Eje
, un festival dove l’arte vive en plain air. Al parco di Monte Claro, il polmone verde che ospita la città della musica, del teatro, della letteratura, di tutto quel mondo che esprime creatività. Un parco che si divide in molti quartieri con i nomi coniati per l’occasione: Teatro dei fiori, Teatro del chiostro, Teatro della pietra, Teatro del lago, Teatro del parco, poi uno spazio apposito per i bambini e le famiglie Kindergarden, il Villaggio del gusto, dove poter degustare i piatti internazionali o strettamente tradizionali. Quasi un parallelo con le scelte musicali: dal local si arriva al global, e non viceversa! Gli artisti isolani hanno sicuramente largo spazio e dimostrano di valere e reggere il confronto con importanti nomi della scena musicale nazionale e mondiale.
Musicisti familiari al pubblico sardo come Alberto Sanna, che canta i classici rock come Alla scuola elementare di sant’Avendrace, o la ballata Angeli di strada. Rossella Faa con le sue invenzioni straordinarie, dove la musica convive con la dimensione del racconto e del teatro. Evidentemente, Maria Farranca o ancora Cuccurumbeddu sono alcuni dei pezzi proposti. Mario Brai e la sua musica che ci porta nell’isola dell’isola… L’artista di Carloforte che ha saputo esprimere l’anima del Mediterraneo, ossia quel melting pot musicale, che si ritrova nella bellissima Sensègua. Ancora dalla Sardegna, con l’impronta più jazz di tutti: Sebastiano Dessanay trio, al Teatro della Pietra, contrabbassista e compositore cagliaritano molto apprezzato anche all’estero.
C’è spazio anche per ballare con gli Sweet Life Society, band difficilmente catalogabile in uno stile definito. Come dicono anche loro in una canzone “no no, non è charleston, non è swing e nemmeno jazz classico, cos’è?”. E’ una miscela esplosiva di suoni che mescolano rap, soul, bossanova, dance, jazz con atmosfere anni ’30: energia pura che fa ballare il pubblico nell’Arena (il palco principale), e poi dopo mezzanotte al Teatro dei fiori eje club, uno spazio dance che accompagna i nottambuli fino alle prime ore del mattino.
Si chiama European Jazz Expo, ma guarda sempre più a sud, anche oltre le sponde del Mediterraneo. Al Teatro dei fiori un nutrito pubblico ha seguito e ballato l’esibizione di Aziz Sahmaoui & University of Gnawa. Un’originalissima fusione di suoni ed esperienze musicali: l’incontro fra le tradizioni di Marocco e Senegal, comunità molto presenti in Italia, in particolare in Sardegna.
La band formata da Aziz Sahmaoui, musicista maghrebino, cresciuto a Marrakesh, città dove il mescolamento culturale è di casa. In quella città si incontrano le diverse tribù del Marocco, ognuna con le sue tradizioni, le stesse si esprimono in modo elegante e potente nella musica di Aziz. Il musicista crea negli anni ottanta a Parigi l’Orchestre National de Barbès, gruppo fondamentale della scena word jazz. La band introduce un nuovo stile musicale mescolando i ritmi ipnotici del nord Africa (Marocco e Senegal) con il jazz e la musica fusion. Il risultato è sicuramente originale e profondo, porta con se un messaggio di integrazione e di tolleranza. Vivere nella e con la diversità, diventa arricchimento. University of Gnawa, nome delle popolazioni dell’Africa Nera, a sud dei territori di lingua berbera. Gnawa, ricorda anche le enormi sofferenze che gli uomini e le donne di questa parte del mondo sono stati costretti a subire per la tratta degli schiavi. Sicuramente il concerto più interessante della seconda serata del festival.
Da segnalare positivamente il concerto di Livio Minafra, già vincitore del premio “Miglior Nuovo Talento 2008”, continua nella sua carriera con determinazione, con la “testa dura da pugliese” dice lui. Cristina Zavalloni, ormai riconosciuta interprete di un genere che unisce la canzone d’autore alle ambientazioni jazz.
Il Quartetto Pessoa, (in omaggio al grande poeta portoghese Fernando Nogueira Pessoa), interpretano brani della tradizione tanguera a detta del pubblico, con un buon risultato.
Novità anche per la casa discografica S’Ard, che propone il trio vocale Triace. Presentano il nuovo progetto “Tra Incanti e TradiMenti”. Il progetto, nato e sponsorizzato da Elena Ledda, è un viaggio musicale e vocale di Emanuela Gabrieli, Alessia Tondo e Carla Petrachi. La tradizione Salentina rivive una nuova dimensione, moderna e coinvolgente attraverso l’uso della polifonia, l’invenzione elettronica e il pianoforte. Fatevi incantare da Pinguli Pinguli, e dalle pizziche salentine in versione elettronica!
Il Salento è ancora protagonista del concertone finale con i Sud Sound System. Che dire, il gruppo pugliese ripete la formula reggae in stile salentino da più di vent’anni. Canzoni come Ene moi, Bisogno d’amore, Me basta lu sule, sono ormai dei classici. La band porta sul palco del jazz expo la voglia di ballare, che funziona però per i ragazzi che li ascoltano per la prima volta. Urlano la loro vicinanza alle vertenze sociali degli operai, pugliesi e sardi, e il pubblico applaude appassionato. Forse un pizzico di sperimentazione in più non farebbe male…
Un sabato sera pieno, soddisfatti si rientra a casa in attesa dell’ultima fantastica serata del festival…