Didone
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La consuetudine odierna dei Mass-Media è di catalogare sotto una sola categoria, una realtà qualunque, come ad esempio il caso della condizione femminile.

Sembra così sbrigativo e facile dire che la donna araba corrisponda alla condizione femminile della sottomissione, della violenza e dell’ingiustizia. Si è soliti leggere articoli, vedere foto oppure immagini di donne arabo-musulmane passive che hanno subito violenze.

La prima cosa da precisare è che c’è una differenza fondamentale tra essere arabi ed essere musulmane, essere araba ed essere maghrebina. L’Islàm è la fede che unisce tanti paesi arabi e non come l’Indonesia. Mentre l’arabo è la lingua della maggior parte dei paesi musulmani. Tutto questo per dire che si è uniti da una lingua e da una fede ciò non significa che si vive nella medesima condizione. Il mondo arabo-musulmano è composto da micro realtà dove gli indici cambiano a seconda della proprio storia e realtà.

Prendendo l’esempio della donna maghrebina la condizione della donna libica è del tutto lontana da quella tunisina. Si potrebbe cominciare con un excursus nella Ifrikiya (attuale Tunisia), i berberi, abitanti autoctoni del Maghreb, diedero un’importanza capitale al ruolo della donna e in particolare alla «Jeanne d’Arc» della tribù dei «Zènète», Al Kahena, che resistette alla minaccia araba e riunì le tribù berbere.

La storia insegna che i fenici sbarcarono nella costa africana dodici a quattordici anni avanti Cristo, ove stabilirono i loro mercati. Una di queste città è Cartagine, antica colonia di Tiro, situata in una penisola dove attualmente c’è Tunisi, che è riuscita a fondare un vero e proprio impero, raggruppando sotto la sua autorità tanti territori, è stata costruita secondo un’antica leggenda da Didone figlia del re di Tiro Mutto. Elissa o Didone fuggì dal fratello che uccise suo marito per impadronirsi dei suoi soldi, per andare in quella terra che venne chiamata in seguito Cartagine. Tuttavia la forza di Didone non era l’unica della sua epoca poiché si parla anche di Sofonisba, figlia di Asdrubale, moglie di Sifax che ha giocato un ruolo politico riuscendo ad avere un’influenza capitale sui re numidi.

Con il passar del tempo e dopo due guerre che opposero le due città Cartagine e Roma, Ifrikya divenne una colonia dell’Impero romano che nolente o volente ubbidisse alle regole della scuola romana. L’impatto che ebbe Roma su Ifrikya fu molto florido poiché secondo gli storici la donna romana godeva una libertà molto più importante di quella della donna cartaginese e di quella greca.

Ma accanto alla sua grande storia la donna tunisina ha dietro le spalle una legislazione e degli uomini che hanno fatto di tutto e che continuano a farlo per liberarla come Tahar Haddad, Habib Bourguiba e l’attuale presidente Zine EL Abidine Ben Ali.
Il 13 agosto del 2006 le donne tunisine hanno festeggiato i 50 anni (1956-2006) del codice dello statuto personale «Le code du statut personnel», (CSP), promulgato il 13 agosto del 1956 da Habib Bourguiba, primo presidente della repubblica tunisina. Il CSP è stato un vero motore dell’emancipazione della donna, alla cui base si era formato l’uguaglianza giuridica tra uomo e donna, con una serie di clausole e leggi che facilitarono questo processo come per esempio: l’abolizione della poligamia, il diritto al divorzio e il divieto della ripudiazione, (ricordiamo a questo proposito che il divorzio in Italia è stato concesso definitivamente negli anni settanta).

Con l’arrivo di Zine El Abidine Ben Ali, secondo presidente della repubblica tunisina, il CSP è diventato nel cuore del cambiamento con un ruolo fondamentale per la società sulla scia del grande precursore Tahar Hadad, che dal 1930 che aveva sottolineato nel suo celebre libro La nostra donna nella legge islamica e nella società, questo aspetto come un gradino per il modernismo della società islamica. Tre icone che hanno contribuito a quest’evoluzione che nessuno purtroppo ricorda nella stampa occidentale. La donna tunisina è attualmente presente al 58% in quanto studentessa e al 26% nella popolazione attiva con una presenza del 40% nell’educazione e l’istruzione e la ricerca universitaria.

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