di Marta Murgia
Ibiza, perla di 573 Km quadrati dell’arcipelago baleare interamente dichiarata patrimonio Unesco per i resti storici e le bellezze naturalistiche. Eivissa, questo il nome, catalano, del capoluogo dell’omonima isola, sorge sui resti dell’antico insediamento cartaginese, la Dalt Vila, che si erge su un promontorio di fronte al porto e coesistono al suo interno le stratificazioni dei vari insediamenti che vi successero. La cinta muraria d’epoca rinascimentale fa si che la Dalt Vila sia considerata la fortezza costiera meglio conservata del Mediterraneo, e proprio in prossimità della cittadella si trova la necropoli fenicio-punica di Puig des Molins, la più grande al mondo con 50 mila metri di superficie e circa 3.500 tombe ipogeo.
Da sempre abituata alle invasioni, i primi a colonizzare l’isola furono i fenici nel 650 a.C. poi fu la volta dei cartaginesi, romani, barbari, bizantini, arabi e infine catalani. Ma nell’epoca moderna le invasioni non paiono fermarsi;certo si tratta d’invasioni meno barbariche e decisamente pacifiche che rispondono al nome di turismo.
Correvano gli anni ’60 quando una nuova tribù di capelloni da tutta Europa, ma non solo, arrivava nell’isola bianca; erano i figli dei fiori che qui trovarono il loro paradiso perduto. Animavano i cieli stellati delle cale ibizenche con feste e vivevano alla giornata; slegati dalle convenzioni, si dedicavano all’agricoltura e alle arti e artigianato, lavoravano giusto l’indispensabile per andare avanti giorno per giorno, senza preoccuparsi di un lungo periodo.
Da questo momento l’isola, già meta vacanziera, ha avuto una spinta in più, grazie alla curiosità che suscitava il modo di vivere degli hippy; naturale evoluzione economica fu la mercificazione delle feste; Ibiza diventa la patria delle discoteche con i party migliori del globo, spettacoli trasgressivi, dj internazionali e musica d’avanguardia.
Massiccia fu la cementificazione delle coste ibizenche per accogliere un’altrettanto massiccia affluenza di giovani e giovanissimi che vogliono godersi le vacanze estive in piena libertà e divertimento.
Oggi Ibiza lamenta, come tutte le località turistiche, un calo di presenze (e di acquisti) rispetto agli ultimi anni e benché sembra di stare in un mondo a parte, raggiungendo il centro città mi sono imbattuta in una manifestazione (il 29 Settembre in Spagna c’è stato sciopero generale, una settimana dopo quella in Francia) contro la riforma del lavoro del governo Zapatero. La riforma prevede di dare maggiore potere ai datori di lavoro, facilitare il licenziamento e il lavoro temporale abusivo, congelamento delle pensioni e abbattimento dei diritti e salari dei lavoratori; si cerca di dare un taglio più europeo e un’elasticità lavorativa… Mi pare di averla già sentita questa…
Ecco quindi un radicale cambiamento di rotta del sistema economico globale, lo stesso che prima ci voleva inchiodati alla stessa scrivania dall’inizio alla fine dell’età lavorativa, ora ci spinge, alla precarietà e incertezza chiamandola “elasticità”.
Siamo tutti precari per “cause di forza maggiore” per decisione altrui, il “posto sicuro” statale, non lo è più per giochi di privatizzazioni, di contratti a tempo determinatissimo privi di diritti e tagli dei costi.
La crisi economica che ha travolto l’Europa ci ha messo un pò di più per raggiungere la Spagna, ma sembra averla colpita in pieno, tant’è che si può parlare della recessione più profonda da oltre mezzo secolo con un tasso di disoccupazione del 20 % e con un debito pubblico pari al doppio di quello italiano (anch’esso ben oltre i limiti di Maastricht). I primi settori che hanno sofferto la crisi, sono gli stessi che che la risollevarono economicamente vent’anni fà, l’edilizia ed il turismo di massa. Da un lato crisi del mattone che unita ad un calo dei consumi ha fatto da innesco alla crisi economica e da un lato è venuto meno il turismo di massa proprio a causa della crisi che già
aveva colpito gli altri paesi europei, Gran Bretagna (e sterlina) inclusa. Ovviamente il mercato del lavoro ne risente e dilaga il precariato tra contratti a tempo determinato, full time e di tre mesi
favoriti da una tassazione inferiore, contratti di prova e maggiore facilità di licenziamento nei contratti a tempo indeterminato sia abbassando l’indennità lavorativa, sia giustificando lo stesso per tagli dei costi aziendali e scarsa produttività. La cassa integrazione non esiste; c’è un sussidio variabile rispetto al tempo già lavorato, dunque breve ed esiguo per i giovani.
Certo a Ibiza si ha tanto da imparare dalla serenità karmica di quelle generazioni di fricchettoni, sempre erranti tra India ed Europa che hanno scelto di vivere in pace e a contatto con la natura, confezionando oggetti d’artigianato da poi rivendere ai mercatini, senza l’affanno di arricchirsi, ma col pensiero di non rubare troppo tempo al godersi la vita con il lavoro. In questa meravigliosa isola circondata da praterie di posidonia oceanica (alga marina che garantisce alle acque ibizenche purezza e trasparenza, nonché altra motivazione che rende Ibiza patrimonio Unesco) fabbrica del divertimento, sono tanti i ragazzi che trovano occupazione estiva (ed hanno anche accesso gratuito a molte, costose, discoteche) e i nuovi fricchettoni non sono solo gli artigiani e artisti di strada, ma s’inventano ogni volta un mestiere, che sia il cameriere, cuoco, giardiniere, babysitter, affittacamere o quant’altro richieda la circostanza.
Il problema traslato nel “nostro mondo” sta nel fatto che oggi il libero arbitrio, di decidere come vivere e sostentarsi sia venuto a mancare. Perché, proprio chi ha sempre lavorato, ha messo su famiglia, ha preso impegni economici una volta perso il lavoro si trova a dover ingegnarsi un modo per andare avanti, spesso totalmente differente da quello in cui ormai si era specializzati.
Partendo da zero, come ci si era dimenticati e come non siamo mai stati abituati culturalmente a pensare. Impara l’arte e mettila da parte…ce l’avevano detto!
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