di Milena Fadda
Era il 1767 quando un teologo di Ratisbona, tale Jakob Christian Schaeffer, sviluppava il primo esemplare di “macchina per lavare”, poi messo in commercio da Bendix e Westinghouse negli Stati Uniti degli anni ’20 del XX secolo.
Si trattava dell’ invenzione destinata a sollevare maggiormente le donne (seguite a ruota dai maschi single della specie) dalla più faticosa e snervante tra le mansioni domestiche: il lavaggio del bucato. È passato solo un secolo, e l’automazione ha raggiunto livelli vertiginosi, nelle nostre case, ma soprattutto nelle nostre vite. E ultimamente tecnologia fa rima con estetica: se da sempre il design si combina agli interni domestici, è dagli anni Settanta che l’ultima nata tra le arti applicate diventa industriale, per sposare le sempre più numerose facilitazioni tecnologiche.
Anche se il glamour, ultimamente va di pari passo con l’hi-tech, non sono tutti Pininfarina, o D’Ascanio, o Munari. Se la febbre da design ha contagiato anche il cibo, pensiamo al food design, che propone la nuova gastronomia molecolare, in cui a farla da padrone è la recente invenzione del raviolo liquido (dalle dubbie qualità nutritive), che dire della pioggia di orpelli hi-tech coloratissimi e nuovissimi (blue-tooth per cellulari, pennette USB, cavi di uscita ed entrata pc-TV, hard-disc che ricordano i carillon dell’ infanzia o perfettamente mimetizzabili nei beauty-case delle signore, per fare solo alcuni esempi), nella variante lezioso-femminile rosa shocking?
Dalle ultime notizie in fase di sviluppo prodotto, apprendiamo il nuovo pensiero unico: hi-tech è bello, ma non solo: deve soprattutto essere bello. E deve essere bello e ragionato. Vediamo le ultime novità dal fronte, i telefoni cellulari tempestati di strass e charms ormai sono pezzi d’antiquariato.
Sempre per la gioia del gentil sesso, nel difficile campo di gioco della conduzione domestica, abbiamo il bagno per due, con tanto di cesti per la biancheria sporca “differenziati”, potevano non chiamarsi “You&Me”? Per le signore assillate dall’appuntamento settimanale con il calcetto della dolce metà, invece, vale la pena soffermarsi sull’abbigliamento: si chiama Jogging Hi-Tech la maglietta che invia mp3 a chi la indossa, per ora in fase di sviluppo, i fautori del prototipo assicurano innumerevoli applicazioni, che spaziano dalla raccolta di informazioni mediche sul possessore, allo scambio, appunto, di mp3 tra podisti della domenica mattina, il tutto grazie a una serie di chip presenti nel tessuto.
L’invio e la ricezione dei dati sarà direttamente scaricabile sul computer di casa, o su quella che sarà la sua evoluzione: il 2010 è stato l’anno del touch-screen, lo schermo sensibile alle ditate di chi lo usa. Avviata la sperimentazione sui telefoni cellulari, l’applicazione del nuovissimo optional ha trovato spazio anche nei personal computer, con il lancio sul mercato dell’iPad, nuovissimo tablet firmato Steve Jobs, in grado si supportare la lettura di e-book acquistabili direttamente dagli store online, per un risparmio di spazio e carta.
Per il 2011 la sfida lanciata dai colossi dell’home-IT, le tecnologie studiate per l’utenza quotidiana, è raggiungere i cinquanta milioni di pezzi sul mercato, unico inconveniente, eccezion fatta per lo smaltimento dei pezzi che prima o poi andranno a confluire nella filiera del riciclo dei materiali plastici e derivati del silicio, il prezzo: tra i 600 e i 1000 euro, non esattamente user-friendly.
Il touch-pad, sembra essere la nuova frontiera, anche nell’ entertainment domestico, dopo l’ ondata dei telefoni cellulari, personal PC con doppio schermo multi-touch, per i cultori delle jam-session da appartamento, da un mesetto si è affacciato sul mercato un nuovo modello di chitarra elettrica: niente corde, il manico sarà anche stavolta touch-sensitive, il tutto completo di sintetizzatore interno (il simulatore di timbriche poli-strumentali: dalla cornamusa alla chitarra acustica), è già pronta a far gridare allo scandalo le schiere di musicisti amatoriali e non, il prezzo stavolta è contenuto: 600 euro, anche se c’è chi preferirà comunque la Gibson Les-Paul. Ma tra gadget e “app” varie ed eventuali, già ci si chiede quali saranno le nuove frontiere della dipendenza, in materia di aggiornamento, quando il confine tra moda e ossessione diventa labile.
Se la tecnologia serve, sappiamo, a velocizzare gli scambi a distanza, fa risparmiare tempo e fatica (e calorie, ricordiamoci), il tema dell’ultim’ora della Lumsa di Roma, istituto di Psicologia dello sviluppo, è: “Maschi tra i 35 e i 55 anni e nuove nevrosi da aggiornamento software”. In cui specialisti del settore hanno raggiunto l’equazione: gadget = estensione del sé (ossia della personalità dell’utente). Partendo dalla considerazione che tra 500 milioni di utenti Facebook, almeno qualcuno è stato già pizzicato intento a connettersi in vacanza, l’uso di applicazioni dedicate, presenti ultimamente in svariati modelli di telefoni cellulari, non può che incrementare il fenomeno. Da tempo gli psicologi comportamentali si interrogano sui rischi delle neo-dipendenze, e sulle disfunzioni legate alle nuove identità digitali: è il nuovo modello di smart-phone, l’ oggetto del desiderio, oppure lo Status sociale attribuito al possessore? I dubbi restano tanti, ma già scendono in campo le truppe di pronto intervento in caso di crisi d’ astinenza da “tecnoprivazione”.
Magra consolazione? La fascia degli “a rischio”, aprirà nuove frontiere di mercato, che per adesso sono almeno due: la psicologia e la grande distribuzione. In tempi di crisi, può rappresentare un sollievo per molti.