Nata nel 1995 dalle idee e dall’esperienza maturate a Selargius durante gli anni degli “Incontri Internazionali di Musica, Danza e Didattica”, Echi lontani giunge quest’anno alla sua ventesima edizione e si avvale di numerosi eventi musicali, affiancati da conferenze, tavole rotonde e proiezioni, includendo la European Day of Early Music (Giornata Europea della Musica Antica), con il Patrocinio dell’UNESCO e in collaborazione con la European Broadcasting Union (EBU), le Feste musicali per Sant’Efisio, i Monumenti aperti, la terza edizione di SCHOLA (Piattaforma per Scuole Europee di Musica Antica) e la Festa Europea della Musica, alla sua ottava edizione.
Il festival, socio effettivo di REMA (Réseau Européen de Musique Ancienne – European Early Music Network) dal 2012, offre al pubblico di residenti e turisti e al nutrito parterre di artisti ospitati, la possibilità di ascoltare, vedere e esibirsi nei luoghi storici del capoluogo sardo come la chiesa di Santa Maria del Monte, la Sala Settecentesca della Biblioteca Universitaria, il Palazzo Regio, la chiesa di San Francesco di Paola, la Chiesa Monumentale di Santa Chiara, la chiesa di San Sepolcro, la Basilica Magistrale di Santa Croce e la chiesa di Sant’Antonio Abate nella via Manno.
Ai confini fra mare e cielo, fra differenti Mediterranei, fra Mediterraneo e altri luoghi, fra epoche e stili, la musica di Echi lontani accompagna in una sorta di sala degli orologi, che Maria Bellonci, nel suo capolavoro Rinascimento privato, cita come al centro di “correnti vorticose che girano a spirali”. Un luogo dal sapore Steampunk, intimo e segreto, capace di valicare naturali separazioni. La magnificenza dei monumenti del capoluogo sardo, unita alle mura muschiose e umide degli angoli più antichi che la città ancora conserva, si delinea dunque come il perfetto scenario per dare vita a un rito apotropaico contro le folle esasperate e inventa l’idea di slow music.
Ferruccio Garau, organizzatore dalla cravatta al collo, “perché ho imparato prima a suonare e a mettermi la cravatta e poi a sillabare le lettere dell’alfabeto”, è un fiume in piena fatto di aneddoti, sensazioni e idee che della cravatta porta solo la stoffa e non la rigidità. Racconta il suo incontro con la musica antica, lui che fino al 1984 si era occupato di fisarmonica e rock, quando a Selargius, nella chiesetta di San Giuliano, fra seminari e piccoli concerti, “si inventava il concetto di turismo culturale, fatto di amore per la musica antica e di un’idea tutta particolare di coinvolgimento del territorio fra albergo diffuso, quando ancora il termine era nel limbo di qualche direttore marketing che ancora forse nemmeno era nato, e libertà nel programmare serate e temi insieme agli artisti”.
Poi l’incontro con Filippini, che aveva di Cagliari un’idea tutta europea, fatta di un centro storico vissuto dalle persone, di un’offerta culturale multiforme e varia in cui per istituzioni, piccoli imprenditori e pubblico fosse piacevole e conveniente investire. Proprio da questo concetto nacque l’idea di superare il confine “fra monumento come luogo da preservare e monumento come luogo da vivere. Iniziammo ad utilizzare i monumenti per realizzare gli eventi musicali”.
Da una concezione di musica “da sala”, quindi per pochi, a una “da teatro”: questa la storia della musica riassunta in breve dal Trecento al Romanticismo. Come se, a parte qualche evento sporadico, fra l’età dei lumi e quella moderna fosse nato un confine solido, una muraglia invalicabile per quanto riguarda il concetto di esecuzione e fruizione degli spazi musicali. Come si inserisce una rassegna di musica antica in questa cesura?
