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Nel 1997 l’autore croato Predrag Matvejevic tenne delle lezioni sull’Europa e il Mediterraneo al prestigioso Collége de France, istituto di ricerca di eccellenza che ha sede a Parigi. Anche se ai tempi si era già spostato a Roma per insegnare slavistica all’università, sicuramente il suo ricordo era rimasto forte in Francia, paese dove studiò, trovò asilo e insegnò all’Università Sorbonne Nouvelle. Infatti, fu convocato come conferenziere in uno degli istituti più prestigiosi della Nazione. Poco tempo dopo, quelle lezioni vennero ampliate, aggiornate, sviluppando anche idee delle opere precedenti del “professore”, e diventarono un libro edito in Italia da Garzanti nel 1998. “Il Mediterraneo e l’Europa” è oggi un’opera fondamentale per chi vuole scoprire e capire il Mediterraneo, sia sotto un aspetto geopolitico, sia sotto uno più romantico.

 

Leggendo il libro, difficilmente sembra di assistere a una lezione universitaria. Ci si sente quasi catapultati nelle storie, nelle gioie e nelle ferite del Mare Nostrum. Lo sguardo di Matvejevic sulle cose è così profondo e sentito da commuovere il lettore. Gli argomenti trattati spaziano dalla politica, alla letteratura, alla storia e a volte si ha la sensazione di perdersi. Solo alla fine si capisce che Matvejevic, più che indottrinare il lettore, vuole spingerlo a pensare, a farsi nuove domande, meno meccaniche e più umane, sull’Europa, sul Mediterraneo, sul loro futuro.

Il libro è diviso in due parti: la prima si sofferma sul Mediterraneo, la seconda, invece, analizza il rapporto tra l’Europa e l’Altra Europa, ossia l’Europa dell’Est. Un’edizione postuma di Garzanti Elefanti contiene anche un’interessante postfazione dell’autore dal titolo “La laicità e il laicismo in Europa”, tratto da una conferenza tenuta da Matvejevic nel “Gruppo dei saggi”, di cui faceva parte, a Bruxelles.

Nella prima parte del libro si corre liberi tra miti e leggende del Mediterraneo, nella sua storia e in quella dei popoli antichi che l’hanno abitato, attribuendogli vari nomi. L’autore, però, ritiene necessario, oltre che analizzare il passato, che le idee sul Mediterraneo vadano riprese e attualizzate, anche per ripensare l’Europa. Perché, spiega Matvejevic, il legame tra Europa e Mediterraneo è fondamentale, anche se spesso viene dimenticato dalla sponda Nord, rappresentata da un’Europa centrale ricca e spavalda, che non considera il meridione del Mediterraneo. L’autore, oltre che le fratture ideologiche e culturali che contraddistinguono la culla d’Europa, descrive le altre sue linee di divisione, isole e golfi, in una maniera quasi poetica. Pagine utili per raccontare le contraddizioni di questi elementi, che sono poi le stesse di tutto il Mediterraneo.

Dopo aver narrato di città e popoli, di terra che si fa abbracciare dal mare, di culture e ideologie che si incontrano e scontrano, Matvejevic passa ad analizzare il rapporto tra Europa e Europa dell’Est, “una designazione politica, più che geografica, dettata dalla Seconda Guerra Mondiale”. La dice già lunga, Matvejevic, aprendo la seconda parte: in un’epoca che “ha fatto valere il diritto alle differenze”, non è poi strano che l’Europa dell’est venga vista come “Altra”. É qui, infatti, che si è sperimentata una delle più grandi utopie dell’umanità, il Comunismo. Esso, non essendo riuscito a farsi riconoscere, è servito, spiega l’autore con amarezza, solo a insegnare all’Europa quale strada “non seguire” e a chiuderla sempre più nei suoi nazionalismi. Eppure l’Europa centrale di oggi dovrà trovare il modo di aprisi e rapportarsi non solo alle “democrature” dell’Est nate dopo il crollo del Muro, ma anche al Terzo Mondo dell’Europa colonialista, mostrandosi più “socialista dal volto umano”.

Il libro si conclude con un’altra analisi etimologica. Laicità, laicismo e tolleranza sono tutte parole che hanno connotazioni diverse nelle varie lingue europee. Anche qui Matvejevic trova un pretesto per andare contro la “ricerca di uno spazio universale comune”, di un’idea unica che, come quella di Nazione (avversa all’autore), cerchi di rinchiudere tutto e tutti sotto uno stesso credo. E infatti, conclude il sovversivo Matvejevic: <Per creare l’Europa occorrerà creare gli Europei. Sarebbe sbagliato ricercare una laicità uniforme [..] si tratta di affermare una laicità plurale in un’Europa pluralista, che riunisce l’Unione Europea di oggi e l’Altra Europa [..] e che non sia esclusivamente eurocentrica>.

Le parole di Matvejevic oggi, con la crisi dei migranti che l’Europa non riesce a gestire, con alcuni paesi, economicamente più forti, che sembrano decidere le sorti di tutta questa Unione “plurale”, si fanno ancora più attuali. L’autore ci costringe a una riflessione sulla politica europea e sul fatto che essa abbia bisogno di un’immensa dose di umanità e comprensione, piuttosto che di “tolleranza”, per essere credibile e accettata da tutto il suo immenso Mediterraneo.

Daniela Melis

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