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La culla del Fiano, tra i più famosi e complessi vitigni del Sud Italia, ricade in provincia di Avellino e comprende una buona parte del Parco Regionale del Partenio, dalla Piana di Serino e da una variegata fascia collinare, piuttosto estesa e di altitudine variabile tra i 300 ed i 600 metri sul livello del mare, avente come confine occidentale proprio i bastioni del Monte Partenio e ad occidente il gruppo montuoso costituito dal Monte Terminio e dal Monte Tuoro. Come si può ben intendere, la geomorfologia dei suoli è piuttosto eterogenea e complessa, ma il terroir Fiano può così suddividersi: la fascia collinare posta ad est della città capoluogo, a prevalenza di suoli sabbiosi, l’area di Montefredane, caratterizzata da creta e argille, Summonte ed infine Lapio, che oltre a definire uno zonale, è il nome del borgo irpino da cui ha origine l’etimologia di questa cultivar vitivinicola.

Infatti quest’uva antichissima, di origine italica e preromana, è originaria proprio della zona di Lapio ed il suo nome deriverebbe da “lapianum” e, non a caso, i vini che ne derivano hanno una struttura generosa, con acidità e mineralità spiccate.

Il Fiano di Avellino di Agricola Bellaria, prodotto durante la vendemmia del 2014, ha tutte le carte in regola e le caratteristiche dei grandi bianchi da affinamento, poiché le uve mediante cui è stato ottenuto all’epoca provenivano dai vigneti aziendali di Candida, cittadina che sfiora un’altitudine media di 580, posta in un’area ricadente proprio nel macro-zonale di Lapio, la cui tessitura del terreno vede alternanze di argille a concrezioni gessose, con ricchezza e varietà di marne di diversa colorazione. Qui il clima è tendenzialmente mediterraneo e gode tutt’oggi delle influenze orografiche e collinari che, assieme alle aree boschive circostanti, calmierano non poco la calura estiva, procurando escursioni termiche piuttosto accentuate, esattamente quel che occorre a dare maggiore impronta alle profumazioni.

Non a caso Lorenzo Giustiniani, viaggiatore, giureconsulto e biografo, così descriveva Candida e le sue eccellenze nel Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli, opera in 10 volumi editi dal 1797 al 1816:

Ella è situata in luogo molto alpestre, confinando il suo territorio da oriente con Montefalcione, da mezzogiorno con Parolisi, da occidente con Atripalda, e da settentrione con Manicalciati. Le produzioni del di lei territorio consistono in quantità di castagne, vino, canape, e lino”.

L’evidente vocazionalità dei terreni di Candida e la lungimiranza di Agricola Bellaria, azienda fondata nel 2002 e che punta tutto sui vitigni autoctoni irpini vinificati in purezza, hanno sortito la realizzazione di una bottiglia decisamente superba e dalla sorprendente beva, dimostrando con disinvoltura la propensione all’affinamento a distanza di 10 anni.

Il Fiano di Avellino Docg 2014 di Agricola Bellaria veste un giallo dorato carico e luminoso ed ondeggia al calice con grande resistenza, formando archi stretti e lacrime a discesa lenta. Il naso, dopo un sottile velo di biancospino ed anice, riconduce a note odorose che ricordano il terroir di Kimmeridge, con evidenti sferzate di iodio, la delicatezza dell’ostrica ed un soffio di idrocarburo; a seguire, durante l’esame olfattivo, la noce macadamia incontra la nota soffusa di crema pasticcera al limone ed un finale di burro di arachidi. La carica glicerica ammanta il palato durante il sorso e, mentre l’acidità ha dato il quasi tutto esaurito, ecco che sopraggiunge una generosa sapidità. Alla via indiretta vengono veicolate note come il pan brioche, il pepe bianco ed un tocco soffuso di propoli, con ritorni agrumati, quasi canditi. Tagliolini in brodo di raja e tartufo bianco.

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