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Il borgo cilentano di Trentinara, in provincia di Salerno, conta poco più di 1500 anime ed è arroccato su un costone roccioso che, ad un’altitudine media di circa 600 metri sul livello del mare, guarda alla Piana del Sele, non molto lontano dalla storica città di Paestum. L’origine del nome Trentinara deriva probabilmente dalla paga di “3 denari” con la quale venivano retribuiti i soldati romani di guardia a un acquedotto situato sul Monte Vesole, la cui vetta si erge a 1.210 dal livello del mare: infatti, pare che le fonti storiche riferiscano che Trentinara fosse un importante punto strategico utilizzato dall’esercito romano per monitorare l’intera area fino a Paestum, da quella che è l’attuale piazzetta panoramica del paese. Fonti incerte vorrebbero che, nel 76 d.C., a Trentinara trovasse la morte Spartaco, leader della terza guerra servile contro la Repubblica Romana.

Nel corso dei secoli, devenuta feudo, Trentinara fu oggetto di una serie importante di avvicendamenti e cambiamenti di proprietà, concessioni ed espropri: viene citata per la prima volta in un documento del 1092 attestante che alcune parrocchie furono donate da Gregorio di Capaccio alla chiesa di San Nicola di Capaccio; qualche anno prima, nel 1034, Trentinara era stata dominio incontrastato di Pandolfo, conte di Capaccio, con successiva assegnazione in signoria al figlio Gregorio. I conti di Capaccio ne ebbero il dominio sino alla metà del XII secolo, poi il feudo passò nelle mani del barone Giulio Cesare Rizzo, precisamente nel ‘500, e quindi dei Brancaccio, baroni di Giungano. Trentinara inoltre appartenne a Bernardino Rota, ai Del Giudice, ai Sanseverino e, nel ‘600, ai De Angelis, ai quali venne concesso nel 1710 il titolo di marchese, col quale mantennero il possedimento sino al termine del Feudalesimo. Dal 1811 al 1860 è sto incluso nel circondario di Capaccio, a sua volta appartenente al distretto di Campagna del regno delle Due Sicilie e, dal 1860 al 1927, durante il Regno d’Italia, ha fatto parte del mandamento di Capaccio, appartenente al circondario di Campagna. Nel settembre 1943, durante le operazioni delle truppe alleate, nell’ambito dello sbarco a Salerno, Trentinara ha rischiato di essere raso al suolo poiché i tedeschi avevano installato una postazione militare sulla piazzetta panoramica.

Questa stessa piazzetta panoramica, postazione per i diversi eserciti nel corso dei secoli, oggi è meta d’attrazione, assieme alla zipline, è soprannominata “terrazza del Cilento“, proprio perché è possibile godere di un panorama che abbraccia tutta la Piana del Sele, gli scavi archeologici di Paestum e il Golfo di Salerno, dalla Baia di Agropoli alla Costiera Amalfitana, fino a vedere l’isola di Capri. Merita assolutamente una visita la chiesa di San Nicola, risalente all’XI secolo e che, perfettamente intatta, ospita il Museo dell’Artigianato.L’economia di Trentinara è sempre stata tipicamente agricola, grazie alla storica coltivazione di uliveti e allevamento della vite, con un buon flusso turistico, soprattutto nel periodo estivo.

Pietro, Gianni e Francesco Daniele sono tre fratelli che, oltre a gestire la cantina Tredaniele, rappresentano dei veri e propri riferimenti per il territorio e degli ambasciatori della cultura cilentana, attraverso percorsi esperienziali e gastronomia: infatti dispongono anche di un atelier dei sapori tradizionali, incastonato in una villa settecentesca, dove i visitatori possono assaggiare pietanze tipiche in abbinamento ai vini.

Le uve Fiano che hanno donato il profilo organolettico al Corsole sono state raccolte entro la prima decade di ottobre. Dopo la pigia-diraspatura, gli acini sono stati sottoposti a pressatura soffice, fugando il contatto con l’ossigeno in ogni fase, poi, dopo una lunga fermentazione in acciaio a temperatura controllata, il vino ha sostato per alcuni mesi sulle fecce fini.

Il Corsole Fiano Campania Igt 2022 di Tredaniele presenta alla vista una veste dal color giallo paglierino che riesce a brillare di luce propria, concedendo alla rotazione del calice piacevolissime onde di consistenza. Al naso un lieve accenno floreale cede al richiamo della mela verde ed alle note vegetali del muschio umido, poi la pera e la nespola ed infine le sottili percezioni di tabacco biondo e idrocarburo. Il sorso è vibrante anzitutto per sapidità, poi la freschezza veicola note di agrume, come di limone pane, semi di basilico e un tocco finissimo di miele di acacia. Si accompagna benissimo alle lagane con i ceci di Cicerale e un tocco di guanciale croccante.

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