Articolo di Giovanna Frongia
“Agisci in modo tale che gli effetti della tua azione
siano compatibili con la continuazione di una vita
autenticamente umana“. Hans Jonas
Pocos, locos y mal unidos. Così vengono definiti i sardi secondo un luogo comune molto diffuso che attribuisce erroneamente a Carlo V tale definizione. E questa è solo la prima di una lunga serie di opinioni radicate nell’immaginario comune che Carlo Mancosu, tra i soci fondatori del Circuito Sardex.net insieme ai fratelli Gabriele e Giuseppe Littera e agli amici Franco Contu e Piero Sanna, mette in discussione durante la nostra intervista. Dai luoghi comuni specifici sulla popolazione sarda a quelli più generali sull’economia, la crisi e la moneta. Ed ecco che accanto a queste parole ne compaiono altre, che difficilmente si leggono nei manuali di economia: fiducia, solidarietà, fare rete. E’ sufficiente raccontare la storia di questi ragazzi, alcuni di loro neppure trentenni, per dimostrare nei fatti e nei numeri che “un’altra via” è possibile e che anche in tempo di crisi e in una regione, la Sardegna, poco avvezza ai cambiamenti e alle novità è pensabile mettere in piedi un’attività imprenditoriale innovativa che produce ricchezza sul territorio e per il territorio. Quattro amici d’infanzia, accomunati da un interesse profondo per l’economia e per le monete complementari oltre che dall’amore per la propria terra, dopo aver terminato gli studi decidono di tornare in Sardegna nel loro piccolo paese di origine: Serramanna. E proprio qui, in una bella casa campidanese, nel 2009 rendono operativo il Circuito Sardex.net. che dopo due anni e mezzo di attività già conta 700 aziende affiliate, ventitré dipendenti dislocati tra sede centrale e sede commerciale e un volume di transazioni che ha raggiunto i quattro milioni di Sardex.
Come nasce l’idea?
“L’idea nasce nel 2007, se si può stabilire un inizio – racconta Carlo Mancosu, responsabile della comunicazione per Sardex – ma il sentimento che ha portato all’idea nasce prima. Tutti noi nutrivamo un profondo interesse per l’economia locale ed eravamo preoccupati per gli impatti causati dalla liberalizzazione dei capitali e dallo spettro della competizione che da locale stava diventando mondiale. Inoltre siamo contrari al denaro che crea denaro- continua Carlo Mancosu- in quanto nel sistema attuale il denaro ricopre un ruolo che non è più quello di mezzo di scambio, ma è quello di fine”.
L’idea non è nuova se già Aristotele nella Politica riteneva illegittimo fare denaro col denaro: “poiché [il denaro] fu introdotto in vista dello scambio, mentre l’interesse lo fa crescere sempre di più: sicché questa è tra le forme di guadagno la più contraria a natura”1. In realtà la preoccupazione del filosofo greco nasce dalla constatazione che alcune attività creditizie e finanziare, pur generando cospicui profitti privati, producano scarsi guadagni in termini di benessere sociale e possano addirittura causare perdite. Tale pensiero fu ripreso dal commerciante tedesco–argentino Silvio Gesell, il quale nei primi anni del ‘900, riflettendo sulle conseguenze di una crisi verificatasi nell’Argentina di allora, spiegò come in una circolazione del denaro libera da interessi, l’offerta e la domanda di capitale si equilibrano2. La stessa filosofia sta alla base di Sardex, una moneta virtuale, complementare all’euro, che permette di scambiare beni e servizi tra le aziende affiliate al circuito e funziona come camera di compensazione di debiti e crediti.
In Europa esistono esempi di monete complementari create in tempo di crisi ed è allo studio di queste che si appassionano i ragazzi di Sardex. In Svizzera sono 60 mila le imprese che ancora oggi si scambiano beni e servizi in Wir, una moneta creata da alcuni imprenditori locali per sfuggire alla crisi del ’29 , mentre in Germania, nel 1930, circolavano i Wara.
Come funziona il Circuito Sardex?
“Potremmo definire Sardex una moneta che regola lo scambio di beni e servizi tra le imprese sarde affiliate al circuito. Ogni azienda, all’atto dell’iscrizione, ci comunica la propria disponibilità annuale per il circuito di beni e servizi per il quale si vuole impegnare. A questo punto in base ad un sistema di rating dal volto piuttosto umano assegniamo loro un credito, quindi la possibilità per l’azienda di andare in rosso e di acquistare, prima di aver venduto, all’interno del circuito”. Tale credito viene assegnato sulla base della fiducia ed è una vera e propria iniezione di liquidità aggiuntiva, a interessi zero, per le aziende che partecipano al circuito. Ogni anno i bilanci di ciascuna posizione si chiudono e le aziende ripagano in euro (per convenzione un Sardex vale un euro) le passività che non sono riusciti a ripagare effettuando vendite nel circuito. Le imprese hanno perciò tutto l’interesse nel rimettere il denaro in circolazione nel network, anziché tenerlo fermo come riserva di valore, in quanto il buon funzionamento del sistema è determinato dalla crescita delle transazioni e non dall’incremento della massa monetaria all’interno del circuito.
