Share

Meno di un mese fa, precisamente il 26 luglio scorso, l’United Kingdom Hydrographic Office ha annunciato che cesserà di produrre carte nautiche dell’Ammiragliato Britannico entro la fine del 2026, le famosissime mappe di navigazione in uso alle marinerie di tutto il mondo, meglio note col nome di Admiralty Standard Nautical Charts. L’Ufficio Idrografico del Regno Unito ha altresì aggiunto si concentrerà maggiormente sui suoi stessi prodotti e servizi inerenti alla navigazione digitale e quindi al carteggio elettronico. Pertanto le carte nautiche, fino ad oggi impiegate per il tracciamento della rotta, per indicare il punto nave, praticare le tecniche della navigazione tradizionale, grazie all’uso del compasso e delle squadrette nautiche, nonché utili a ricavare in maniera speditiva informazioni necessarie alla condotta sicura del mezzo navale, saranno gradualmente messe in dismissione prima del 2027 dall’UKHO.

L’ente inglese dovrà sviluppare alternative digitali per quella parte di settore marittimo che ancora utilizza le mappe tradizionali, in accordo e consultazione con tutti i clienti e le parti interessate, tra cui la Maritime and Coastguard Agency, nonché altri organismi di regolamentazione, tra cui gli uffici idrografici nell’egida dell’International Maritime Organization, che vale ricordare è emanazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, i partner industriali ed i vari distributori.

Come afferma Peter Sparkes, amministratore delegato dell’UKHO, tra le ragioni della decisione va messo in conto il rapido calo della domanda di carte nautiche, causato dalla transizione obbligatoria all’Electronic Chart Display and Information Systems voluto dagli emendamenti della SOLAS, la Convenzione sulla Salvaguardia della Vita Umana in Mare, a partire dalle navi da crociera cui da anni non è fatto obbligo impiegare le carte nautiche standard e via via da estendersi a tutte le tipologie di naviglio.

Dello stesso avviso la baronessa Annabel MacNicoll Goldie, ministro della difesa britannico, la quale asserisce che “quando si tratta di shipping, una delle nostre priorità al Ministero della Difesa è rendere il trasporto marittimo il più sicuro possibile; per raggiungere questo obiettivo, l’industria deve continuare a passare a strumenti e tecnologie digitali che condividono i dati quasi istantaneamente da nave a nave o da nave a costa”.

Invece, dopo l’annuncio dell’UKHO, Lucy Wilson, amministratore delegato di Imray Laurie Norie & Wilson Ltd, ha tenuto a precisare che la sua azienda continuerà a stampare su carta. Queste le sue parole: Imray vorrebbe chiarire che non abbiamo in programma di ritirare i grafici cartacei. Il nostro obiettivo è il settore del tempo libero e del piccolo artigianato, che ha condizioni e requisiti diversi rispetto al mercato principale delle spedizioni commerciali dell’UKHO”. Infatti, dal suo punto di vista sussiste ancora una forte domanda rispetto alla cartografia nautica e l’Imray ad oggi è l’unico editore privato di questo settore ad essere riconosciuto dalla Maritime and Coastguard Agency oltre che dalla nota pubblicazione settimanale Notice to Mariners, corrispondente ai nostri Avvisi ai Naviganti, curato dall’Istituto Idrografico della Marina Militare Italiana. Ciò ha consentito a questa azienda di corroborare tanto il segmento classico che quello digitale, consistente nel sistema ENC, collaborando con gli istituti idrografici del globo. Ed a proposito delle Electronic Nautical Charts editate dal National Oceanic and Atmospheric Administration, l’equivalente a stelle e strisce dell’UKHO, va chiarito che, per quanto ci sia una forte volontà nell’implementare la gamma di prodotti tecnologica su una scala di copertura più vasta, gli Stati Uniti garantiranno l’erogazione del cartaceo in forma personalizzata e basata su dati elettronici per una maggiore accuratezza grafica.

