R-Everse, azienda innovativa nel recruiting, ha condotto un’indagine sui lavoratori per capire quanto lo smart working è davvero gradito. È emerso chiaramente come questa modalità di lavoro sia apprezzata dai lavoratori ma che deve essere introdotta con criterio, fornendo tutti gli strumenti adeguati, sia tecnologici sia di formazione.
Il lockdown è finito e molte aziende hanno preferito continuare a lavorare in smart working per avere il tempo di riorganizzare gli spazi e le nuove misure di sicurezza.
R-Everse da sempre attenta ai temi delle risorse umane, ha condotto un’indagine tramite LinkedIn su 200 lavoratori italiani, intervistati in modalità anonima. Sono emersi spunti interessanti per le aziende che intendono far diventare questa modalità di lavoro un modus operandi.
In linea generale il lavoratore apprezza lo smart working ma nello stesso tempo risulta che il 26,4% di quelli che trovano difficoltà nella gestione del lavoro da casa è perché lavorano di più, perché fanno fatica a gestire i figli piccoli, perché trovano difficile organizzare il tempo, etc.
Alla domanda: Credi che la tua azienda ti stia venendo incontro nella gestione dell’home office, solo il 12% dei lavoratori non è soddisfatta di come le aziende stanno agevolando il lavoro da casa.
Entrando più nello specifico e cercando di capire quali sono gli aspetti che l’azienda supporta nello smart working emerge che il 70% dei lavoratori è soddisfatto del supporto tecnologico dato dalle aziende, mentre sembra esserci parecchio da lavorare sugli altri fronti, soprattutto sulla formazione necessaria perché ognuno sia autonomo da casa, sugli strumenti e sia sulla forma mentis da sviluppare (solo l’8% è soddisfatto). Inoltre, il 37% degli insoddisfatti reputa necessaria l’impostazione di obiettivi chiari, carente per svolgere un lavoro ottimale.
Alla domanda: Una volta terminato il lockdown pensi che usufruirai dell’home office se la tua azienda te lo consentirà? Solo il 21% ha risposto che prediligerà lavorare in ufficio, il 49% vorrà usufruirne il più spesso possibile, mentre il 28% preferirà lavorare solo qualche volta in smart working.
Conclusioni
Dall’indagine emerge chiaramente come lo smart working non possa essere solo una questione di emergenza, ha bisogno di essere gestito in modo diverso dal lavoro di ufficio, oltre una buona tecnologia bisogna partire dalla formulazione degli obiettivi che prescindono dalle ore trascorse davanti alla scrivania. Siamo animali sociali e pertanto in modalità smart working è molto utile vedere quotidianamente il proprio team di lavoro on line per allinearsi sulla micro-operatività. È utilissimo sia per i manager che per i lavoratori. L’importante è che il meeting sia breve e concreto, e che si sia precisi con i tempi di inizio e fine. Queste sono solo alcune delle modalità di gestione che possono essere attivate.
L’azienda che vuole rendere lo smart working un modus operandi deve necessariamente formare i propri HR Manager (Manager delle Risorse Umane) per acquisire nuove competenze e per riuscire a gestire i collaboratori e il lavoro in modo efficiente e produttivo.
4 thoughts on “Cosa dicono i lavoratori dello smart working?”