La continuità territoriale è uno strumento legislativo europeo a garanzia dei servizi di trasporto ottimali ai cittadini che risiedono in regioni geograficamente separate, morfologicamente difficili da raggiungere o disagiate per determinate ragioni, dalla nazione a cui appartengono; il servizio di trasporto avviene generalmente per via marittima o aerea e viene aggiudicato a coloro che partecipano ad una gara europea, pubblicata sulla gazzetta Ufficiale dell’UE, indetta per le rotte in questione, concesse in esclusiva ed in deroga al principio di libero mercato. L’antitrust italiano ha sanzionato per la cifra di 29,2 milioni di euro sia la Moby che la Compagnia Italiana di Navigazione, entrambe appartenenti al Gruppo Onorato Armatori, accusate di aver abusato della loro posizione dominante mettendo in campo una condotta anti concorrenziale ed aggressiva mirata ad ostacolare la crescita della concorrenza ed instaurando una forma di pregiudizio tra i consumatori su ben tre distinte rotte commerciali marittime tra la Sardegna e l’Italia continentale, violando di fatto l’articolo 102 sul Trattato di Funzionamento dell’UE.
Per quanto il Tar Lazio abbia deciso di congelare la sanzione, resta ancora da chiarire quali esiti avrà la procedura della Commissione Europea intenta a stabilire se i fondi pubblici ricevuti dalla Tirrenia abbiano o meno valenza di aiuti di Stato. Ed è Mauro Pili, leader di Movimento Unidos ed ex governatore della Sardegna, che accende i riflettori proprio sui 73 milioni di euro (560 milioni di euro complessivi in 8 anni) che la compagnia di navigazione di Vincenzo Onorato riceve sistematicamente ogni anno per garantire i collegamenti tra la Sardegna e la Penisola, per mezzo di una convenzione mai messa in gara.
Anche se il patron di Tirrenia ha giocato con un anticipo di ben tre settimane, avviando una campagna in difesa dei Marittimi d’Italia, Mauro Pili, sulla piattaforma Change.org, ha pensato bene di mettere sotto scacco l’imprenditore partenopeo lanciando una petizione rivolta all’attuale ministro dei trasporti Danilo Toninelli perché venga revocata la convenzione Stato-Tirrenia.
Per quanto la difesa dell’impiego degli italiani nel mondo dei trasporti marittimi sia una battaglia da vincere a tutti i costi Vincenzo Onorato arriva fuori tempo massimo, essendo stato in Confitarma fino al 2015 senza muovere un solo dito per i naviganti ed a questo bisogna aggiungere che ha pensato bene di lanciare la raccolta di firme proprio in un momento in cui il valore di emissione dei titoli di Moby, dallo scorso maggio, ha subito un crollo passando dal 91% al 78%; lo stesso Pili fa inoltre notare nella sua petizione che il precedente governo ha consentito ad Onorato di eludere il pagamento delle rate d’acquisto della Tirrenia con il differimento del pagamento di 180 milioni di euro ancora in sospeso e suddiviso in tre rate, di cui l’armatore non ha nemmeno saldato la prima rata di 55 milioni di euro fissata per l’aprile del 2016.
Effettivamente sembra un po’ strano che un imprenditore con tutta una reputazione da mettere ancora in chiaro, insolvente nei confronti dello Stato e con l’acqua alla gola, proprio in circostanze così delicate per sé stesso e per la sua azienda, cominci a sbandierare ai quattro venti tutto il suo amore per la Gente di Mare, palesando quel presunto patriottismo che in definitiva si scioglie come neve al sole quando preferisce costruire nuove navi in Cina piuttosto che nei nostri cantieri! Ed è giusto rammentare che la stessa Tirrenia è anche tra i maggiori debitori di Monte dei Paschi di Siena con altri 59 milioni di euro.
Dettagli di estremo rilievo che l’attuale ministro dei trasporti dovrebbe tenere debitamente in conto, tanto più che l’attuale governo non è affatto favorevole alle delocalizzazioni, pretendendo che chiunque riceva soldi dallo Stato è tenuto ad investirli in Italia.
