Uno scioglilingua Portoghese ci illustra, con la consueta ironia del popolo lusitano, come si deve intendere il concetto di tempo: “O tempo perguntou ao tempo quanto tempo o tempo tem… o tempo respondeu ao tempo que o tempo tem tanto tempo quanto tempo o tempo tem”
Si potrebbe azzardare una traduzione:
Il tempo chiese al tempo “quanto tempo ha il tempo”? Il tempo rispose al tempo che “il tempo ha tanto tempo quanto tempo il tempo ha”.
Ora, questa è una filastrocca simpatica, ma fa parte di quei detti popolari come “dai tempo al tempo”, che fanno parte della cultura mediterranea.
Il tempo è un’entità astratta, siamo noi che lo rinchiudiamo in schemi sempre più precisi, assecondandolo alle nostre necessità, ai nostri bisogni. Il tempo fisico è qualcosa che non possiamo cambiare, a meno ché non si riesca ad attraversare i cosiddetti buchi bianchi descritti da Stephen Hawking. Il grande fisico ipotizza uno spazio nell’universo dove una volta entrati, ad una velocità molto superiore a quella della luce, si fermerebbe il tempo. Questa ipotesi è di una portata sovrumana, soprattutto se si riuscisse a riprodurre quelle condizioni sulla terra. Sovrumana nel senso che una scoperta del genere va oltre le capacità di controllo dell’uomo.
Ma in queste faccende lasciamo fare i fisici e i teologi. Noi ci occupiamo di cultura e in questo caso del Concetto di tempo nella cultura mediterranea.
“Il tempo, così come lo spazio, è una categoria a priori ma non per questo non gli viene dato un significato e una rappresentazione diversa in ogni cultura. Si può affermare, in maniera generale, che esso venga percepito come il variare della persona e delle cose.
Sempre generalmente, vi sono due idee fondamentali del tempo:
Pensiero cronometrico occidentale: il tempo viene visto come un’entità lineare e misurabile. Questa visione risponde alla necessità di ottimizzare il proprio tempo e dipende dall’organizzazione economica.
Tempo ciclico e puntiforme: nelle società tradizionali il tempo viene scandito attraverso il passare delle stagioni o secondo eventi contingenti (es. il mercato della domenica).
Molte società possono essere comunque considerate “a doppio regime temporale”.
C’è quindi un tempo qualitativo, legato all’esperienza, che dipende dalla necessità di alcune società di frazionare il tempo per contingenza, ed un tempo quantitativo, astratto e frazionabile, che sta man mano, con la globalizzazione, diventando dominante” (Wikypedia).
Cosa è il tempo, non è nostro compito definirlo.
Il tempo fisico o metafisico, il tempo mentale, tempo percepito o tempo reale. Tempo collettivo/sociale o tempo individuale/personale. Tempo della fantasia e del sogno, e tempo della razionalità e della veglia. Se proviamo a definire il tempo in termini assoluti, finiamo per “descrivere una descrizione”, definire una definizione, a misurare la misura.
Il tempo a cui pensiamo noi è un’idea di vita.
Il tempo mediterraneo è un ritmo diverso da tutto, è un pensiero e un’azione. E’ “slow”, lento ma denso, è lungo ma pieno. E’ un tempo che non abbisogna di descrizioni: funziona così e basta.
E’ un tempo poetico a volte, un tempo opportunista a volte. In certi casi si sente il “dolce passare delle ore”, a volte l’incubo di non arrivare al termine dei nostri progetti. Ma da quando si inizia a parlare di progetti? Da quando si parla di organizzazione del tempo? Da quando i lavoratori sono liberi di pensare ai propri progetti scanditi da un tempo certo? Da quando siamo diventati più liberi.
Più liberi da chi comandava ogni istante della vita degli altri, da quando la società feudale, poi la fabbrica, poi l’azienda, decideva la vita, la carriera, la discendenza di ognuno dei propri lavoratori. Oggi che abbiamo tutta la libertà che vogliamo: ma a cosa serve il tempo se non sappiamo usarlo? Si perde tempo se non lo si conosce, se non si valutano le sue enormi potenzialità. Ma se non abbiamo un obiettivo, come si può affermare che manca il tempo? Quindi seguendo questa linea di pensiero, il tempo si misura solo ed esclusivamente misurando i nostri progetti. I nostri sogni sono determinati e sicuri solo se rispettano i tempi? Mah.
Questo è il rovescio della medaglia: è vero che c’è il tempo adatto a tutto? Il tempo per studiare, il tempo per diventare adulto e indipendente, il tempo per sposarsi, il tempo per iniziare la propria carriera? Sarà più una questione di fisico che di spirito, sarà che crediamo troppo alle convenzioni e poco nelle nostre capacità!
Il concetto di tempo è un’idea geografica.
Il tempo di Kant è necessariamente diverso da quello di Cervantes, tanto per fare un esempio europeo. Il filosofo tedesco era riconosciuto come un orologio vivente, così preciso e abitudinario da essere preso come esempio da tutta la popolazione. Il tempo spagnolo di Cervantes invece, era molto meno abitudinario e ordinato, ma non meno importante vista la straordinaria considerazione che continua ad avere ancora oggi dopo cinque secoli.
