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Alvorninha è una delle dodici parrocchie del paese di Caldas de Rainha, non lontano dal villaggio medievale di Óbidos nel distretto di Leiria, a nord di Lisbona, da cui dista ad appena un’ora di macchina, nella regione dell’Estremadura.

In una delle valli di Alvorninha, a circa 150 metri sul livello del mare, si trovano i tenimenti della famiglia Filipe, ben 20 ettari di terreno in bilico tra l’Oceano Atlantico e la catena montuosa della Sierra dos Candeeiros, dai fattori pedoclimatici e dalla vocazionalità dei terreni per la viticultura davvero speciali; infatti questa proprietà familiare chiamata Quinta do Paço, con la metà della sua estensione coltivata a vite, ha una tessitura del terreno a  prevalenza calcarea e calcareo argillosa, vede i filari disposti in direzione Nord-Ovest con un buon fattore igrometrico, elementi determinanti per una più lunga maturazione e per una maggiore acidità, elementi coadiuvati dalle caldi brezze che, spirando da Levante, arieggiano ed accarezzano per bene i grappoli fugando il rischio di marcescenze.

Dopo essersi laureato in ingegneria e proveniente da quell’area professionale, Rodrigo Filipe decide di cambiare vita rilevando nel 2000 la fattoria di suo padre Ricardo, creando così l’azienda agricola Encosta da Quinta; da una naturale predisposizione familiare per la campagna nasce un progetto che, errore dopo errore, non deraglia mai dalla direzione voluta: fare vini naturali salubri e gustosi allo stesso tempo.

Rodrigo era partito infatti da una formazione di tipo convenzionale, fino a giungere alla conclusione di smontarla e ricomporla con una miscela di intuito ed esperienza sul campo, abbandonando definitivamente le ingessature di un’enologia prevalentemente scolastica in favore di un modello più interpretativo ed adeguato alle sue uve, raggiungendo finalmente la comprensione necessaria a produrre quella tipologia di vini da lui tanto desiderati, frutto di uve prevalentemente autoctone e con rese più basse rispetto al trend zonale.

Pratiche agricole come pacciamatura e sovescio, integrazione di piante di fagiolo in vigna, capaci di fissare meglio l’azoto nell’aria e di rilasciare nitrogeno nel terreno, sono i fattori che, unitamente all’uso di concimi a base di compost naturale e piccole quantità di zolfo e rame, determinano il modello vitivinicolo adottato dal giovane Rodrigo.

L’Humus Curtimenta 2017 potrebbe rientrare nel disciplinare della denominazione di origine Óbidos, ma volutamente Rodrigo preferisce restare in quella dei vinhos regionais de Lisboa, fino al 2009 denominati vinhos regionais de Estremadura; per questo vino bianco la fermentazione si innesca spontaneamente in un range di 5 o 6 giorni in botti usate, per macerare sulle bucce per ben tre mesi, senza trattamenti né filtraggi di alcun genere. Un vino davvero molto creativo se si pensa che, oltre ad essere un blend di Arinto, detta anche Pederna, e Sauvignon Blanc, vede l’aggiunta di Touriga Nacional appena pressata e dunque vinificata in bianco.

Gli uvaggi impiegati conferiscono al Curtimenta un colore aranciato intenso che vira verso tonalità ambrate e la certezza di struttura di un certo spessore, che si evince all’esame visivo dalla consistenza, affiora da una lacrima lenta nella sua discesa verso lo specchio liquido e da archi piuttosto stretti. I profumi denotano una intrigante complessità: fiori di camomilla essiccati come le note di salvia e rosmarino che arrivano piacevoli al naso assieme alle note di agrumate di pompelmo e di scorza di arancia, alle note tostate di nocciola, alla mineralità iodata ed a una percezione quasi empireumatica e di concentrato di pomodoro che al palato si rivela sotto forma di nota glutammica dall’interessantissimo tocco umami, il quale, con una freschezza più bassa rispetto alle aspettative, si fanno strada attraverso la sensazione tattile di astringenza, con una conferma delle note agrumate precedentemente annusate. Tutto ciò rende il vino buono e dissetante, danzante e vivace nella mineralità e sapidità del soffio atlantico che rivive in lui, con una buona persistenza.

Da bersi ancora per un altro anno… abbinamento territoriale col Bacalhau à Brás accompagnato da crostoni di pane alla salsa di aglio al forno… una bottiglia di Humus Curtimenta a cranio almeno.

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