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Una barca nuragica in mare è l’ultima frontiera dell’archeologia sperimentale. Nel porticciolo turistico di Arbatax Andrea Loddo e Gerolamo Barabino hanno varato recentemente la loro barca nuragica: una ricostruzione basata sulle famose “navicelle nuragiche” di bronzo.  L’archeologia sperimentale ricostruisce e mette in pratica tecniche di realizzazione di manufatti i cui segreti si perdono nella notte dei tempi. L’obiettivo è quello di divulgare la conoscenza delle culture dei nostri avi in chiave insolita, appassionante e innovativa. Una disciplina complementare all’archeologia storica che in tempi recenti si sta rivelando fondamentale per conoscere la vita degli antichi popoli Shardana.

La Barca nuragica ormeggiata ad Arbatax

Un’idea, quella di ricostruire una barca nuragica, che arriva dopo oltre dieci anni di sperimentazione nel campo dei manufatti della Sardegna antica. La “navicella di Bultei”, forse la più famosa custodita al Museo Archeologico di Cagliari, è il modello ispiratore della barca in legno e centine che nei prossimi mesi potremo ammirare nei mari dell’Isola.  

“La scelta della navicella da prendere come modello è caduta su quella di Bultei perché l’albero non arriva fino alla chiglia, ma ha la particolarità di essere sospeso fra due archi sovrapposti che insieme ai parapetti fanno da sostegno.” Spiega Andrea Loddo. L’albero che non arriva fino al fondo della chiglia, ma sospeso, pone senza dubbio difficoltà maggiori di interpretazione e realizzazione. Difficoltà che Andrea ha colto sicuramente come una sfida nello scoprire i segreti degli antichi navigatori Shardana. La barca ha un’unica vela quadra di sei metri per quattro di lino che porta la firma prestigiosa di Andrea Mura.

Per dare le giuste proporzioni Andrea ha usato come proporzione i cani rappresentati nel reperto nuragico stimandone una lunghezza di circa sette metri. “La barca per poter uscire dal porto e navigare è però anche in linea con le attuali normative sulla sicurezza in mare. Per questo, nella realizzazione dello scafo, non si poteva partire da zero, ma bisognava trovare un compromesso” racconta Andrea “così sono partito da un gozzo degli anni ’70, che già aveva una sagoma molto simile all’antica imbarcazione. Ho dovuto riadattare un motore a 20 cavalli e un’ancora tradizionale, ben lontana da quelle in granito della marineria nuragica, ma che consente all’imbarcazione il rispetto delle normative sulla navigazione. Il motore è invece obbligatorio per poter uscire ed entrare in porto.” 

la “Navicella di Bultei”

La forma e le dimensioni della vela vengono ricavate da formule matematiche che prendono in considerazione le dimensioni dell’albero. Il pennone è di sette metri e mezzo e probabilmente la vela può essere ancora ingrandita. Per ora il collaudo vede la barca armata così, ma non sono escluse modifiche con vele di dimensioni diverse e albero sospeso. La protome porta un paio di corna di cervo autentiche di un metro e venti. In cima all’albero l’anello, caratteristico delle navicelle sarde interpretato come anello rotante nel quale passano le cime ed evita che queste si intreccino e si ingarbuglino tra loro. Il timone è un singolo remo fissato in un lato dell’imbarcazione.

La Barca nuragica è oggi omologata per il trasporto di sette persone, ma si stima che potesse portarne agevolmente anche dieci o dodici. In origine era probabilmente una barca veloce, per incursioni rapide, forse una barca da pirateria per furti sulle coste o su altre imbarcazioni.

La barca, con tutte le dotazioni di sicurezza, è stata calata in acqua e ha superato il collaudo statico. Il 25 luglio scorso l’inaugurazione ufficiale dell’iniziativa è stata patrocinata dal comune di Tortolì alla presenza dei sindaci di Tortolì Massimo Cannas e di Arzana Marco Melis con il padrino d’eccezione Andrea Mura.

Il prossimo passo è il collaudo dinamico a vela spiegata ad agosto, ma in realtà è già iniziato da alcuni giorni, per poi prendere il largo nella circumnavigazione in senso antiorario della Sardegna. La barca, battezzata Dana, partirà da Arbatax per dirigersi in direzione Dorgali, Porto Cervo, Castelsardo e altri numerosi comuni della costa.

La barca Dana dà nuova luce alle navicelle nuragiche del museo archeologico che non rappresentano più solo oggetti meramente votivi, ma rappresentazioni realistiche di una cultura di abili navigatori al centro del Mediterraneo che evocano l’origine del mistero di Atlantide. 

La Barca con personaggi in abiti nuragici

Oggi, lontana millenni dalla pirateria shardana, la barca ha anche lo scopo di offrire un’originale proposta turistico/culturale sfruttando il materiale e la cultura del passato. Andrea infatti non è nuovo a esperienze di questo tipo e la Barca nuragica rappresenta solo un altro capitolo della sua inesauribile vena creativa dedicata alla riscoperta della cultura nuragica. 

Abile artista di Lanusei, Andrea Loddo ha dapprima studiato le terre sarde per riprodurre le terracotte dei musei sardi, è poi passato alla modellazione in cera dei più famosi bronzetti sardi e ne sperimenta le tecniche di fusione in bronzo con dimostrazioni dal vivo. Si occupa inoltre dello studio delle armi e dell’abbigliamento nuragico. Le sue iniziative fanno parte di progetti di coinvolgimento di comunità locali nella divulgazione storica e archeologica anche nelle scuole. Fra questi il progetto Nuragicamente è finanziato dalla Fondazione Sardegna.

Le sue ricostruzioni hanno spesso un esito scenico e teatrale le cui scenografie sono i nuraghi, i luoghi e i paesaggi dell’Isola. Accompagnato da musiche tradizionali reinterpretate crea ambientazioni e atmosfere antiche di oltre quattromila anni che portano lo spettatore letteralmente dentro la scena di una cultura ancestrale, quella sarda troppo spesso negata e dimenticata.

3 thoughts on “Dal museo archeologico al mare: ricostruita una barca nuragica

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