Un aspetto interessante del concetto di tempo è quello della importanza letteratura e della filosofia. E’ possibile misurare l’importanza di un testo scritto in base alla sua rilettura nei secoli? Quanti libri sono stati dimenticati e quanti ancora risorgono e appassionano i lettori? Eppure viviamo in tempi diversi, in società diverse.
Il tempo può essere una delle misure di tutte le cose?
Seguendo invece la strada del destino dovremmo considerare il tempo come un tiranno, ossia si potrebbe dare la colpa al destino che ci ha rubato il tempo per realizzare i nostri sogni e i nostri progetti. Quindi il tempo è anche il nostro tempo, “siamo solo ciò che passa dalla data di nascita a quella di morte”, così recita il grande poeta portoghese Fernando Pessoa. Il tempo così non è più nostro, siamo solo un corpo che occupa un periodo storico.
Le suggestioni sono veramente infinite, senza poter dimenticare il testo che ha segnato una buona parte della filosofia del 900 europeo, ossia “Essere e tempo” di Heidegger, condizionato in modo principale ed essenziale dalla filosofia greca antica. La Grecia che dopo 2.000 anni riesce a creare e ricreare idee, di diffondere e distruggere certezze, di mescolare le carte. È impressionante quanto il tempo a volte sia un’eterna catena di avvenimenti. Il tempo storico è ancora più complicato da districare, pur conoscendo i fatti in modo cronologico (tenendo conto del tempo fisico) non riusciamo a spiegare tutto. Anzi, secondo l’ermeneutica, il tempo cambia sempre il modo di vedere i fatti storici. Il tempo allontana l’occhio dai possibili condizionamenti di una realtà, di un fatto troppo vicino.
Il tempo fa capire meglio? Oppure semplicemente si vede in modo diverso un fatto: ne meglio ne peggio.
Il Mediterraneo è il luogo dove nascono e rinascono continuamente civiltà, dove ricercare anche le radici europee, dove ancora oggi dobbiamo guardare per trovare una strada per il futuro di questo angolo di mondo. Il mare è un mezzo, un tramite di scambio, conservazione e creazione di culture. Un luogo dove il tempo è senza tempo.
Il numero di questo mese, come ogni volta, è solo un assaggio di tutto ciò che si potrebbe dire sul concetto di tempo. L’argomento è così denso di significati concreti, che non avrebbe senso parlarne in modo approfondito su un solo numero di mediterranea. Ci accontentiamo di provare a dare delle suggestioni che stimolino la fantasia e il pensiero dei lettori, sempre più numerosi e sempre più attenti! A cui va il nostro ringraziamento continuo!
Ci siamo occupati in questo numero di Viaggi con Elisa di Benedetto con il suo I “tempi” del Libano, sospeso tra passato e futuro, della Francia con la nostra nuova penna Manuela Martignano Il tempo per indignarsi a Lione, in Tunisia con Oujedane e il suo Il tempo degli arabi, ancora in Tunisia per fare un raffronto con Milano con Meriem Dhouib e il suo interessante pezzo Il mosaico del tempo in Tunisia: il “métissage” dei calendari e il tempo di un caffè “lungo”, in Siria con Shady Hamadi Il tempo come lo pensano i siriani.
Di Sapori con il pezzo molto utile di Marta Capiluppi Hai tempo per un caffe’?, d’Arte con il bel pezzo di Sara Palmas che ci racconta Basilicata coast to coast, road movie in salsa mediterranea, o ancora il pezzo molto ben fatto di Serena Maffei Il ritardo nel Mediterraneo: Rossellini giustifica. E il bel pezzo di Cristina Giudice, Il tempo infinito e ingiusto dei campi profughi palestinesi dove ci racconta la terribile realtà Palestinese, attraverso i film del festival Yalla Shebab.
Di libri con I ladri di favole e l’isola volante, di Rosa Tiziano Bruno. L’autrice ci spiega il mondo delle favole dal punto di vista temporale. Uno stimolo ad entrare nel mondo di questa bravissima scrittrice; di un libro antico e molto interessante per la doppi avalenza del significato del tempo, ci parla Tommaso Palmieri nel suo Il tempo della scoperta itinerante e della narrazione in Ibn Battuta
Si raccontano Storie meridiane con il bellissimo pezzo, molto poetico, della nostra corrispondente da Sarajevo Life woven of the moment; Come scorre il tempo nel mediterraneo? domanda che si pone la nostra brava e appassionata partenopea, Carla Giannini; Carmen Bilotta propone un intrigante viaggio nel significato di tempo dal punto di vista antropologico, sempre molto belle le sue proposte Il senso del tempo: concezioni, processi e costruzioni culturali; Non conosceremmo così bene la Sardegna se non fosse per merito di Claudia Zedda, conoscitrice fine della nostra cultura Il tempo de sa pintadera;
Parliamo di Economia internazionale con Laura Zimbardo, che con passione sicula ci illustra le enormi possibilità del Tempo di cooperazione e dialogo mediterraneo, se solo fossimo capaci di cogliere tutte le occasioni!
Di Musica con il pezzo molto ricco di notizie e suggestioni sul mondo della Taranta. La danza tipica della Puglia viene raccontata da Ivano Steri nel suo Il ritmo della taranta dove il tempo viene inteso come ritmo particolare della musica e della danza.
Una galleria di immagini molto mediterranee a cura della fotografa Sabina Murru Il tempo mediterraneo
Buona lettura a tutti