Nella sua petizione Pili sostiene che Tirrenia applichi tariffe tanto esose da rendere praticamente inaccessibile la Sardegna da parte di potenziali partner economici, turisti e persino per i residenti: si pensi che nella tratta di andata e ritorno Genova-Olbia un nucleo familiare composto da due adulti e due bambini arriva a pagare oltre i 1000 euro; come se tutto ciò non bastasse si aggiungono piccoli incidenti e black out denunciati ripetutamente da passeggeri e riscontrabili da tracciati radar, ecco perché nella petizione online Movimento Unidos pretende che le navi ricevano ispezioni e controlli più efficaci, anche perché il loro stato di obsolescenza è alquanto evidente, poiché ve ne sono alcune che avrebbero almeno 30 anni.
È di vitale importanza che i cittadini italiani prendano una seria decisione in merito alla scelta tra le due petizioni e cercare di capire cosa ci sia effettivamente in gioco a partire dai due distinti promotori e da ciò che effettivamente li ha spinti ad intraprendere due campagne di raccolta firme così diverse tra loro.
Personalmente non ho alcun dubbio sulla scelta perché da una parte abbiamo una campagna strumentale volta a coprire, anche in maniera piuttosto malcelata, gli interessi di un businessman che per quanto riceva sostegno dallo Stato è indebitato ed insolvente su diversi fronti, non garantisce affatto un servizio passeggeri di qualità e lo fa pagare a caro prezzo, mentre dall’altro vediamo un cittadino che cerca di tutelare il diritto alla continuità territoriale, il diritto alla qualità del servizio da parte del consumatore ed il diritto alla sicurezza a bordo da parte dei passeggeri, denunciando il pessimo uso di denaro pubblico sotto ogni aspetto.
Danilo Toninelli, a cui entrambi le petizioni sono indirizzate, è in dovere di mettere sul piatto della bilancia non solo tutte queste gravi mancanze da parte del Gruppo Onorato Armatori ma di prevenire un’altra grave speculazione: a detta di Movimento Unidos la società napoletana avrebbe intenzione di vendere tre delle navi destinate alle tratte sarde ad un gruppo finanziario giapponese tramite un accordo di “bare boat back”; precisamente sarebbero le motonavi Bithia, Janas ed Athara ad essere oggetto della presunta vendita fissata per un valore di 210 milioni di euro, prezzo certamente maggiorato rispetto al valore reale di tali navi, tenuto conto del loro stato di obsolescenza, della loro incapacità a trasportare mezzi e per il fatto che, a partire dal 2020, dovranno assumere gasolio come combustibile.
Si può mai pensare che questo governo consenta a Vincenzo Onorato di vendere delle navi che non ha mai pagato allo Stato, noleggiarle allo stesso acquirente e continuare ad impiegare aiuti economici, sgravi fiscali e risorse pubbliche in maniera così scriteriata?
Per intanto Vincenzo Onorato tuona annunciando di muovere querela per diffamazione all’indirizzo di Mauro Pili, tirando in ballo Manuel Grimaldi con un’inchiesta per stabilire se sia o meno dietro alla petizione mossa contro Tirrenia il quale, piuttosto di risentirsi non solo si dice solidale e d’accordo con le tesi dell’ex governatore sardo, ma persino disposto a trasportare gratis tutti gli abitanti dell’isola per la metà della somma pattuita annualmente dalla convenzione.
Per quello che riguarda i Marittimi d’Italia, di cui a nessuno è importato un fico secco finora, non sarà certo per mano degli armatori o di ipocriti sindacalisti, categorie responsabili del declino della Marineria e da sempre conniventi, che ne vedremo risollevate le sorti.
Che Onorato se ne faccia una ragione: i diritti della Gente di Mare e la legge Cociancich verranno rispettati malgrado i suoi debiti ed i suoi interessi!
Per firmare la petizione di Mauro Pili clicca qui.
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