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Avere 800 anni e non sentirli. Il primo ateneo al mondo ad essere stato fondato da un editto imperiale, l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, li ha compiuti da poco, con l’austerità del suo ruolo, con una programmazione dei percorsi formativi innovativa e l’autorevolezza che gli deriva da una tradizione quasi millenaria, attingendo a piene mani dalla Scuola Medica Salernitana, tanto cara all’imperatore Federico II di Svevia, e che ideò il prototipo di iter studiorum su cui le università si fondano.

Autorevolezza, prestigio, ma anche la capacità di leggere ed interpretare i contesti storici che ha attraversato, uscendo indenne, e restando costantemente attuale.

L’Università di Napoli è al 7° posto nella classifica delle università italiane e vanta numerosissimi primati: per citarne alcuni è tra le prime è 33° in Food Science & Technology, 34° in Aerospace Engineering, è nella fascia 51-75 in Physics, in Civil Engineering, in Agricultural Sciences e in Veterinary Sciences, è nella fascia 76-100 in Mining & Mineral Engineering ed è nella fascia 101-150 in Mechanical Engineering. Nell’ambito della classifica “Citations per Faculty“, in un contesto internazionale la Federico II è la 86° nel mondo ma la prima tra le università italiane. Il punteggio è basato sulla ricerca di fattori di performance, ossia di citazioni, rispetto al corpus della ricerca. Nell’ambito delle “Top European Universities” la Federico II è al 174° posto in assoluto ma al 7° posto tra le migliori università italiane. Inoltre nella classifica del QS Network si evidenzia come tra il 2007 e il 2008 ha avuto un avanzamento nella classifica. Inoltre, è tra i migliori atenei italiani al mondo secondo l’Academic Ranking of World Universities, la graduatoria internazionale realizzata dalla Shanghai Ranking Consultancy pubblicata nell’agosto 2022.

Tra i fiori all’occhiello della Federico II il suo distaccamento, ubicato nella splendida Reggia di Portici: la Facoltà di Agraria. Qui, da pochissimi anni, è stato istituito il corso di laurea triennale di Scienze Gastronomiche Mediterranee, corso coordinato dal prof. Raffaele Sacchi, docente di. Scienze e Tecnologie Alimentari.

In questo prestigioso centro del Sapere il 10 giugno prossimo alle 11:00, precisamente presso l’Aula del Senato Accademico dell’Università degli Studi di Napoli, si terrà una conferenza stampa incentrata sulla presentazione del libro “Le Origini della Cucina Italiana, da Federico II a oggi”, volume curato da Paola Adamo, Valentina Della Corte, Francesca Marino ed Elisabetta Moro. La disamina del convegno, come si evince dal titolo, è incentrata sull’analisi storica che dimostra quanto   Federico II, la sua corte e la sua epoca influenzarono lo sviluppo della Cucina Italiana, analisi storica rigorosa che trova fondamento anche attraverso studi di Antropologia e Gastronomia. Il libro raccoglie interventi di Fulvio Delle Donne, Gianni Cicia, Massimo Ricciardi, Marino Niola, Luciano Pignataro, Raffaele Sacchi, Francesca Marino ed Elisabetta Moro e le ricette degli chef Corrado Assenza, Domenico Candela, Moreno Cedroni, Caterina Ceraudo, Enzo Coccia, Vitantonio Lombardo, Angelo Sabatelli, Mauro Uliassi e, durante il dibattito, vedrà la moderazione della giornalista Chiara del Gaudio, l’intervento delle stesse curatrici, degli autori e di alcuni chef.

Il volume offre una interessante finestra sul passato e sullo sviluppo di uno dei patrimoni materiali della nostra civiltà e porta in un viaggio che attraversa i precetti e i gusti dell’epoca medievale. Il lavoro, frutto di ricerca, sarà anche a sostegno della candidatura della Cucina Italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco.

Il libro rappresenta una rielaborazione meditata del Liber de Coquina, trattato anonimo redatto a Napoli alla corte di Carlo II d’Angiò tra il 1285 ed il 1309. Tale trattato di gastronomia raccoglie all’incirca 170 ricette e rappresenta una delle più importanti testimonianze sulle abitudini alimentari presso le corti italiane ed europee, ponendo l’attenzione sul contributo che l’epoca e la corte di Federico II hanno avuto nello sviluppo della cucina italiana e della Dieta Mediterranea. La pubblicazione in questione riporta anche una selezione di ricette del Liber de coquina e un ricettario con piatti realizzati da chef in chiave moderna, a dimostrazione che i principi riportati nel Liber si ritrovano oggi nell’alta cucina.

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