E’ stato appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge 21 ottobre 2020 n.130 che ha introdotto rilevanti novità in materia di immigrazione, senza grande clamore da parte della stampa.
Dopo l’abrogazione nel 2018 del permesso per motivi umanitari, che aveva ridotto le maglie del sistema di accoglienza dei richiedenti asilo, il Governo sembra ora ampliare le possibilità di regolarizzazione dei migranti. Ad esempio viene modificato l’articolo 5 del TUI, Testo Unico sull’Immigrazione, ponendo delle limitazioni alla revoca del permesso di soggiorno per motivi umanitari; è notevolmente ampliato il numero dei permessi di soggiorno per i quali è possibile chiedere la conversione in permesso per lavoro subordinato: oltre al permesso per motivi di studio, adesso anche i titolari di permesso per protezione speciale, calamità, residenza elettiva, sport, attività artistica, motivi religiosi, attesa cittadinanza, e assistenza minori, potranno essere convertiti alla scadenza in permessi di lavoro subordinato.
Ma cosa succede in mare?
Mai come in questi ultimi anni si sono contate così tante vittime inghiottite dalle acque del Mediterraneo. Secondo le stime dell’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, più di 300 migranti hanno perso la vita lungo la rotta mediterranea nel corso del 2020, anche se Missing Migrant, il progetto implementato dall’OIM, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, stima che il numero di decessi sia ben più elevato. Riguardo agli approdi, sono oltre 17mila le persone arrivate via mare solo in Italia e a Malta: un incremento tre volte superiore rispetto al 2019. Dall’attenzione a un tema di solito cavalcato per motivi più elettorali che umanitari, nasce il progetto “ResQ – People Saving People”, un’associazione che si pone come espressione di quella fetta della società civile più sensibile alla strage silenziosa che si consuma in un mare che è stato per secoli culla di civiltà e patrimonio di culture diverse, e che oggi è diventato cimitero di uomini che fuggono da guerre, dittature, cambiamenti climatici, estrema povertà alla ricerca di un futuro migliore. Il progetto, presieduto dal giornalista Luciano Scalettari e che vanta come Presidente onorario l’ex magistrato del pool di “Mani Pulite” Gherardo Colombo, nasce col proposito di rafforzare la presenza di operatori umanitari nel Mediterraneo Centrale, in sinergia con le ONG già impegnate in operazioni di SAR, Search and Rescue, ricerca e soccorso, attivando una campagna di crowdfounding per l’acquisto di una nave che batta bandiera italiana e risponda unicamente alle Leggi del Mare e al Diritto Internazionale, secondo i principi imprescindibili di umanità, imparzialità, indipendenza e neutralità.
Ne parliamo con Juan Matías Gil, Operatore umanitario, da anni coordinatore di Medici senza Frontiere e Head of Mission di molte operazioni umanitarie internazionali, attualmente impegnato in prima linea nella promozione del progetto ResQ.
Il tema dei migranti è da sempre un terreno di battaglia nel quale si fronteggiano diverse fazioni politiche, e un jolly che talvolta qualche esponente del governo, per mano dell’informazione, si gioca strumentalmente per orientare o disorientare l’opinione pubblica rispetto ad altre priorità. Come stanno le cose in piena seconda ondata pandemica?
La politicizzazione della migrazione non è un fatto di per sé negativo. Se il tema entrasse nell´arena politica per fare rispettare e garantire i diritti dei rifugiati, richiedenti asilo e migranti (d’ora in poi li chiamerò tutti migranti), sarebbe senz’altro una cosa positiva. Purtroppo, la politicizzazione del tema migrazione non ha mai cercato l’interesse migliore dei migranti. Il COVID 19 rappresenta oggi il pretesto più comodo e conveniente per distrarre l’attenzione pubblica ed interrompere l´azione di soccorso in mare, ma non e né la prima né l´ultima volta nella storia politica italiana. La discussione dovrebbe essere riorientata verso aspetti più importanti: nessuna persona, non importa chi sia, dovrebbe morire in mare. É una situazione inaccettabile e deve finire.
Nel Dl 21 ottobre n. 130 i migranti sono maggiormente tutelati rispetto al precedente decreto Salvini? E ResQ che ruolo avrà nel nuovo scenario?
