In America si investono le cifre più consistenti nella ricerca e nello sviluppo delle possibili applicazioni della conoscenza del genoma umano. L’interesse verso questo settore della scienza, non è solo prettamente accademico o rivolto alla salvezza del genere umano dalle malattie genetiche. Ci sono anche interessi economici notevoli, questi viaggiano paralleli o addirittura in concorrenza con il vero scopo della ricerca scientifica. Il business che si sta preparando, e in parte già in atto, sulla possibilità della mappatura totale del genoma umano, è paragonabile alla scoperta del petrolio per alcuni paesi del mondo. Calcolare il giro d’affari preciso delle grandi multinazionali del farmaco è impossibile per ora, ma si possono immaginare scenari molto positivi, per loro.
Oltre la sincera volontà di sconfiggere malattie terribili, (si calcola che dipendano dalla predisposizione genetica circa 2000 malattie, tra cui il diabete, l’arteriosclerosi, le malattie vascolari, quelle ossee, o la SLA), ci sono altri interessi che non hanno nulla a che fare con la “bontà” della medicina. Risvolti inquietanti che potrebbero cambiare per sempre la socialità degli esseri umani, limitare paradossalmente la libertà, la conoscenza che può limitare la libertà. E’ uno dei pochi casi in cui sarebbe importante stabilire una “censura” della conoscenza. Si può obbiettare che la ricerca potrebbe aiutare a sconfiggere la malattia al suo nascere, e quindi risparmiare moltissimi dolori e denari. Ma, ragionando cinicamente, conviene forse che i cittadini non sappiano mai di essere futuri pazienti. Le conseguenze sono quelle del cambiamento della nostra identità. Avere a disposizione determinate “verità” condiziona la formazione della nostra identità privata.
Sappiamo che le grandi compagnie assicurative americane, prima di concedere la polizza sanitaria, richiedono (quando possibile) l’esame del Dna, per capire quanto possono rischiare e spendere per una persona. Se il “soggetto” è predisposto geneticamente al cancro, la polizza costerà molto di più, la copertura sanitaria dovrà essere più alta. Le cose vengono facilitate dall’abbassamento dei costi degli esami. Un’azienda americana, la Life Technologies, ha appena presentato una macchina in grado di decifrare, in meno di 24 ore, i tre miliardi di lettere che compongono il Dna umano, pagando appena mille dollari. A Seattle la Genelex Corporation, azienda leader nell’analisi del dna, lo fa al costo di 400 dollari. Un prezzo sopportabile per milioni di persone negli Stati Uniti, miliardi in tutto il mondo, e se consideriamo che l’esame deve essere ripetuto più volte nell’arco della vita, le cifre diventano subito da capogiro.
Il Dna non cambia durante l’arco della vita, cambiano le interpretazioni sui dati. Ecco un altro mercato florido: tutta la parte medica che dovrà occuparsi di interpretare miliardi di dati da adattare ad una singola persona. Il Dna ci dice solo che potremo essere predisposti al cancro, ma non ci dice quando e se avverrà con certezza.
Inoltre ci sono importanti questioni di privacy e controindicazioni di natura psicologica. “L’accesso ai dati genetici, da parte di assicurazioni o datori di lavoro, può portare a discriminare un individuo portatore di difetti del Dna, quando vuole stipulare una polizza o cerca un posto di lavoro. È vero, poi, che conoscere la predisposizione a una determinata malattia (perché nel Dna è presente una certa variante, cioè una sequenza diversa rispetto al normale) può aiutare nella prevenzione, ma può esporre a esami inutili (con aumento dei costi per la sanità) o a un danno psicologico dell’individuo, se l’informazione è mal gestita. Essere predisposti a una malattia (per esempio a un certo tipo di tumore, all’infarto, al diabete, all’Alzheimer) non significa ammalarsi nel 100 per cento dei casi: è una questione di probabilità, difficile da interpretare” (cit. pianetanews.com).
Siamo abbastanza prevenuti per immaginare che dietro l’apparato degli interpreti dei dati, si nasconda il potere delle case farmaceutiche, delle grandi assicurazioni sanitarie, e infine del potere politico di un dato paese.
Il mercato della ricerca va di pari passo a quello degli esami “fai da te”, ormai diffusissimi a livello planetario. L’ansia di conoscenza è diventato un business, tutti possono fare un test per sapere quali sono le predisposizioni alle malattie, pagando cifre veramente alla portata di tutti, 99 dollari più spedizione. Ma i risultati, appunto, vanno interpretati. Tutto questo è davvero utile alla salute? Un interessante dibattito si può leggere su questo blog, gestito da un appassionato con una certa professionalità sul campo. Le speranze di salvezza legate alla mappatura del genoma umano si indeboliscono, contemporaneamente si sviluppa un florido mercato. L’industria legata allo studio del genoma e alla conseguente possibilità di correggere i geni sbagliati, sviluppa un giro d’affari di circa 73,5 miliardi di dollari nel mondo.