Fare una panoramica delle voci femminili del Mediterraneo che pretenda anche solo di avvicinarsi a una certa esaustività è impresa ostica e pressoché impossibile, tante sarebbero quelle degne di menzione.
Ho dunque preferito concentrare l’attenzione su un album che due anni fa, quando è uscito, ha ottenuto riconoscimenti e recensioni lusinghieri, un disco intensamente mediterraneo, contaminato però dal tocco con altre culture; un disco che, oltretutto, parla prevalentemente di donne.
Il disco si chiama Eva contro Eva (un richiamo evidente al film del 1950 di Joseph Leo Mankiewicz)e l’autrice è la ben nota Carmen Consoli, la “cantantessa” – come lei stessa si è definita. La musicista siciliana che, nonostante un amore mai nascosto per un certo rock anglosassone (spesso è stata definita la PJ Harvey nostrana), neppure ha mai celato il forte legame con la sua terra natia, ed è ai nostri fini utile soffermarsi su questo album, l’ultimo realizzato in studio, un album non certo di facile impatto, ma estremamente ricco di sfumature e perciò particolarmente interessante.
In quest’opera le radici mediterranee dell’autrice nostrana si sono rivelate nella maniera più evidente possibile. Non a caso anche grazie a questo album nel 2006 la Consoli si è aggiudicata il premio Carosone alla carriera, come si legge nelle motivazioni della giuria: “Ha realizzato con grazia, ironia e passione un percorso in equilibrio perfetto tra tradizione e modernità, evitando accuratamente qualsiasi ingerenza, d’oltralpe e d’oltreoceano, per proseguire una originale ricerca musicale e poetica che la conferma quale artista di riferimento del pop d’autore italiano”.
Eva contro Eva è un album interamente acustico, che in diversi brani richiama strutture melodiche e ritmiche tipiche del folk. Il primo impatto, come già accennato, non è facile. Né i testi né la musica sono di facile fruibilità. Già al secondo ascolto – attento beninteso – quella sensazione iniziale di smarrimento si dissolve. E si gustano di più alcune scelte nelle parole e nella musica che lasciano la sensazione, non di certo nuova, di trovarsi di fronte a un artista verace e ricca di un talento purissimo.
Le protagoniste delle canzoni sono in prevalenza come già accennato le donne, donne in ambasce soprattutto, alle prese con schiaccianti sensi di colpa – Tutto su Eva -, con i “vizietti di provincia”(come si legge nel testo) del pettegolezzo e del pregiudizio – Maria Catena – , con gravidanze difficoltose – La dolce attesa –, con uomini meschini poco inclini alla fedeltà – Signor Tentenna – o con speranze vane e preghiere destinate a restare senza risposta – Preghiera in gola. Non solo i temi trattati colpiscono, anche gli arrangiamenti sono curati e delicatissimi: la timbrica è ricca, impreziosita com’è dall’intervento di ottoni, fisarmoniche, flauti, archi e di strumenti bizzarri e poco conosciuti come il duduk (strumento musicale armeno appartenente alla famiglia dei legni che nel 2005 è stato inserito dall’UNESCO fra i patrimoni orali e immateriali dell’umanità).
Dicevamo prima del tocco con altre culture: a sbarcare sulle coste della Sicilia questa volta sono il celeberrimo musicista bosniaco Goran Bregovic, il cui intervento è evidente nel pezzo scritto (Il pendio dell’abbandono), e la cantante africana Angélique Kidjo – in Madre Terra, dove appunto all’Africa ci si riferisce (Le caldi notti di agosto / talvolta indossano un sorriso esotico /di un Africa gioiosa ed intensa /violata abusata ed offesa/ Materna e fiera) per ritrovare un contatto quasi filiale con la “Madre Terra” (Più che mai/ cullami ed avvolgimi/ con un caldo abbraccio/ Più che mai/ parlami nutrimi/ Madre Terra). Complici della Consoli sono stati i Lautari, un complesso etnofolk catanese come lei, che, nel tour successivo all’uscita dell’album, hanno aperto i suoi concerti e coi quali si è cimentata anche in un omaggio a Peppino Impastato.
Ma il richiamo alla tradizione folk è avvenuto anche grazie all’ausilio dell’elettronica: prima del pezzo La dolce attesa, infatti, si sente campionata la voce di Rosa Balistreri, popolare cantante folk siciliana scomparsa nel 1990.
Con questo disco intriso di Mediterraneo Carmen Consoli si è imposta anche all’estero: negli Stati Uniti un critico del New York Times – noto per le sue stroncature- secondo quanto riferisce Wikipedia ha celebrato la nostra come “la perfetta combinazione fra una rocker e un intellettuale”. Come a dire: il Mediterraneo sarà anche un piccolo mare, ma a volte grazie ai suoi artisti fa un sol boccone anche degli Oceani.