Articolo di Madlen Namro
La dipendenza dall’alcol è una malattia che, senza sapere neanche quando, colpisce ogni bevitore. Non la si può curare con la forza di volontà. L’alcolista non riesce a controllare la propria vita e di solito ha la mentalità di un bambino, si inganna per anni e non è maturo emotivamente.
A tutti sembra che la maturità emotiva arrivi con il passare degli anni. Invece per diventare maturi emotivamente si ha bisogno di molta fatica, esercizio, allenamento e impegno per aggiustare i propri difetti, superare le debolezze e acquisire delle qualità caratteriali desiderate.
I figli degli alcolisti devono svolgere un lavoro non meno pesante. Anche loro specialmente nel periodo della crescita, volenti o nolenti, diventano semidipendenti. Non devono crescere necessariamente in case patologiche per essere considerati semidipendenti. La maggior parte delle volte succede che l’alcolista (la madre o il padre) non è un senzatetto, in casa non mancano i soldi e nessuno si insulta. Le persone affette da alcolismo vivono in tutti gli ambienti, sia nelle famiglie povere di calzolai sia nelle ricche residenze. Eppure è vero che il modo di comportarsi sotto l’effetto dell’alcol cambia a seconda dell’ambiente.
Dal punto di vista del bambino che cresce in una casa di questo tipo il mondo che lo circonda è immenso e molto pericoloso e non vi vigono né regole né principi. Le persone intorno a lui mentono, imbrogliano e manipolano. E’ sperduto, impaurito, sente di non avere nessun sostegno. Si attribuisce molti difetti e caratteristiche negative, si sente peggiore dei suoi coetanei, ha paura, si vergogna, è complessato, evita di giocare e il contatto con gli altri bambini. La cosa peggiore è che impara a nascondere i propri sentimenti e vive in un continuo senso di pericolo. Siccome si cresce in famiglia, dove non c’è coerenza né l’idea di passare del tempo insieme, non si sa mai cosa può succedere. Vive tra informazioni contrastanti e quotidianamente sperimenta la mancata consequenzialità nelle azioni.
Il bambino ne trae le seguenti conclusioni che lo accompagneranno per la maggior parte della sua vita:
1. Gli adulti dicono una cosa e ne fanno un’altra;
2. gli adulti lottano sempre tra loro;
3. gli adulti non hanno mai quello che vogliono veramente;
4. non si sa mai cosa fa l’adulto e se ciò è bene o male;
5. gli adulti di solito non sono contenti della vita e si lamentano di continuo.
Non è difficile notare che il bambino cerca di crearsi una gerarchia di valori e di costruirsi una base di esperienze, alle quali potrà fare riferimento. Purtroppo nella casa dove abitano degli alcolisti, al bambino arrivano delle informazioni così contrastanti che smette di fidarsi dei propri sentimenti. In una casa di questo tipo vige la mancanza di emotività, di chiare regole di vita, responsabilità, consequenzialità e la capacità di godere della vita. Non può essere “se stesso” poiché diventa una vittima che può essere ferita molto facilmente. Purtroppo non ha nessuno a cui dire come si sente veramente, per cui acquisisce una nuova personalità per le necessità dell’ambiente che lo circonda. Crea un personaggio apparente nel quale si immedesima con facilità, per esempio può essere uno studente modello, può stare buono a giocare nella sua camera, non chiederà mai niente. Nello stesso modo può diventare anche un teppista con il quale non c’è alcun contatto e che agisce a dispetto di tutti.
Questi ruoli sono finti. Spesso si dice di questi bambini che sono „ socialmente disadattati”, “strani” o “difficili”.
Cosa fare in questa situazione?
La persona affetta da dipendenza da alcol dovrebbe prima di tutto andare in cura e nello stesso tempo curare i suoi cari. Anche se a primo impatto dal bambino non emerge niente, questo nel profondo di sé nutre un senso di colpa, è sperduto, non si fida di se stesso e prima di tutto del mondo. Se non viene mandato dal terapeuta nei tempi giusti con il passare degli anni diventerà il Bambino Adulto dell’Alcolista. Nella sua vita oramai matura si considererà un pezzente e la mattina guardandosi allo specchio vedrà un nemico. Secondo altri cercherà informazioni sulla sua condizione, si costruirà un’opinione su chi è veramente sulla base delle opinioni degli altri. Quando sentirà delle lodi a suo favore sarà contento e quando qualcuno dirà male di lui si abbatterà e constaterà di non valere niente. Controllerà tutto quel che fa e ciò che lo circonda. Avvenimenti inaspettati e cambiamenti gli provocheranno ansia e paura. Il bambino adulto dell’alcolista è estremo nei suoi comportamenti: o cerca di mantenere un ordine eccessivo o è disordinato. Inoltre d’istinto inventa bugie invece di dire la verità. Nelle relazioni di gruppo è teso, non riesce a stare a suo agio tra persone che fanno festa. Ha paura di essere preso in giro. La cosa peggiore è che ha paura dell’amore.
Da bambino cercava di aggiustare l’impotenza, l’inerzia emozionale, non poche volte si addossava la colpa di ciò che accadeva a casa. Nella vita da adulto cercherà istintivamente persone che hanno bisogno di cure, sono relitti emozionali, non riescono a tener testa alla realtà. Si scelgono dei partner dipendenti o semidipendenti dall’alcol.
Essere figli di un alcolista non è una condanna per tutta la vita. Bisogna affidarsi ad uno specialista. Non vergognarsi. Intorno a noi ci sono molti figli di alcolisti (anche adulti). Leggete i libri specializzati su questo tema, andate sui forum in internet. Prima di tutto fate il Test di Baltimora e controllate se per caso non siete dipendenti o semidipendenti. Non è mai troppo tardi per scoprire il vero gusto della vita.
Madlen Namro
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