Copertina di Non Sperate di Liberarvi dei Libri
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Articolo di Sandra Granata

Nel “Nome della Rosa”, i frati che leggono il perduto secondo libro della “Poetica” di Aristotele dedicato alla Commedia, muoiono avvelenati dalle pagine del manoscritto che sono soliti sfogliare inumidendosi le dita con la saliva. Un’abitudine sgradevole che costa loro la vita ma che lo stesso Umberto Eco, nel suo saggio “Non Sperate di Liberarvi dei Libri” (Jean-Claude Carrière, Umberto Eco, Bompiani; pgg. 280, € 18,00), quasi dimentico della tragica fine dei suoi monaci, sottolinea essere un bisogno a cui un lettore non riesce a sottrarsi perché “evocativo della fase dell’infanzia in cui tenevamo in bocca il ciuccio”.

Mentre ci prepariamo ai nuovi e sbalorditivi cellulari che si arrotolano come tappetini, continuiamo a interrogarci sul futuro del libro cartaceo: le sempre più raffinate tecnologie saranno in grado un giorno di soppiantarlo del tutto? Eco sostiene, senz’ombra di dubbio, che il libro sopravviverà ad ogni oggetto innovativo che voglia sostituirsi ad esso. Perché, esattamente come la ruota e il cucchiaio, è un’invenzione che ha soltanto avuto bisogno di adeguarsi alle esigenze degli uomini nelle diverse epoche, restando, però, pressoché inalterato fino ad oggi. Se si pensa che l’unico limite del libro elettronico sembra finora essere quello di avere bisogno di una fonte di energia per poter essere utilizzato, i lettori compulsivi non ne faranno di certo un problema: e- reader o libro cartaceo poco importa, quel che conta è il contenuto e, in fondo, fra libro ed e-book le differenze non sono poi tante. I detrattori del libro elettronico, gli stessi che fino a pochi anni fa giuravano che non avrebbero mai comprato un telefonino o usato la posta elettronica, lamentano la mancanza di un rapporto emotivo col testo scritto dato dall’e-book perché sono abituati ad instaurare un legame affettivo con i libri. Di certo ogni lettore sarà d’accordo nel sostenere che non ci sia niente di più bello, specialmente nel periodo natalizio, che sedersi davanti al caminetto acceso per leggere Charles Dickens, magari mentre fuori imperversa un temporale. Senza togliere bellezza alle opere di Dickens, l’e-reader non teme le fonti di calore, non stanca la vista come lo schermo del computer e, in più, è possibile leggerlo aumentando sensibilmente la grandezza dei caratteri; può essere sfogliato come un vero libro di carta e, a meno che non si sia proprio affezionati al fruscìo delle pagine, quasi ci si dimentica di non avere in mano un volume di cellulosa.

L’insofferenza verso il progresso è una costante nella storia dell’umanità: toccò molti secoli addietro anche ai libri essere guardati con diffidenza. Nell’introduzione del libro di Eco e Carrière è riportata una profezia che Victor Hugo mette in bocca a Claude Frollo, il malvagio arcidiacono di “Notre Dame de Paris”, ambientato nell’Alto Medio Evo. Gutenberg aveva da trent’anni introdotto l’uso della stampa a caratteri mobili e Frollo si esprime sul declino delle cosiddette “bibbie dei poveri”, cioè degli episodi biblici o delle vite dei santi rappresentati dagli affreschi e dall’architettura nelle cattedrali. Fino ad allora, il popolo non aveva avuto altro mezzo per indottrinarsi. La pittura e l’architettura realizzate per questo motivo sembrano quindi diventare inutili. Il tempo avrebbe dimostrato che non necessariamente un’innovazione, anche se più pratica, debba rendere inutile ciò che prima veniva utilizzato allo stesso scopo. Dei libri era stato profetizzato un rapido declino ma, contro ogni previsione, hanno regnato per oltre cinque secoli, resistendo all’umidità e a quasi ogni tentativo di disfarsi di loro.

Risale agli anni Sessanta il ritrovamento, nella provincia di Cosenza, in Calabria, di un preziosissimo antifonario rinascimentale oggi conservato nella Biblioteca Civica della città. Un contadino, che di certo non poteva conoscere l’importanza dell’antifonario, lo aveva utilizzato per fini pratici facendone il gradino d’accesso alla sua stalla. Nonostante l’utilizzo poco ortodosso, l’antifonario, che ha subito una delicata opera di restauro, è ancora in buonissimo stato, mantenendo intatti la copertina, le legature e i dorsi in cuoio. È anche noto come il filologo tedesco Gherard Rohlfs, durante uno dei suoi frequenti viaggi nell’Italia Meridionale, si sia disperato osservando un panettiere reggino porgere ad un cliente una forma di pane avvolta nella bellissima pagina miniata di un libro cinquecentesco di inestimabile valore. Nonostante tutto, l’ignoranza, gli incendi, l’Inquisizione e l’ incuria non sono riusciti ad eliminare i testi su carta. Siamo portati a credere che l’e- reader non ci riuscirà nemmeno ma, d’accordo con Eco, pensiamo che convivrà con i libri e magari avrà il merito di avvicinare alla lettura coloro che considerano il libro obsoleto.

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