Si intitola “Dino Marchionni, gli anni ’50 e ‘60” la mostra che sarà inaugurata domani, sabato 17 dicembre alle 17.30, negli spazi del Museo MAGMMA di Villacidro (nella Casa anziani di via San Gavino).
Curata da Walter Marchionni, l’esposizione propone per la prima volta una cinquantina di opere realizzate dall’incisore urbinate Dino Marchionni a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta.
Graffiti, olii, tempere e disegni in questa esposizione vanno a rappresentare quel periodo straordinariamente fortunato della vita dell’artista, che attraversa la fase di transizione dalla residenza ad Urbino all’approdo in Sardegna, a Villacidro. Il corpus presentato nell’allestimento è principalmente formato da figure realizzate prevalentemente con la tecnica litografica. L’influsso accademico si estende anche nei primi anni in Sardegna, dove la litografia è sostituita dalla tempera e dall’acquerello.
Dalle opere emerge come l’artista urbinate fosse inserito a pieno nel solco di quella tendenza dell’arte contemporanea in cui la linea di ricerca estetica, scrive il critico Giorgio Pellegrini nel testo che accompagna la mostra, era “tutta rivolta al calore della presenza originaria, alla profondità delle radici, al fondamento stesso dell’arte: il fare artigianale, unica sua componente capace di rendere l’arte l’unico, autentico polo contrapposto alla realtà sociale alienata”. La riprova si ha, continua Pellegrini, nella “sorprendente varietà delle tecniche esecutive, praticate e insegnate (…)tutte unite dalla comune complessità dei procedimenti oltre che dal rigore di una manualità imperiosa quanto impeccabile, capace perfino di osare finissimi virtuosismi inesplorati (…) con un materiale, il colore a cera, che non ammette pentimenti”.
Tra i graffiti, ne sarà esposto uno del 1965 ritrovato Walter Marchionni nell’ufficio del corpo di polizia municipale di Villacidro: si tratta di un’opera che rappresenta raccoglitrici di legna, uno straordinario esempio della tecnica di graffito su cera in bianco e nero, custodito gelosamente dai vigili urbani .
La mostra sarà presentata dal critico d’arte Giorgio Pellegrini. All’inaugurazione saranno inoltre presenti il presidente della Fondazione di Sardegna, Antonello Cabras, la sindaca di Villacidro, Marta Cabriolu, il vice sindaco, con delega alla Cultura, Giovanni Spano. A monsignor Angelo Pittau, presidente del Centro di cultura di Alta formazione, e all’architetto Antonio Piras, presidente dell’Università della terza età di Villacidro, ex alunni dell’artista, sono affidati testi di testimonianza sul proprio rapporto con Dino Marchionni, docente e uomo.
La mostra resterà aperta fino al 20 gennaio 2017, e potrà essere visitata dal martedì alla domenica dalle 16 alle 19.
Informazioni
La mostra è realizzata in collaborazione con la Fondazione di Sardegna.
DINO MARCHIONNI
Nasce ad Urbino il 20 giugno 1932. Nella città dei Montefeltro, città natale di Raffaello Sanzio, si è diplomato presso l’Istituto d’Arte e successivamente ha frequentato l’Accademia Raffaello nella sezione di Litografia per la decorazione ed illustrazione del libro dove si diploma nel 1954 con l’illustrazione del libro di Prosper Merimeè “La Carrozza del SS Sacramento”. Nella stesso Istituto ad illustrare altrettanti testi furono: Salvatore Fiume, per ben due volte, Remo Brindisi ed Emilio Greco.
Dall’ottobre del 1954 si trasferì a Villacidro dove ha insegnato Educazione Artistica per trent’anni. Dapprima alla scuola dell’avviamento, di seguito , e in successione, presso il Seminario Vescovile, il Liceo Classico ed infine la scuola media “Antioco Loru”.
Nei primi anni vissuti a Villacidro Dino Marchionni si esprime essenzialmente con le tecniche a lui più care in quel periodo, retaggio degli studi appena terminati all’Accademia di Urbino.
La litografia, la linoleumgrafia, il monotipo, e le altre tecniche di incisione che tra l’altro sono oggetto di insegnamento presso gli istituti dove presta servizio.
