelle parti, dopo un’ora di concerto era contento.
Finalmente le canzoni più famose: “Canzoni a manovella”, “Marajà”, “Brucia Troia, “Al Colosseo”, con le vesti e la testa di animale che lo ricoprivano. Uno spettacolo che affascina ogni volta, l’animale-uomo che si muove nel palco, quasi in cerca di pace.
Il tema della serata era il mare, perciò non poteva mancare la “S.S. dei Naufragati”, come non è mancata la chiusura con una delle canzoni italiane più belle degli ultimi anni “Ovunque Proteggi”. Una dichiarazione di impotenza, una richiesta d’amore, in definitiva l’affermazione della vita.
Si è diventati così intimi con Capossela, che qualcuno ha trovato in lui un’aria malinconica. Quasi fosse triste per qualcosa, un accadimento che non riusciva a dimenticare. Ma, come si dice nell’ambiente “lo spettacolo deve continuare”, qualsiasi cosa succeda. E infatti il concerto c’è stato, il pubblico ha ballato, cantato, e alla fine abbracciato il proprio innamorato o innamorata.
(La risposta alla domanda iniziale risulta più chiara adesso: Vinicio Capossela è diventato parte dell’isola, perciò amato e ascoltato come un amico).
Contenti e appassionati si continua la serata nella città ogliastrina, che quest’anno festeggia la diciassettesima edizione di un Festival che ha sempre offerto altissima qualità. All’inizio il festival Rocce Rosse si è dedicato solo al genere Blues, genere che non abbandona ancora oggi, ma nelle ultime versioni si esplorano molte strade. Dal Jazz, al Rock, dall’Hip Hop alla tradizione musicale sarda, ci sono insomma concerti per tutti.
Fino al 31 agosto si succedono ancora serate importanti, come Caparezza e la Bandabardò. La chiusura spetta ad una grande famiglia di musicisti che arriva direttamente dalla Jamaica, i Wailers (gruppo storico del musicista Reggae Bob Marley). Un festival che soddisfa, e soprattutto getta le basi per crescere ancora nei prossimi anni.