Prima o poi viene alla luce. Il talento artistico, la sua voce, può viaggiare anche a lungo silenziosa come una corrente marina e poi affiorare all’improvviso. Quasi un dono, un’altra vita.
Gabriele Loche, nato a Tonara nel 1943, ex direttore commerciale nazionale della casa editrice Nuova Italia, dove lavora fino al 97, va in pensione e s’iscrive a un corso di acquerello dell’Università della Terza Età di Firenze, in cui vive dall’89, ed è magia. I suoi dipinti attirano l’attenzione del maestro che è affascinato dal suo stile e dalla scelta dei soggetti, i bronzetti nuragici. Un accostamento originale che mette insieme lievità e gravità, le tonalità tenui del colore acquerellato e i richiami alle statuette di bronzo d’età nuragica. Un tuffo nelle sue origini, la Sardegna e il passato storico-culturale di cui è conoscitore appassionato. “Un ritorno alle mie radici, alla cultura nuragica purtroppo poco apprezzata e valorizzata”. Vivere lontano ha reso ancor più forte questo legame e risvegliato il desiderio di renderle onore, divulgandone la storia. “Faccio rivivere personaggi e figure del periodo nuragico”. Ecco dunque svettare nei suoi dipinti capi tribù, guerrieri, arcieri, navicelle, la Dea Madre.
Dal colore la vita. L’arte di Loche nasce così. Immerse nelle tonalità di luce dei paesaggi sardi, le sue forme creano dimensioni altre, si nutrono di poesia. Ne studia le sfumature, le infinite possibilità, sono l’humus, la Dea Madre, l’impulso vitale del suo operare. Come nasce la realtà? Si chiede. Da qui la seconda fase della sua ricerca, la genesi di una tecnica che arricchisce le tematiche e varia lo stile, ora le forme possono essere soltanto accennate. Un fiume di colori ben diluiti nell’acqua inonda il foglio ed è in quel moto libero che s’inserisce l’estro dell’artista che ne legge tragitto e destinazione, crea i fondamenti, la realtà. Un big bang da cui si dipana la matassa del creato e all’interno del quale emerge più volte l’immagine della maternità.
Dopo i primi riconoscimenti con coraggio decide di mettere le sue opere in mostra. Gli spazi di Villa Vogel a Firenze inaugurano la sua prima e danno il via alle successive nel capoluogo Toscano e in Sardegna. Tra i commenti del pubblico trascritti nei registri degli spazi espositivi ne spicca uno in particolare: “Il mondo non è stato creato una volta ma tutte le volte che è sopravvenuto un artista originale. Cit. da Proust”. Diversi gli apprezzamenti per l’armonia dei colori, la delicatezza delle forme, il richiamo e le suggestioni agli elementi culturali della sua terra.
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