Sono di questo periodo le realizzazioni con la tecnica della litografia di una serie di figure in bianco e nero e una serie di tauromachie , sempre con la tecnica della litografia, dove è forte l’influsso del Goya, autentico ispiratore dei giovani grafici ed incisori delle Accademie di mezza Europa.
Questo periodo, che possiamo inserire tra il 1954 ed il 1965, è ricco di esperienze soprattutto legate all’attività didattica.
Dalla metà degli anni sessanta inizia un periodo prolifico accostandosi a tecniche quali l’acquerello ed il graffito che saranno, negli anni successivi, il baluardo del suo percorso artistico.
Nel 1966 Dino Marchionni termina la realizzazione della prima grande opera con la tecnica del graffito: “Simbiosi” (titolo originario “L’ulivo”). Simbiosi, realizzata in quasi due anni, è il crocevia della nuova produzione artistica di Marchionni per quanto riguarda il graffito. Infatti affianca all’utilizzo del bulino, con il quale realizza le centinaia di foglioline dell’ulivo secolare, una normale lametta per grattare la cera nera sovrastante, onde poter liberare il giallo ed il rosso per poter creare il contrasto tra lo sfondo e l’albero. In questo periodo realizza alcuni graffiti, poche unità (cinque o sei), con tematiche legate alla neve e quindi con lo strato sottostante il nero, di color bianco; di queste opere, tuttora, se ne trovano tre pezzi.
La tecnica del graffito richiedeva ovviamente un’attenzione particolare e comunque superiore a qualsiasi altra tecnica. Proprio per la sua particolarità non concedeva distrazioni e conseguentemente errori. Una volta asportata la materia (il colore a cera) era del tutto vano ogni tentativo di ricomposizione della materia stessa. Questo è il motivo per cui Dino Marchionni, quando si cimentava nella realizzazione di un’opera a graffito, doveva acquisire la massima concentrazione in un contesto di tranquillità e serenità; il lavoro minuzioso e lento , e quasi maniacale, gli ha consentito di ottenere, in quaranta anni, una produzione di opere a graffito che non supera i cento pezzi.
Alla fine degli anni sessanta, contemporaneamente allo sviluppo della tecnica del graffito, Dino Marchionni affina la tecnica dell’acquerello. Da questo momento in poi e per tutti gli anni settanta, la sua attività si concentra prevalentemente sull’acquerello. Questo è anche il periodo in cui Dino Marchionni si affaccia al grande pubblico con una serie di mostre personali; Oristano , Villacidro ed una serie di mostre collettive nella penisola.
Ma le soddisfazioni dell’artista-professore sono legate soprattutto alla sua attività didattica. In questo periodo i riconoscimenti verso gli elaborati dei suoi alunni, che partecipano ai concorsi anche internazionali, sono numerosi. Fra tutti spicca il Premio dell’UNESCO del 1978/79 sul tema dell’ambiente.
Negli anni ottanta Marchionni, raggiunta la piena maturità artistica, alterna la produzione di acquerelli con quella dei graffiti. Sono anni in cui nasce l’idea, sviluppata con Marcello Serra, di realizzare una serie di opere a graffito che hanno come tema la spiritualità, attraverso la rappresentazione delle maggiori cattedrali romanico-pisane della Sardegna.
Questo progetto, consistente e articolato, assorbe gran parte dell’attività artistica di Dino Marchionni; per questo motivo, nel 1984 dopo trent’anni di insegnamento, lascia la scuola. Nel 1998 il Comune di Villacidro e la Presidenza del Consiglio Regionale realizzarono un’opera postuma dal titolo “Le Cattedrali” edito da Progetto Sardegna.
Dal quel momento in poi e fino alla sua scomparsa, che avverrà a Villacidro l’11 dicembre del 1994, la produzione artistica si fa più intensa e variegata. Le mostre personali si alternano più frequentemente; da citare sono quelle allestite ad Oristano, Villacidro, Cagliari, Macomer. Numerose sono anche le partecipazioni ad esposizioni nazionali ed internazionali: Cannes, Montecarlo, Milano, Fano e Gorizia. Le sue opere si trovano sia in collezioni private che pubbliche: Ufficio del Sindaco di Villacidro, Pinacoteca Comunale di Oristano, Palazzo della Regione Sarda.