L’opera prima della poetessa e scrittrice Paola Musa, Condominio Occidentale, è un libro coinvolgente e disarmante, duro e delicato, intenso e leggero, che resta a lungo nella memoria.
Ci colpisce innanzi tutto la forma diretta, semplice e senza sconti per il lettore. Si arriva alla storia senza potersi abituare con descrizioni lunghe e inutili di ambienti e contesti, si arriva li dove si vuole arrivare: la povertà.
Il romanzo ricalca le intenzioni e gli obiettivi del più classico romanzo di formazione, in cui i ragazzi (ma anche gli adulti) si sentono responsabili nei confronti dei personaggi. Si viene trascinati nella storia senza possibilità di rimanere indifferenti. Si legge e si soffre insieme alla protagonista, una donna “normale”, si direbbe. Da un momento all’altro per lei la vita si trasforma completamente, da un’esistenza di quieto vivere si discende verso la miseria più nera.
Anna è una donna senza particolari doti ne’ velleità di saggezza, o ancora meno di coraggio. Una donna che è stata a guardare la vita che gli passava davanti, una donna onesta certo, brava ragazza e poi brava madre. Ma le manca la forza per contrastare una qualsiasi avversità inaspettata. Ha un carattere debole, ma non arreso; è una donna che evita le relazioni sociali, che è stata a lungo indifferente agli altri, ai poveri, anche. Una situazione come migliaia di altre. Accanto a un marito, prima premuroso, poi distante, poi violento, poi delinquente, poi ladro, e che infine abbandona il tetto coniugale con un debito altissimo che lascia sulle spalle della moglie e della figlia. Debiti di gioco, contratti con persone che non hanno pazienza di aspettare, persone che prendono tutto quello che trovano e sono capaci di tutto per avere indietro il denaro. Anna e la figlia perdono la casa, costrette a fuggire molto velocemente, senza neanche portarsi dietro tante cose, si lascia un’intera vita in balia degli eventi.
Dopo anni di silenzio, sopportazione e tradimenti, la coppia si disintegra, svanisce, non esiste più. Nel frattempo Anna non si era preparata, non era pronta ad arrangiarsi, a combattere da sola, ad autofinanziarsi, ad essere indipendente. Da un giorno all’altro si ritrova sola, costretta a scappare e dormire in auto con una figlia che frequenta ancora le scuole medie. Tutto all’improvviso, dalla tranquilla vita quotidiana alla disperazione più assoluta. Senza passaggi graduali, senza il tempo di abituarsi. Scaraventate nella vita di strada, in una città che conoscono poco, se non nei tragitti per la scuola o per andare a fare la spesa. Una moglie che veniva difesa in pubblico e picchiata in privato, non ce la fa a resistere, a presentarsi nella società come donna, come persona indipendente. Sembra che tutte le lotte, le conquiste che le donne hanno fatto in secoli di piccoli passi, svaniscano per una donna sola.
Un dramma vero, senza retoriche. Il romanzo è racconto denso di avvenimenti e sensazioni che colpiscono, che preoccupano, che prendono tutte le emozioni a disposizione. “Non è possibile”, “è crudele”, “ce la deve fare”, questi alcuni dei pensieri che sorgono spontanei seguendo le disavventure di una madre, che si accorge di essere anche donna. Di essere una persona che deve, ma che anche desidera, finalmente occuparsi di se stessa, senza lo sguardo indagatore o indifferente di un padre prima e di un marito poi.
Una donna che nella sfortuna si rigenera, combatte con tutte le sue forze per uscire dall’incubo di perdere tutto, di perdere il bene più prezioso: sua figlia. Per una madre è la sofferenza più grande, ed è ancora più insopportabile perderla perché si è poveri. L’esclusione totale dalla società a causa della improvvisa povertà, della incolpevole indigenza.
È quello che succede ad Anna e a sua figlia Aurora, che si ritrovano a vivere in un’auto in un campo profughi per senzatetto. Un mondo duro e spietato a volte, ma che ha le sue regole: rappresentate benissimo da Augusto, il “direttore” del campo. Un uomo che dalla ricchezza, precipita nella miseria e nella solitudine, ma non si arrende all’idea di perdere definitivamente la propria identità sociale senza combattere. Un uomo che è abituato a gestire la sua vita, e che con metodi da capo clan riesce a dare un senso e una dignità a quella piccola comunità di senza tetto, ricordando loro continuamente che sono ancora individui con dei diritti, che si deve combattere per questi diritti, restando però dentro le regole, assumendosi quindi anche doveri e responsabilità. Un condominio di poveri, un condominio occidentale (all’interno delle nostre ricche città), che a poco a poco si distinguono nel romanzo per sfumature, psicologie, desideri e modi di vivere diversi. Diventando persone.
