Più del 30% degli egiziani (una popolazione che nella sua totalità conta più di 80 milioni di abitanti) usa Internet, percentuale che li rende i principali consumatori di Internet in tutto il continente africano. La maggior parte degli utenti si connette con il computer da tavolo di casa o si reca negli Internet cafè, mentre le classi più abbienti vi accedono da diversi dispositivi quali computer, smartphone, tablet pc, e solitamente tramite abbonamento, trattandosi quindi di un utilizzo costante.
Per chi ne ha la possibilità finanziaria, Internet è ormai diventato quasi un bene necessario, qualcosa di cui non si può più fare a meno. Nei locali più in del Cairo infatti è impossibile non notare la quantità di telefoni cellulari, iPad e computer portatili (o simili) con connessione a Internet, e spesso e volentieri una stessa persona possiede più di un dispositivo. Internet viene utilizzato per tenersi in contatto con gli amici tramite social media, per chattare, e come mezzo di informazione e studio. Sembra quasi che Internet soprattutto nella capitale abbia trasformato le interazioni tra persone e il loro modo di rapportarsi al mondo, avendo a disposizione un ampio e immediato mezzo di informazione 24 ore al giorno.
È inevitabile, quando si parla dei nuovi mezzi di comunicazione e informazione in Egitto, fare riferimento alla rivoluzione che ha recentemente scosso il paese come ad uno spartiacque.
Sin dalla sua comparsa, Internet ha costituito un importante mezzo di informazione e – limitata – libertà d’espressione. I principali quotidiani nazionali hanno lanciato i rispettivi siti Internet diversi anni fa. La censura del governo però è sempre stata vigile, monitorando tali siti e anche blogger attivisti, e non sono mancati in alcuni casi perfino gli arresti. Infatti, anche se teoricamente in Egitto vige la libertà di espressione, il governo si è comunque assicurato il controllo dei media grazie alla legge d’emergenza, in vigore in Egitto dal 1958 fino al 31 maggio 2012 (con alcune interruzioni) ed altre regolazioni.
Le rivolte iniziate il 25 gennaio 2011 hanno rivoluzionato anche il modo di guardare Internet e i nuovi media. Specialmente durante i 18 giorni che hanno portato alla caduta di Mubarak, il grande pubblico ha potuto constatare la discrepanza tra ciò che accadeva per le strade e piazze della città, e il modo in cui i tali fatti venivano riportarti (o occultati) dai media tradizionali. La gente ha quindi iniziato, per quanto possibile, a documentarsi su Internet e diffidare dai media controllati e censurati dal governo. Oltre ai siti Internet di quotidiani e informazione e blog, i social media sono stati in questo periodo la principale fonte di attualità, in particolar modo Facebook e Twitter essendo i più interattivi e aggiornati minuti per minuto. La prova dell’importanza acquisita da Internet durante i giorni di protesta è data anche dal fatto che quando le telecomunicazioni sono state offuscate (dal 27 gennaio al 2 febbraio 2011), ancora più egiziani si sono riversati nelle strade per osservare i fatti in prima persona non essendo in grado di informarsi in rete.
Dopo la rivoluzione, il numero degli utenti di Internet è sensibilmente aumentato, ed insieme a loro anche la fiducia nei siti di informazione. Nonostante ci si possa aspettare, nell’era post-Mubarak, una maggiore libertà di espressione in rete, la realtà dei fatti rimane la stessa. La giunta militare continua a monitorare i contenuti su Internet, ed in particolar modo blogger e attivisti. Ad ogni modo, gli utenti si affidano con più confidenza a Internet per reperire notizie e informazioni.
Nel frattempo, i siti Internet dei quotidiani più popolari, come “Al Masry Al Youm” e “Ahram Online”, non si sono fatti trovare impreparati. Già da diversi anni infatti sono passati alla rete con dei siti altamente interattivi e pubblicati sia in arabi che inglese, mostrando una certa obiettività e distaccamento dal governo. In generale, tutti i quotidiani e giornali in generale che hanno lanciato i loro siti Internet, mostrano un’alta attività sui social media, in particolar modo Facebook e Twitter, che rimangono fino ad ora i più usati in Egitto.
È palese quindi che Internet stia diventando più popolare e diffuso e che abbia avuto una crescita decisamente veloce, con meno dell’1% di utenti nel 2000, fino ad arrivare alla percentuale di maggio 2012 che raggiunge quasi il 38%, con una crescita mensile del 0.13% e annuale del 19.62% secondo un recentissimo studio del Ministero Egiziano delle Comunicazioni e dell’Informazione Tecnologica che è possibile consultare qui. La maggior parte degli utenti di Internet ha una connessione in casa, mentre circa ¼ si connette da Internet cafè. L’Egitto offre anche i servizi Internet più economici di tutta l’Africa, e il paese continua ad investire su nuove tecnologie circa 10 miliardi di dollari americani. Durante la prima edizione della Revisione della Politica di Comunicazione dell’Informazione e Tecnologia della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) tenutasi a Ginevra a fine 2011, è stato annunciato che l’Egitto potrebbe emergere come uno dei principali paesi per quanto riguarda l’economia dell’informazione globale, e ricopre senza dubbio un ruolo fondamentale nella zona del Medio Oriente e Nord Africa. Oltre all’uso di Internet su computer, anche l’uso su telefono cellulare si sta diffondendo, essendo il mondo arabo in generale una delle zone più promettenti in questo senso. In Egitto quasi 12 milioni di utenti hanno un abbonamento Internet su telefono cellulare, con una crescita annuale del 22.68%. Lo studio esalta come anche l’industria delle telecomunicazioni stia crescendo con un tasso annuale del 14.57%, con attualmente quasi 5000 compagnie che lavorano in questo campo.
Sembra che per una generazione di cybernauti così giovane (sia perché si è sviluppata di recente, sia perché la maggior parte degli utenti di Internet è in età universitaria) sia più facile abituarsi alle nuove tecnologie, e quindi il terreno per il passaggio dall’editoria su carta a quella digitale sembra fertile negli anni a venire.