di Claudia Spano Santa Cruz
I porti sia quelli naturali che quelli costruiti dall’uomo sono sempre stati il mezzo di accoglienza più antico per chi intraprendeva la via del mare.
Da sempre sono seducenti non solo per l’aspetto “naturalmente” ospitale ma anche perché spesso sono la cornice di città bellissime e di mari incantevoli. I porti ben gestiti ed organizzati sono lo specchio della vita economica di un Paese: infatti, un porto moderno e innovativo si traduce in maniera simultanea con benessere.
La vitalità gli viene conferita dal movimento continuo, si va e si viene, si arriva e si parte, si carica e si scarica. Anticamente i movimenti erano senza dubbio più lenti, ma la vita del porto ha sempre creato, ieri come oggi, una serie di vibrazioni infinite. Tutti indistintamente sono un mix esplosivo di razze, culture, di idee e di prodotti che si sono avvicendati e alternati nel tempo.
Oggi attraverso la comunicazione globale e le pubblicità il porto dev’essere altamente competitivo nelle infrastrutture, è un’esigenza sia del turista che dell’imprenditore a cui non ci si può sottrarre.
I Paesi dovrebbero rivolgere ai propri porti la giusta attenzione e indirizzare su di essi scelte strategiche di interesse commerciale e turistico perché il porto è un forte polo d’attrazione di scambio.
Nel bacino del Mediterraneo i porti sono tantissimi ognuno con la sua storia antica scolpita dal vento, dalle mareggiate, dai racconti, dalle immagini, dagli arrivi, dai saluti, dalle invasioni, dal lavoro pesante degli scaricatori di merci ed oggi con la storia più recente segnata da innovazioni tecnologiche.
L’elencazione sarebbe lunghissima, pertanto senza voler togliere niente a nessuno ne cito solo qualcuno saltellando qua e là tra quelli che maggiormente stimolano pensieri storici ed artistici: quello di Venezia, di Livorno, di Napoli, di Palermo, quello del Pireo, di Smirne, di Tunisi, di Barcellona. Ognuno ha una storia a sé e un concentrato di emozioni. Culture, idee, arte e storia.
Ma è del “mio” porto, quello di Cagliari, che vorrei parlare, quello dove mio padre portava me e i miei fratellini a fare la passeggiata domenicale, dove ci comunicava con entusiasmo il suo amore per la città e ci faceva osservare i tanti particolari che mi son rimasti scolpiti nell’anima. Le motonavi, come si chiamavano allora, mi sembravano enormi, il colore dell’acqua era più trasparente e i muggini saltavano in branco vicino agli ormeggi. E poi qualche pescatore dilettante cercava di pescare con la canna. Ricordo anche alcuni ragazzini che d’estate facevano il bagno eludendo le sorveglianze. Oggi è pressoché impossibile vedere immagini di questo tipo perché all’interno dei porti c’è il divieto di balneazione per motivi di sicurezza, essendo aumentati i traffici, e per motivi igienici essendo le acque meno limpide e anche perché c’è una maggior sorveglianza.
Ricordo il palazzo di mia nonna le cui finestre si affacciavano sul porto e da quelle finestre sentivo arrivare l’odore del mare, sentivo la sirena delle navi e mi affacciavo per vedere arrivi e partenze: partenze molto spesso accompagnate dal pianto e dal dolore di chi salutava il proprio familiare che emigrava verso terre lontane in cerca di lavoro.
Oggi dalla stessa finestra osservo un porto ristrutturato, cresciuto come il resto della città, moderno, ben illuminato, che fa bella mostra di sé ed è un’ottima carta di presentazione per la città. Un porto dalla vita dinamica e in piena salute. Nella banchina principale si organizzano fiere nautiche e regate internazionali di ottimo livello, pertanto la vita del porto e della città sta maturando progressivamente e subendo una metamorfosi: il porto vissuto non solo come punto d’attracco ma come punto di sosta e socializzazione, di partecipazione attiva di cittadini e turisti. Un porto che “porta” benessere e visibilità alla città.
E di notte grazie ad un’illuminazione sapiente il porto si anima e le persone passeggiano sul lungomare, fondendosi e confondendosi con le stelle.
Ma poi riprendo il libro di storia e mi lascio andare con la fantasia verso tempi antichi, al susseguirsi di sbarchi ed invasioni e dominazioni di fenici punici, romani e spagnoli che sbarcarono nel “mio”porto e conquistarono la mia terra, penso alla storia nata dall’ingresso in quel porto. Infondo è vero che i corsi e ricorsi della storia spesso incominciarono da una partenza o da un arrivo in porto…