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Venerdì 21 marzo alle 18:00 presso l’Istituto Pontano a Napoli sarà presentato “Elisir. Il Principe di Sansevero e la Setta dei Cariati, l’ultimo libro di Carlo Animato.

L’autore, nato a Napoli nel 1957, si è occupato di giornalismo, teatro, scienze ermetiche, agiografia e giochi di società, con una particolare vocazione per la ricerca storica attraverso documenti d’archivio, oltre che essere da sempre interessato al campo della pseudo-epigrafia, ed impegnato nel suo lavoro di correttore di bozze, cui alterna l’attività di saggista e scrittore.

Sarà Pamela Palomba a dialogare con l’autore di questo libro, intrigante fin dal titolo, presso lo storico Istituto Pontano, fondato dalla Compagnia di Gesù il 13 novembre 1876 con il nome di “Silvio Pellico”, cambiando diverse sedi nella città partenopea, fino a trovare fissa dimora presso il prestigioso Palazzo Cariati.

C’è un filo conduttore tra questo tuo ultimo libro e i precedenti?

Il filo conduttore è la voglia di raccontare storie del passato che hanno ripercussione sul nostro presente, ovvero storie dei giorni nostri che affondano le loro radici nel tempo che fu. In tutti i miei romanzi parto da un elemento vero, bizzarro, misterioso e ne rintraccio le orme lungo i secoli, perdendomi con sommo piacere nell’inseguimento di “fattarielli” e personaggi. E metto in scena “cose curiose e inusuali”, che siano i segreti dell’alchimia o della cabala, le perversioni della massoneria e dell’esoterismo, gli interrogativi dell’invisibile e del paranormale, il rapporto dell’uomo con l’aldilà o con la religiosità che sfiora la superstizione.  È questa la costante del mio esser contastorie.

Perché hai deciso di scriverlo?

Volevo capire se avevo ancora la capacità di raccontare, in un momento complicato della mia vita, qualche mese fa. Dunque, per scacciare la “sindrome del foglio bianco”, terrore di ogni scrittore in crisi di ispirazione, mi sono chiesto: c’è un argomento che conosci bene e che potrebbe aiutarti a interrompere il digiuno creativo? E poiché ho studiato la figura del Principe di Sansevero per una trentina d’anni, e per me è quasi uno di famiglia, scelto il personaggio dell’avventura, è stato meno complicato immaginarlo in una storia di misteri e alchimie, sette segrete e laboratori filosofali.    

Qual è stata la parte più impegnativa e quella più divertente?

La parte impegnativa è sempre quella delle ricerche preliminari, che riguardano ambientazioni e parte della trama, che deve essere verosimile, come in ogni romanzo storico che si rispetti, logica e accattivante, come in ogni storia che coniuga il thriller, il gotico e l’avventura. Quella che mi ha più divertito riguarda il Principe stesso, che per certe mie passate frequentazioni metapsichiche, e qui mi si consenta di restare volutamente sul vago, faccio agire e parlare così come ho avuto modo di “frequentarlo” nella mia precedente vita, tre decenni fa…

Il libro “Elisir. Il Principe di Sansevero e la Setta dei Cariati” ha la capacità di proiettare il lettore in due epoche, due storie parallele, cucite per mezzo di un unico segreto, grazie all’aureola, affascinante e controversa, di Raimondo Di Sangro, attraverso le viscere di una Napoli settecentesca e sotterranea; pertanto, la Cappella Sansevero, capolavoro di arte e alchimia, diventa nel racconto di Carlo Animato teatro di un’avventura in cui scienza esoterica e passioni umane si intrecciano in un gioco pericoloso a causa della presenza dei Cariati, una setta misteriosa e inquietante.

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