La complessa mediocrità del negazionista richiede un’indagine
psicologica attenta che sveli i meccanismi tortuosi che lo portano a
produrre realtà paradossali in luoghi immaginari della mente.
Non gli si può negare una grande unica abilità: memorizzare e
ripetere. Si diverte a registrare sui social titoli di articoli
sensazionalistici da siti farlocchi che non si prende la briga di
visitare, oppure origlia le classiche conversazioni da bar fra
vecchietti annoiati e incattiviti dalla vita. Possiede l’indiscutibile
pregio di ricordare esattamente tutto e di ripeterlo impeccabilmente
non appena si imbatta in qualsiasi tribuna politica improvvisata. Non
importa se le frasi ripetute sono in contrasto fra loro, d’altronde
per il negazionista non è indispensabile comprenderle.
“Quindi il Covid non esiste secondo te?”
“Assolutamente no!”
“E la gente che muore?”
“Vabbè, l’hanno fabbricato in laboratorio. Da anni volevano inferire
un grosso colpo alla stabilità mondiale. Finalmente ci son riusciti…”
“Quindi esiste o non esiste? Cioè, fammi capire, se è fabbricato in
laboratorio, può essere ignorato?”
“…”
Come si può notare, il problema più grosso riscontrato nel
negazionista è l’incapacità di mettere in relazione le informazioni
raccolte. Una specie di banca dati inutile che sfreccia spavalda nel
brodino caotico dell’ignoranza, alimentando fuochi di irrazionalità
che non si percepivano dalla cacciata delle streghe.
Tuttavia, è doveroso riconoscere in lui un forte senso di libertà,
seppure emerga solo all’occorrenza. Cioè ogni volta che il poveretto
non riesca a cogliere il collegamento fra una “deprivazione
(transitoria) della propria libertà individuale” e ragioni al di fuori
del proprio orticello personale, come uno stato di emergenza diffuso a
livello mondiale.
Purtroppo, per i motivi di cui sopra, non gli è dato capire né il vero
senso della libertà, né che, comportandosi in modo irresponsabile,
viola la libertà di chi lo circonda. Il che è kantiananente
inconcepibile.
Per il negazionista, che di contro scarseggia di lucidità
intellettuale, l’unica cosa inconcepibile è la negazione di un unico
dio: il Complotto.
Il Complotto è trascendente, ci ha creati e veglia su di noi. Alla
fine dei giorni assisterà alla nostra fine, quando saremo risucchiati
dal limite estremo della Terra (ovviamente piatta).
Il ricorso a un dio utile come quello del Complotto ha l’indubbio
vantaggio di legittimare ogni negazione. Ma anche di avvalorare teorie
prive di fondamento scientifico e di buonsenso.
Alla stessa stregua del fanatico, infatti, il negazionista è incapace
di rivedere le proprie posizioni, anche quando queste vengano
dimostrate false senza possibilità di “opinione” divergente.
“Medici e virologhi dicono che il Covid esiste e ha origini naturali…”
“Sono controllati, fanno parte di un grande disegno globale”
“Ma ne sei certo? Quindi tutti i medici, virologi e scienziati del
mondo sono complici?”
“No, solo pochi decidono…”
“E come hanno fatto a convincere tutti gli scienziati?”
“…”
Comunque non è colpa sua. In una società che basa la realtà
sull’opinione, è difficile ideare modi intelligenti per vincere la
paura verso il grande nemico invisibile. Il Covid non si vede, ergo
non esiste. Non essendoci un’entità tangibile con cui prendersela,
l’affiliato della doxa formula teorie prive di rigore scientifico
finendo per trasformarsi in ciò che critica, cioè un mistificatore
della realtà, nonché generatore casuale di balle storiche.
Senza negare l’utilità di una giusta dose di diffidenza, questo
eccederne pare più uno schizzo paranoide a uno stadio avanzato.
Per riattivare le connessioni neuronali e garantire la conversione al
dio Buonsenso, è consigliabile somministrare dosi massicce di
informazione e cultura.
Non fermiamo le scuole!