Gradualmente sulle grandi navi però non vedremo più, come nel caso della Marineria Italiana, il terzo ufficiale di coperta stare chino sul tavolo di carteggio per effettuare le correzioni sulle carte nautiche, attività questa che obbliga ad osservare e memorizzare attentamente le informazioni a disposizione sulle stesse mappe e sulle altre pubblicazioni nautiche poste nelle rastrelliere del ponte di comando. In cambio di una pregressa pratica nell’esercizio delle correzioni sicuramente ci sarà un ingente dispendio di tempo, non occorrerà arrivare in porto per ricevere la spedizione con il nuovo materiale e non ci sarà più bisogno di conservare le vecchie carte per un certo numero di anni prima che possano essere gettate via. Vantaggio? Delle circa 18.000 carte elettroniche si potrà beneficiare di tutti gli aggiornamenti quasi in tempo reale.

La storia della cartografia inglese è relativamente recente e come si è precedentemente detto è a carico dell’ufficio idrografico del Regno Unito che a sua volta è un dipartimento dell’Ammiragliato, istituito grazie ad un ordine del consiglio del re Giorgio III nel 1795, il quale ne incaricava la supervisione al conte George John Spencer. Compito dell’istituto idrografico era quello di raccogliere le informazioni necessarie alla compilazione, al disegno ed alla stampa delle carte. Il reparto iniziò a produrre le carte nautiche solo nel 1800 grazie all’acquisizione di una macchina da stampa, per quanto risalgano a periodi precedenti una carta di Portsmouth del 1620, frutto di una prima indagine idrografica sponsorizzata dal governo della Gran Bretagna, assieme ai dati raccolti dal capitano James Cook ed ai documenti relativi all’HMS Beagle e Charles Darwin, veri tesori preziosi per L’UKHO. Il primo idrografo del reale istituto fu Alexander Dalrymple, gli successe Thomas Hurd nel 1808: fu grazie a quest’ultimo che l’Ammiragliato, che provvedeva alla fornitura di carte solo alla Marina da Guerra, si fece persuaso che le carte dovessero essere messe anche a disposizione anche della Marina Mercantile e del pubblico dietro pagamento, creando così un catalogo che nel 1825 elencava ben 756 carte.

Ma la carta nautica più antica, pervenuta in buono stato fino ai giorni nostri, appartiene alla Cultura Mediterranea: è la Carta Pisana, di cui non è noto l’autore ed è fatta risalire al 1275, lo stesso periodo circa in cui venne inventato il “compasso da navegare”. Gli anni successivi alla comparsa della Carta Pisana sono particolarmente significativi per l’evoluzione della cartografia, poiché si assiste al massimo splendore delle Repubbliche Marinare, le quali danno grande impulso alla stesura delle preziosissime carte nautiche. Appartengono ai secoli XIV e XV oltre 150 carte, appartenenti soprattutto alle scuole cartografiche di Venezia, Genova ed Ancona; bisognerà attendere invece il ‘500 perché la cartografia nautica fiorisse anche nel Sud Italia, con Napoli e Messina come principali centri di produzione.

Sostenere che la storia delle carte nautiche nel Mar Mediterraneo risalga soltanto al Medioevo ed alle Repubbliche Marinare sarebbe quantomeno avventato in quanto è nota la perizia dei Pelasgi, dei Greci e dei Fenici ed ipotizzare non ne facessero uso significherebbe non tenere conto né della dispersione del materiale storico a causa di usura e naufragi, né della eventuale distruzione delle stesse, redatte durante le traversate, una volta terminata la loro utilità. Infatti le prime tracce di tecniche cartografiche risalgono proprio ai Greci, ai Babilonesi ed ai Fenici e vanno dal 2300 al 350 a.C.

Senza addentrarci troppo nei meandri della storia è evidente che da Anassimandro ad Eratostene, da Ipparco a Tolomeo ed Aristotele, dalla redazione in epoca medievale delle prime mappae mundi, portolani e planisferi tolemaici alla realizzazione quattrocentesca del mappamondo, fino ai progressi ottenuti grazie alla triangolazione geodetica, della trigonometria sferica e da studiosi come Gerhard Kremer, Johann Lambert e Carl Friedrich Gauss, la cartografia ha accompagnato l’evoluzione e il progresso non soltanto dei naviganti ma di tutte le civiltà, frutto dell’umano ingegno e della confluenza di scienze quali l’aritmetica, la matematica, la geometria, la geografia e l’astronomia.

