Il sogno realizzato nel 2003 con la fondazione di Terre del Principe non è un sogno imprenditoriale, bensì un sogno d’amore, quello di Giuseppe Mancini e Manuela Piancastelli. E tale è stato fino ad oggi.
I ricordi di bambino, tra giri in calesse col nonno presso i poderi familiari e le conversazioni tra contadini sui vitigni autoctoni, hanno portato Peppe Mancini ad abbandonare la professione di avvocato ed inseguire l’amore per la vigna, amore condiviso con la sua sposa Manuela Piancastelli che, dopo una splendida carriera da giornalista, abbandona il suo ruolo e convola ancora una volta a nozze con suo marito, seguendolo in tutto e per tutto, per scrivere assieme a lui un’importante pagina della vitivinicultura in Campania. Nell’area di Castel Campagnano, grazie alla vicinanza del vulcano di Roccamonfina e col Vesuvio a circa 30 km, i suoli sono di origine miocenica, le cosiddette arenarie di Caiazzo, accolgono i vitigni di Pallagrello Bianco, Pallagrello Nero e Casavecchia ove un tempo v’era un mare dalle acque calde e poco profonde e sono costituite da pietrisco, marne, tufo grigio, fossili e materiale piroclastico. Questo dunque l’areale in cui per un ventennio ha operato l’appassionata coppia che ha fondato la bellissima realtà di Terre del Principe.
Arriva però l’annuncio, circa una settimana fa, dalla stessa Manuela Piancastelli che né quest’anno né in quelli a venire ci sarà altra vendemmia. Ne riportiamo la lettera che annuncia la decisione presa serenamente dai due coniugi:
“Cari amici,
Terre del Principe non farà la vendemmia 2023. Abbiamo deciso di continuare a vendere fino ad esaurimento i vini attualmente in commercio, poi la nostra avventura sarà terminata.
Data la notizia, entriamo nel merito per chi abbia voglia di approfondire. Innanzitutto stiamo bene, non abbiamo problemi di alcun tipo, abbiamo solo deciso che dopo venti anni in cui abbiamo dato ogni nostra energia e ogni attimo della nostra vita al Pallagrello e al Casavecchia, riscoprendoli, studiandoli, rilanciandoli e dando loro la visibilità che giustamente meritavano, questa fase della nostra esistenza può dirsi conclusa proprio nel ventennale della nascita di Terre del Principe. 2003-2023: il territorio in questi venti anni è cresciuto immensamente ed ora ha la consapevolezza di possedere un patrimonio vitivinicolo di grande valore.
C’è un libro che racconta la storia del Pallagrello dall’antichità a oggi, un manuale per chi vorrà aggiungere conoscenza alla passione. Sono nate tante aziende, ci sono molti giovani bravi vignaioli che potranno continuare a far parlare di sé e delle straordinarie colline del Medio Volturno, patria di questi vitigni. Ogni cosa ha il suo tempo sotto il sole, rispetto a venti anni fa per noi ora è un altro tempo, e un altro sole.
Lo diciamo con gioiosa e consapevole leggerezza, senza alcuna tristezza, sicuri di aver scritto una pagina importante della storia vitivinicola della Campania.
I vini attualmente in commercio, cioè Fontanavigna 2022, Le Sèrole 2019, Castello delle Femmine 2020, Ambruco 2017, Centomoggia 2017 e Piancastelli 2017 saranno venduti sul territorio nazionale, fino ad esaurimento, da Vino & Design, il nostro straordinario distributore Dick ten Voorde, che ci ha accompagnato con affetto in questi ultimi anni. Alcune bottiglie di vecchie annate, anche in magnum, saranno disponibili in cantina.
Buona Vita a Tutti”.
Se il recupero di queste cultivar, Il Pallagrello Bianco, il Pallagrello Nero e il Casavecchia, si è potuto attuare in questo territorio è dovuto proprio agli appassionatissimi Manuela e Giuseppe, che han lavorato alacremente, con coraggio e determinazione in un’area altrimenti inflazionata da Aglianico e Falanghina, poco incline all’intuito, alla capacità e alla volontà di investire nella sua stessa identità ampelografica. È il caso anche di aggiungere che, oltre ad averlo fatto con fatica non rimpianta e rinnovato amore, lo si è fatto con stile: non sono mancate infatti iniziative legate alla musica, all’arte e alla letteratura, dimostrando quanto Terre del Principe abbia costantemente comprovato la sua vocazione di cantina dotta e capace di offrire percorsi sensoriali complessi e di grande interiorità che, in questi 20 anni, sono andati ben oltre l’assaggio ed il mero marketing.
Ad oggi tanto devono i distretti vitivinicoli dell’Alto Casertano e di Terra di Lavoro a Manuela e Giuseppe, come d’altronde tutta la Campania del vino e della sommellerie. Il loro senso di radicamento e abnegazione per il territorio è stato tale da aderire persino a Mosaico per Procida. Senza nulla togliere alle altre 25 meritevoli cantine nell’accompagnare Identità Mediterranea in questa avventura, comprendendo soltanto adesso la loro decisione fosse stata già presa ben prima di donare il vino per il progetto, non posso che rinnovare la mia gratitudine e la mia stima per due persone che, oltre a crederci, hanno dato il loro nettare, consapevoli che non avrebbero voluto neanche avvalersi del ritorno mediatico per la loro azienda. Grazie dal profondo del cuore per i vostri vini, per essere stati parte di Mosaico per Procida e per avermi fatto realizzare, commuovendomi ed emozionandomi, la grandezza di un’ancor più accentuata nobiltà, generosità e spontaneità del gesto.