“Echi lontani rompe gli schemi, pur rimanendo consapevole del suo target di nicchia, porta il pubblico, con una continua azione di educazione e interscambio, dai grandi teatri e dai grandi eventi, di cui ovviamente si sente il bisogno e che tutti gradiamo, a fare un salto nel concetto di fruizione dell’opera musicale. Dal teatro, con la sua poltroncina e le sue luci spente, alla chiesa gotica o barocca, con la vetrata, le colonne dorate o i muri scrostati e ricchi di storia”.
Un passaggio di confine, dunque, che implica anche numerose difficoltà di tipo organizzativo?
“Non possiamo nasconderlo: i monumenti si arrampicano spesso su stradine piccole, ci si arriva tramite impervie scalinate e spesso, pur offrendo un’acustica eccellente, non si può dire altrettanto per i servizi igienici, le barriere architettoniche o la comodità delle sedute”. Ecco perché lo studio della location è essenziale, per trovare il luogo ideale che superi, anche in questo caso, i confini fra piacevolezza dell’antico e fruibilità secondo la sensibilità e le esigenze contemporanee.
Quanta affluenza di pubblico registra il festival?
A questa domanda Garau ci parla di un pubblico in flessione, “dal 1995 a oggi il pubblico è cambiato. C’è più offerta e si può scegliere fra diversi prodotti, decidere di optare per le serate di musica barocca e tralasciare quella medievale, oppure di privilegiare un artista di cui già si conosce la bravura e evitare quelli che non si conoscono. Ecco perché in alcune serate siamo costretti a regolare il flusso del pubblico aggiungendo altre sedute e altre volte, invece, le sedie in sala sono troppe. È il gioco dei nostri tempi e noi stiamo alle regole”.
Abbiamo parlato di confini, superamento dei confini temporali, di stili, di epoche e anche barriere architettoniche o mentali, quali altri confini supera la musica antica?
“Sicuramente il confine fra le lingue, se pensiamo che il fiammingo Orlando di Lasso, e con lui tutta la polifonia del tempo, proponeva e tuttora propone al pubblico mottetti anche a dodici voci, e alcuni in numerose lingue. Un incontro fra sensibilità e culture rappresentato anche dalla nostra diretta streaming in tutto il mondo tramite la piattaforma U-Sophia, con la quale ci proponiamo di superare i confini geografici grazie alla tecnologia e alla rete.
Dal 2010 la Direzione Artistica e Consulenza Musicale è stata affidata al Dario Luisi, Direttore del Dipartimento di Musica Antica del Konservatorium des Landes Steiermark “Johann Joseph Fux” di Graz, che unisce i sogni e le visioni originarie che ci hanno guidato a una visione europea in cui scelta degli artisti e regia contribuiscono a creare un evento dalle mille sfumature”.
Uno o due aneddoti, un’immagine o un ricordo che vorrebbe citare.
“Il primo concerto di canto gregoriano nella cripta di Santa Restituta. Le voci e le ombre arrivavano da ogni parte. Un’esperienza sensoriale mai eguagliata. Un altro ricordo riguarda la cantante Mhairi Lawson che, nel pieno di un blackout, iniziò a intonare una ballata scozzese. Il brivido della musica nel buio”.
Il sogno mai realizzato?
“Fare di Cagliari un’accademia di musica antica. Luoghi, clima e cibo ce lo permettono. Bisogna che chi può investa in questo”.
La sfida di Echi lontani negli anni a venire?
“Superare altri confini, partire dal bello di questa città e di quest’isola, che sta nei luoghi, nel clima, nel cibo e nella storia, tutti strumenti che attirano gli artisti che insistono per ritornare e esibirsi nelle nostre location, e unirlo alla grande lezione che ci arriva da artisti come Lady Gaga o Katy Perry, per i quali la preparazione e l’impegno vanno uniti con l’intuizione del marketing e dell’imprenditorialità. Superare il confine fra arte per l’arte, che spinge spesso a isolarsi, e brand per dare vita a una realtà unica, come lo è quella di Cagliari e della Sardegna. Tornare al passato e eliminare i confini”.
Sito dell’Associazione Echi Lontani: www.echilontani.net