Siamo da sempre abituati a pensare ai poveri come categoria indistinta, come fosse una massa informe. Paola Musa riesce a dar loro vita, personalità. Questa piccola comunità diventa parte integrante della nuova vita di Anna. Non di sua figlia però, che odia quel mondo in cui la madre si sta abituando a vivere, e che porterà ad odiare e abbandonare la madre nella sua situazione di povertà e impossibilità di reagire nell’immediato, trovare una soluzione che possa migliorare la loro condizione. Trovare un lavoro e quindi una casa, trovare la pace e la tranquillità che serve ad una bambina per poter studiare, questa è la ragione per cui il preside della scuola di Aurora toglie di fatto la figlia alla madre affidandola ad un’altra famiglia benestante. Ma come aveva predetto la madre, la famiglia si stancherà di quella bambina, era solo una falsa generosità. Ognuno difende il proprio giardino, la propria individuale ricchezza, nessuno vuole condividere con un estraneo il proprio mondo.
In questi anni di individualismo sfrenato si perdono di vista valori come la solidarietà e l’amicizia, sembra che tutte le nostre energie siano prevalentemente occupate a coltivare desideri privati. La civiltà occidentale si preoccupa prettamente del consumo: questa è l’imperativo (a)morale del nostro tempo. Il consumo fa muovere ogni economia, tanto che l’Istat calcola l’aumento di povertà dalla diminuzione dei consumi. Non è direttamente proporzionale, o meglio, non lo è sempre.
Ci sono persone però che hanno una meta diversa nella vita che sentirsi poveri solo perché impossibilitati al consumo e al possesso di oggetti. Quella di oggi è una povertà relativa appunto, come dice l’Istat, ci sono persone che possiedono oggetti costosi ma risparmiano sul mangiare, che si indebitano per un auto e non studiano perché troppo costoso.
Ma non è il caso di Anna che vive, e prova a rifarsi una vita, all’interno di una nuova comunità, di una nuova umanità, nella fiducia verso il prossimo, nel rispetto dell’altro. Nel campo ci sono meschinità e soprusi, ma c’è anche spazio per la solidarietà e la speranza. Anna comincia ad accorgersi che i valori come l’amicizia e il rispetto sono quelli che la fanno sentire viva e coraggiosa, tanto da insegnarle a non rifugiarsi completamente nemmeno nell’amore di un impiegato del Comune che si occupa della sua situazione. Trova finalmente la forza per essere vera, libera. Ed è felice di questo.
Un libro duro, reale e realistico. Tanto ben fatto che il Ministro della solidarietà sociale del 2008, Paolo Ferrero, decide di scrivere una prefazione. A dimostrazione che il libro ha un valore che prescinde dalla stessa scrittrice, è uno di quei libri da leggere a scuola ai ragazzi, uno di quei testi universali, non legati a un periodo o zona del mondo. Andrebbe tradotto e letto dai ragazzi di tutto il mondo Condominio occidentale. Il nostro è un mondo abitato però da tutte le etnie, da moltissime popolazioni, da molte differenti culture, tutte da rispettare.
“La povertà è un fenomeno complesso e sfaccettato”, ci dice Paola Musa, “che paradossalmente si sta diffondendo silenziosamente nelle società del benessere, dove solo apparentemente tutto è a portata di mano. E’ un fenomeno trasversale e difficile a volte da debellare, ma di cui spesso siamo responsabili anche con i nostri comportamenti, più orientati a soddisfare i bisogni superflui, trascurando quelli profondi e imprescindibili nella comunità umana”.
Sicuramente la povertà è un fenomeno della vita, come la malattia, la gioia, la soddisfazione o la sconfitta. Come fenomeno della vita va affrontato e vinto, senza vergogna o magari facendo i furbi. Condominio occidentale aiuta a capire meglio le nuove povertà, quelle che ancora non riusciamo a percepire ma che esistono, molto più delle statistiche ufficiali, purtroppo.