HOLY SPIDER di Ali Abassi | Danimarca, Germania, Francia, Svezia 2022
“Spider” è il nome dato dalla stampa al serial killer di prostitute nella città santa di Mashad, in Iran. Il film Holy Spider narra della vicenda realmente accaduta nel 2001 e di tutto il contesto a corredo:
– della preoccupazione della cittadinanza
– dei resoconti giornalistici
– di Rahimi, una reporter particolarmente attenta a scoprire le manchevolezze investigative
– di una polizia piuttosto rilassata nella ricerca del colpevole
– di una moglie preoccupata perché il suo uomo trascura la famiglia
– di un assassino, Saeed, che sente di avere una missione, quella di ripulire la città dalle “donne indegne”.
Non è un semplice noir, né una ordinaria ricostruzione dei fatti. Quando si parla di Iran niente è semplice e banale e la superficie delle cose ribolle di mille energie:
– quella della giornalista che pensa che il punto morto investigativo sia voluto perché, in fondo, il killer fa quello che vorrebbe fare la polizia
– quella delle donne che, sotto l’effetto di droga, si danno per soldi necessari per nutrire una figlia o dei genitori anziani
– quella dello stesso killer, reduce di guerra, sopravvissuto al conflitto, ora muratore, e sicuro di avere quell’obiettivo.
La città di Mashad, cupa e laocoontica, nasconde le turbe di un uomo che si sente in colpa per essere sopravvissuto alla guerra, per non essere diventato un martire e che, in un moto di esaltazione, pensa di essere investito da una missione religiosa. Saeed batte palmo a palmo la città alla ricerca di donne viziose, le porta a casa in sella alla propria moto per ucciderle e depositare il corpo alla periferia della città.
La realtà è però un’altra: quella di una società misogina, sessista, che non riconosce l’altra e che usa la religione come forma di potere per dichiarare impura chi prende una stanza in un hotel ed è single, chi fa uscire una ciocca di capelli fuori dal velo, chi fuma… salvo poi abusare del proprio ruolo di poliziotto, giudice, caporedattore.
Le teocrazie non ammettono la diversità, l’essenza dei singoli, e i precetti religiosi sono solo un paravento che nasconde abominio e perversione.