Milano – Per misurare il tempo in un paese basta osservare la camminata della gente per strada e il loro modo di bere il caffè. Sembrerebbe un’affermazione priva di senso ma a mio avviso piena di significati. Quando ci si ferma un attimo verso le 8 del mattino, in stazione Centrale a Milano, a guardare il movimento delle persone tra i gradini della metropolitana, tutto sembra procedere senza mai confondersi. LE persone non si guardano quasi in faccia. Camminano rapidamente senza controllo. I bar sono quasi tutti pieni e ci sono pochi tavoli e sedie, perché il caffè si sa, In Italia, si beve in piedi sul bancone in un sorso, tra l’altro costa meno, mentre la brioche si mangia rapidamente e perché no strada facendo. Ci sono orologi appesi ovunque. Peccato però per i treni che non sono sempre puntuali.
Tunisi – Sono le otto e sto attraversando la via di “Carthage” per raggiungere la stazione di Tunisi, la gente cammina lentamente, chi parla al telefono, chi è fermo, chi si guarda attorno e poi una serie di Bar, attaccati l’uno all’altro pieni di uomini con un caffè sul tavolo preso un’ora prima. La funzione di questi uomini è molto semplice fare commenti su tutte le donne che passano, discutere di calcio, di politica o di altro oppure leggere i giornali di gossip. Il caffè si beve lentamente, per ogni sorso si racconta una storia, un pochino come il tè alla menta che si porta bollente e si sorseggia a volte per più di un’ora. Per vedere gli impiegati dei vari uffici bisogna aspettare le dieci all’ora della pausa. Insomma ci sarebbe da narrare più di un aneddoto su questi paesi così vicini e lontani al contempo.
Tuttavia la particolarità del tempo in Tunisia risiede proprio nella sua misura. Esiste, infatti, una sovrapposizione di tre calendari quello religioso-islamico, quello civile e quello della memoria collettiva, che dà le stagioni e del lavoro agricolo. La Tunisia è un paese che è stato in grado di accompagnare questa grande avventura della misura del tempo e arrivare presto nel terzo millennio utilizzando contemporaneamente tre calendari: Quello Hijri (calendario lunare relativo al ciclo della luna adottato dal secondo califfo Omar Ibn al Khattab per stabilire il calendario islamico. Ha fatto iniziare la giornata dell’Hijra del Profeta dalla Mecca a Medina (ex Yathrib) nel 622. Questa decisione ha avuto luogo nel corso dell’anno 17 dell’Egira) per la celebrazione di riti islamici, quello gregoriano (usato con la conquista romana e l’istituzione della Amministrazione che il calendario romano fu diffuso in tutto l’Impero, e in questo caso, nelle province dell’Africa) per le faccende amministrative e fiscali e quello giuliano-Ajmi (calendario romano introdotto da Giulio Cesare, ma sotto il nome comune di Ajmi, che significa non arabo) per i riferimenti agricoli di stagione adottato dai contadini.
Dal tempo di un caffè al tempo di un calendario, la Tunisia, nel centro del Mediterraneo si colora di tutte le epoche e le tradizioni in un mosaico raro e peculiare.
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