Il fenomeno migratorio non è una questione semplice, per analizzarlo più facilmente, nel contesto del Mediterraneo, si potrebbe dividere in: soccorso in mare, accoglienza, distribuzione, integrazione, ecc. Tutte le misure che contribuiscano a migliorare la situazione dei migranti in queste diversi fasi sono benvenute. I migranti meritano di finire la loro sofferenza e recuperare la loro dignità. C’è molto lavoro da fare per migliorare il sistema di accoglienza, ma ResQ si limiterà a lavorare sul primo punto: salvare vite in mare e portare le persone soccorse in un luogo sicuro.
Il decreto impone nuove regole anche per le ONG. Spariscono per esempio le multe milionarie stabilite dai Decreti precedenti, anche se non sarà esattamente un via libera senza regole. Sono finiti i tempi degli insulti a chi tenta di portare in salvo vite umane?
ResQ non pretende né applausi né insulti, vuole soltanto evitare morti in mare. Certamente saremo felici di avere l´appoggio e il sostegno di un gran numero di membri della società civile, condividendo la nostra missione e i nostri principi. La legge marittima internazionale definisce obblighi, ruoli e responsabilità degli Stati e delle imbarcazioni. Non c’è legge nazionale (ad esempio un decreto sicurezza) o politico al di sopra delle convenzioni internazionali. ResQ difende il rispetto di queste ultime. Il soccorso in mare è un obbligo e non può mai essere penalizzato. Nonostante questo ultimo decreto, le sfide e i problemi per le navi di soccorso della società civile non sono finiti, quasi tutte queste imbarcazioni sono al momento bloccate in diversi porti europei.
Secondo fonti del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, dal 1 gennaio 2020 al 23 ottobre si è registrato un incremento del numero degli sbarchi dei migranti: 26.679 a fronte dei 9.388 del 2019 e dei 21.935 del 2018. Il nostro Paese riesce a sostenere questi numeri garantendo ai migranti dignitose condizioni di vita e concrete possibilità di inserimento?
Tutti gli sforzi devono andare verso quest’obiettivo, che rappresenta una grande sfida ma non c´è scelta per l’Italia, che ha l’obbligo di rispettare i diritti dei migranti in quanto firmataria della Convenzione relativa allo Statuto dei Rifugiati. Questo non vuole dire che deve farlo da sola senza l´aiuto di altri Stati europei. Ad ogni modo l’incidenza di questi migranti sugli abitanti del paese rappresenta solo il 0,044%, un numero molto piccolo rispetto ad altri Paesi africani, asiatici e del Medio Oriente.
Com’è attualmente la situazione in mare?
Le morti nel Mediterraneo Centrale non sono mai cessate. Secondo l’OIM [Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ndr] circa 500 persone sono morte solo nel 2020. Non c´è un meccanismo ufficiale di ricerca e soccorso, la cosiddetta Guardia Costiera Libica continua ad intercettare migranti in fuga da un Paese in guerra e a riportarli da dove scappano. In più sei imbarcazioni della società civile sono bloccate in porti europei, solo una è operativa in questo momento. L’impegno in mare della società civile non è mai stata così necessaria.
La rotta tunisina è nel mirino anche governativo. Gran parte dei migranti sono di nazionalità tunisina: dei migranti sbarcati in Italia negli ultimi mesi, il 41% circa risulta proveniente dalla Tunisia. Ricordiamo che di Maio aveva tuonato a settembre contro l’immigrazione tunisina asserendo che i tunisini non hanno diritto di venire in Italia perché non stanno fuggendo da nessuna guerra. Chi ha diritto a venire in Italia?
Il trattato multilaterale delle Nazioni Unite, la cosiddetta Convenzione di Ginevra, stabilisce chi è un rifugiato e definisce i diritti e gli obblighi delle persone che hanno ottenuto l’asilo e le responsabilità delle nazioni rispetto ai rifugiati e richiedenti asilo. Nessun governo né nessun politico può porsi al di sopra di questo corpo di legge. Quali che siano le ragioni delle persone per attraversare il mare, se la loro vita è in pericolo, ResQ interverrà al fine di evitare altri morti e difendere uno dei più fondamentali diritti umani, il diritto alla vita, senza fare alcuna distinzione di nazionalità.
Quando sarà operativo il progetto resQ?
ResQ si trova ora nella fase di raccolta fondi per mettere in mare la propria nave, anzi ne approfitterei per fare un appello alle persone più sensibili ai valori di accoglienza, riparo e salvezza che vogliano contribuire all’iniziativa, che possono trovare tutte le informazioni per le donazioni nel sito www.resq.it