di Claudia Santa Cruz
Il desiderio di un cammino terreno sereno, e l’esigenza che post mortem questo cammino non si interrompa, è l’esigenza interiore sicuramente più comune a tutti gli uomini.
Il discorso sulla religione è molto complesso ed è altrettanto lodevole l’interessante iniziativa lanciata dalla Redazione di mediterraneaonline.eu. Da qualche parte bisogna pur iniziare a parlare, confrontarci, discutere e soprattutto per trovare una soluzione per la pace e la fame nel mondo.
Il tema proposto è un vero grande progetto ed sono maturati i tempi ed i mezzi di comunicazione.
Qualunque religione si identifica in una (quella monoteista) o più (quella politeista) entità superiori esenti da colpe a cui possiamo rivolgerci con fiducia e da cui possiamo attingere e seguire regole.
In tutte vi è un filo conduttore riconducibile alla ricerca di serenità e di qualcuno che ci protegga e ci indichi dei buoni principi da osservare durante la vita. Se tutti ci impegnassimo a collegare il filo non dovremmo tardare ad arrivare ad un accordo tra coscienze.
Vorrei limitare il mio discorso religioso alle devozioni private, quella religiosità intima che scaturisce dal desiderio di essere protetti da qualcuno o di qualcuno che protegga i nostri cari, quella religiosità basata sulla speranza e sul ringraziamento per una grazia ricevuta.
In alcune case sarde, soprattutto extra urbane, ho notato all’ingresso statue in gesso, immagini o stendardi in stoffa raffiguranti prevalentemente la Vergine e Gesù in Croce con candele votive che vengono accese in concomitanza delle feste religiose.
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In altre case, invece, anche se meno diffusa si nota la presenza di piccoli angoli di devozione con quadretti inseribili in una tipologia particolare: al centro si trova di solito un’immagine sacra di piccole dimensioni raffigurante la Vergine col Bambino, il Sacro Cuore di Gesù ma anche foto ricordo di parenti defunti contornati da composizioni floreali sapientemente e pazientemente realizzate in carta colorata, stoffa, passamaneria colorata, stagnola ed anche altri materiali poveri.
Insomma una religiosità che prende una forma artistica intima, personale, lontana da occhi indiscreti ma presente nella quotidianità.
Lavori pazienti, emotivamente molto coinvolgenti umili e talora a seconda del tessuto o della passamaneria utilizzata anche molto raffinati.
I lavori rientrano nel gusto eclettico della fine dell’Ottocento e dei primi del Novecento ed esprimono una sensibilità tutta femminile, riscontrabile nell’attenzione volta ai particolari e alla tecnica del lavoro in miniatura.
Pur essendo poche le fonti e la presenza di studi sull’argomento si trova ancora traccia di lavori simili in alcuni conventi di monache di clausura.
L’accuratezza nella realizzazione ed il perseguimento di un fine estetico gradevole contribuiscono a farne dei documenti toccanti della venerazione domestica.
Oggi si tende a valorizzare queste composizioni come testimonianze materiali del culto privato e intimista del secolo scorso.
In particolare testimoniano la ricchezza interiore dei Sardi, da sempre un popolo legato alla Religione cattolica ed al culto dei Santi, ed al ricordo dei propri
defunti.
Il popolo sardo da sempre mostra in particolare attenzione al Santo Patrono o al Santo protettore del proprio paese. Gran parte del popolo è profondamente devoto alla Madonna di Bonaria in particolare i cagliaritani il cui nome Bonaria e Maria Bonaria è ampiamente diffuso.