di Veruska Anconitano
La censura sui viaggi del sesso è proporzionale alla sua diffusione. Il fenomeno è in continua crescita per gli uomini che vanno in cerca di quello che non possono fare in Italia, (come in quasi tutti Paesi dell’Occidente). Quello di cui non si parla sono i viaggi del sesso delle donne.
Abbiamo ripreso un pezzo pubblicato da Veruska Anconitano su http://mondodonna.blogosfere.it.
“Morale o meno, il turismo sessuale femminile è in continua crescita e quella che storicamente è stata una prerogativa maschile conquista un numero sempre maggiore di donne ma ha caratteristiche diverse rispetto al turismo sessuale maschile.
Se fino a qualche tempo fa ci si stupiva, e si rimaneva sconcertati, di fronte all’alto numero di uomini che sceglieva di fare vacanze a scopo sessuale, adesso i ruoli si sono ribaltati e a scegliere questo tipo di vacanza sono sempre più le donne; si assiste infatti ad una sorta di “democratizzazione” del turismo sessuale che presenta caratteristiche diverse rispetto a quello praticato dagli uomini.
Secondo le statistiche, infatti, è in costante aumento il numero delle donne che decide di organizzare una vacanza sessuale in un paradiso tropicale alla ricerca di ciò che, dicono, a casa non hanno: sesso, passione, trasgressione e in alcuni casi anche un finto sentimento.
Le mete più richieste dalle turiste sessuali sono Cuba, Giamaica, Kenya, Capo Verde e Santo Domingo e si tratta soprattutto di donne tra i 45 e i 60 anni, che vogliono in questo modo dare una scossa alla propria vita.
Le località non vengono mai scelte a caso ma ci si basa soprattutto sulla possibilità di vivere un’avventura stimolante in un contesto degno dello sforzo, che può essere rappresentato dalle dune d’Africa, dalle piantagioni di tabacco a Cuba e così via.
Ovviamente trattasi di scossa temporanea, favorita dal fatto che esattamente come le baby prostitute, anche i maschi in questi paesi poco sviluppati e poveri si lasciano attrarre dai tanti soldi con i quali le donne, di solito benestanti, bussano alle loro porte.
Non si parla ancora esattamente di numeri, visto che il fenomeno del turismo sessuale in rosa pur non essendo recente è ancora tenuto poco in considerazione nella generazione delle statistiche di mercato ma di certo si sa che non si tratta quasi mai di turismo pornografico o pedopornografico ma quasi esclusivamente di turismo erotico.
Secondo la End Child Prostitution Pornography And Trafficking, infatti, le turiste sessuali vanno alla ricerca di sesso nei paesi del Sud del Mondo ma conservano, in cuor loro, la speranza di tornare a casa con l’uomo della loro vita, connotando così la loro vacanza di tratti romantici.
Dunque se l’uomo va alla ricerca di pornografia e prostituzione, le donne sempre più spesso sognano quell’amore che mai hanno avuto, o potrebbero avere, nella vita quotidiana.
Jacqueline Sanchez Taylor e Julia O’Connell Davidson, due sociologhe inglesi, tempo fa hanno analizzato nello specifico il turismo sessuale femminile in Giamaica intervistando 240 donne in vacanza con risultati sorprendenti: un terzo delle donne intervistate ha detto di aver avuto una relazione con ragazzi locali durante la vacanza, il 60% ha ammesso la presenza di elementi economici nei rapporti ma senza dare a regali e cene offerte la connotazione di pagamenti per servizi e tutte hanno escluso di aver pagato dei “prostituiti”, giustificando il sesso in cambio di denaro come un aiuto economico personale e all’economia locale.
E così il turismo sessuale in rosa prende sempre più piede perchè in fondo la vena romantica delle donne si esplica anche così: nella ricerca di quella bugia che rende puro anche il sesso a pagamento.
D’altronde la scrittrice francese Françoise Sagan aveva detto: “quando sarò vecchia, pagherò i giovani per amarmi. Perché di tutte le cose, l’amore è la più dolce”.
Post Scriptum: a tutti coloro che sono interessati all’argomento, consiglio la visione del film di Laurent Cantet Verso il Sud (Vers le Sud) con Charlotte Rampling.