Indomito è stato il coraggio dei grandi navigatori-cartografi del passato, senza i quali non si sarebbe potuto né sperimentare la valenza degli studi cartografici, piuttosto che ottenere gli elementi opportuni per migliorarli, né tanto meno riportare i dati tanto diligentemente raccolti dal cabotaggio di coste inesplorate e quindi ampliare i confini del mondo per tutta l’umanità.

Dopo questa lunga, tediosa ed apparentemente nostalgica parentesi sulla genesi e lo sviluppo delle carte nautiche nel corso dei millenni è bene ribadire che il progresso scientifico è indispensabile e non deve essere ostacolato, se produce effetti positivi, ma deve poter andare di pari passo con l’evoluzione dell’essere umano. Il problema però è proprio questo, in quanto progresso ed evoluzione, non essendo la stessa cosa, non camminano di pari passo e questa disparità crea quanto segue: nella misura in cui aumenta il progresso tecnologico diminuisce il valore personale dell’uomo.

Un tempo presso l’istituto nautico si insegnava persino a costruire delle carte nautiche di fortuna, basandosi anche sulla latitudine crescente, in caso di naufragio. La carta gnomonica, la carta mercatoriale e la carta mercatoriale trasversa erano l’Ave Maria dell’aspirante al comando di navi mercantili, venivano utilizzate durante la pratica del carteggio, la cui scomparsa in quanto a disciplina ha portato ad una serie di conseguenze assurde: l’European Maritime Security Agency nel sanzionare il nostro Paese intercettò proprio il decadimento degli istituti nautici a causa della scomparsa di alcune materie, per non parlare del resto. La soluzione non fu una riforma scolastica in meglio, né tanto meno dei ministeri e degli organismi competenti (?), anzi scomparve il titolo di capitano di lungo corso, venne dato accesso ai diplomati provenienti da altri indirizzi scolastici di accedere ugualmente alla carriera, creando una sorta di guerra tra poveri, i titoli marittimi persero il loro valore e malgrado quanto dicessero le normative la loro “shelf life dipendeva ormai dall’aggiornamento dei corsi di formazione e dai periodi di imbarco sempre più carenti, furono introdotti i corsi direttivi e da allora i centri di formazione e le cosiddette accademie spuntarono come i funghi, spremendo per bene il personale navigante, con i danni catastrofici che si contano ancora oggi.

L’uso del sestante e la stima del vento e delle correnti pare un tempo qualificassero l’uomo di mare, al di là delle ulteriori competenze da incamerare, cosa lo qualificherà oggi senza neanche più l’uso delle carte nautiche?

Giova ripetere che il progresso è fondamentale ma credo sia giusto e doveroso vedere nella navigazione tradizionale, nella navigazione astronomica e nella loro pratica costante, un supporto inscindibile, formidabile e complementare alla navigazione moderna, poiché l’ufficiale di rotta deve poter discriminare le informazioni che gli pervengono con tutti i mezzi a disposizione, tecnologi e non. D’altronde la maggior parte degli strumenti che per secoli hanno condotto le navi in sicurezza e contribuito ad una ottimale pianificazione del viaggio non si spengono, anzi tengono il cervello del navigante acceso e vigile. Infatti ciò che è più caratterizza lo scibile nautico è la stratificazione stessa delle conoscenze che in esso si accumulano, un patrimonio inscindibile, sovrapponibile ma non sottraibile, che dovrebbe aumentare il fardello dello studente nautico, quindi dei futuri ufficiali di marina, e non alleggerirlo.

 Senza dimenticarci poi di un vecchio adagio….

Pe ‘mmare nun ce stanno taverne!

Apparentemente off topic, lascio quanto segue a migliori riflessioni ed approfondimenti, per un evidentemente voluto parallelismo: alcune ricerche hanno dimostrato che la lettura su schermo è più veloce e meno lineare, mentre il cartaceo permette di approfondire meglio un testo complesso. Tra i più evidenti vantaggi di un libro cartaceo pare vi sia la leggibilità, in quanto si riesce a comprendere meglio il testo perché oltre alla vista viene coinvolto anche il senso del tatto, conferendo pertanto maggiore godibilità.

Se ciò non fosse stato compreso appieno e tenete desiderio di andare lontano, nel dubbio, comprate una carta geografica e prendete il treno della fantasia per andare dove vi pare!

Leave a comment.