Quali le differenze rispetto al mercato tradizionale?
“In questo sistema la volontà del singolo tende ad individuarsi nella volontà del gruppo, quindi il benessere dell’uno è strettamente collegato al benessere dell’altro. Nel momento in cui acquisto all’interno del circuito sto generando un altro affare per un’azienda terza e questa circolarità farà sì che prima o poi anche io possa riavere in mano quella liquidità e riutilizzarla”.
Sembrerebbe quindi confermata l‘interpretazione del pensiero di Adam Smith proposta dal Premio Nobel per l’economia Amartya Sen3, il quale alla celebre massima del macellaio- birraio-fornaio- della Ricchezza delle nazioni (1776), utilizzata dagli economisti per spiegare che l’uomo nel suo agire economico è mosso soltanto dall’interesse personale, affianca la teoria generale di Smith sulle motivazioni umane. Il padre della moderna economia, infatti, nella Teoria dei sentimenti morali (1759) evidenzia, a proposito delle motivazioni umane dell’agire, l’importante ruolo svolto da valori sociali quali la simpatia (nella sua accezione etimologica di capacità di condividere i sentimenti degli altri), la generosità, il senso del bene comune e afferma: “per quanto egoista si possa ritenere l’uomo, sono chiaramente presenti nella sua natura alcuni principi che lo rendono partecipe delle fortune altrui e che rendono per lui necessaria l’altrui felicità, nonostante da essa egli non ottenga altro che il piacere di contemplarla”.4
Perché avete scelto un sistema regionale?
“Abbiamo scelto un’immagine bioregionale perché crediamo profondamente nella possibilità di una regione di riconoscersi nella sua propria cultura e di autodeterminarsi. Tuttavia stiamo portando avanti progetti di replicabilità in altre regioni, per esempio il Sicanex in Sicilia. Il leitmotiv del circuito è quello della sostenibilità in tutti i sensi, il nostro è un circuito pulito poiché tutte le transazioni sono tracciate sul server. Inoltre, oltre che moneta complementare, il Sardex è un ottimo strumento di cura e salvaguardia delle relazioni e permette alle aziende locali di fare rete”. E proprio in questa direzione vanno i progetti per l’immediato futuro presentati da Sardex.net. A fine mese sarà disponibile un nuovo portale, denominato Agorà, che permetterà una comunicazione più efficace tra le aziende del circuito, oltre che essere una vetrina importante per l’immagine delle imprese all’esterno. Ma l’obiettivo più ambizioso è l’apertura completa del circuito ai consumatori, attraverso una fase intermedia che vede il passaggio dal Business- to-business (B2B) al Business-to-employee (B2E), cioè la possibilità per i dipendenti delle aziende del circuito di ricevere bonus e incentivi in crediti Sardex da spendere nelle imprese affiliate.
Ci vuole coraggio per portare avanti un’attività in Sardegna in questo momento storico?
“Non ci vuole coraggio, ma senso di responsabilità. Stiamo vivendo un’epoca di grandi trasformazioni, non si sa dove stiamo andando, ma sappiamo che stiamo cambiando, quindi essere parte attiva del cambiamento è sicuramente meglio che subirlo”.
E allora anche il tanto diffuso mito dell’homo oeconomicus che agisce solo per la massimizzazione del suo proprio benessere, concetto fondamentale della teoria economica classica, può essere messo in discussione in tempi di crisi e cambiamento e sostituito con l’homo che agisce, parafrasando Jonas, mosso dal principio di responsabilità.
1 Aristotele, Politica, I, capp. 9-11, in Opere, Roma-Bari, Laterza, vol. 9, 1986, cit. in Amartya K. Sen, La ricchezza della ragione, il Mulino, Bologna, 2011., pagg. 60-61.
2 Silvio Gesell, The natural economic order. La traduzione italiana del testo è disponibile solo in formato e-book, L’Ordine Economico Naturale, Arianna editrice, 2011.
3 Per l’interpretazione del pensiero di Adam Smith fornita da Amartya Sen si veda il saggio La ragione prima dell’identità, in Amartya K. Sen, La ricchezza della ragione, il Mulino, Bologna, 2011., pagg. 3-29.
4 Adam Smith, Teoria dei sentimenti morali, BUR, Milano, 2009, pag. 81
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