Cosa vuol dire mangiare bene nell’era di internet? Vuol dire conoscere e apprendere le basi della nostra cucina, e della cucina di tutto il mondo. Ma nello sviluppo delle riviste dedicate alla gastronomia nostrana internet ha fatto passi da gigante. Tutto quello che volevamo sapere sulla preparazione dei primi mediterranei, dei secondi più succulenti italiani, dei dolci albanesi, delle carni spagnole e in genere della dieta mediterranea lo troviamo tutto sul www.
Il rapporto tra la cucina locale, regionale, nazionale e internazionale e internet è presto detto: tutti possono pubblicare i loro piatti, le loro ricette i loro desideri inconfessati sui diari personali. I blog personali, e tra questi c’è da segnalare http://www.ilpranzodibabette.com/, i blog diventano un’enorme enciclopedia multimediale, con testi, foto e video sulla preparazione e presentazione di piatti meravigliosi. Nascono migliaia di forum e comunità che parlano di cibo, in particolare di quello mediterraneo. L’interesse sulla materia è determinato dalla voglia di sperimentare e di conoscere quelle che erano le nostre tradizioni culinarie antiche.
Avere notizie sulle manifestazioni enogastronomiche, sulle premiazioni, sulle degustazioni diventa un’abitudine indispensabile per chi affronta un viaggio, che sia per lavoro o per vacanza pura. Vorrei andare in toscana a settembre..chissà se in quel periodo si può assaggiare qualche piatto tipico direttamente sul posto dov’è nato. Chissà dove si mangia il Cous Cous più buono del Marocco, la Paella spagnola, il Bacalao portoghese, e mille altri piatti della tradizione mediterranea. Tutto molto semplice se si sa dove andare a cercare. I siti specializzati sono centinaia, quelli italiani si differenziano per qualità espositiva e per l’originalità delle proposte. Per rimanere nell’isola non si può non citare la rivista www.epulae.it, un luogo di approfondimento culinario di alta qualità. Un posto dove si possono conoscere le iniziative organizzate direttamente dall’associazione che ha sedi in tutt’Italia, una sicurezza insomma. Si deve citare sicuramente il sito del giornalista gastronomico Paolo Marchi www.marchidigola.it/ con annesso il congresso nazionale di cucina d’autore www.identitagolose.it che è diventato un importante avvenimento a livello internazionale per i cuochi, ma anche per gli assaggiatori profani..
I premi si moltiplicano ogni anno ed è veramente difficile orientarsi per non perdere di vista la qualità, l’unico obiettivo da perseguire per il turista-assaggiatore. È inutile frequentare una sagra dove si ripetono le stesse pietanze che si mangiano in ristorante, è inutile citare i concorsi dove non è la qualità ad essere premiata. Possiamo però citare i concorsi e fiere a cui assistere almeno una volta nella vita, tra cui il Vinitaly, storica manifestazione veronese in cui si premiano i migliori vini al mondo. Il salone del gusto di Torino, dove si possono gustare le prelibatezze di tutto il pianeta con uno sguardo al modo di produzione, con l’obiettivo di conservare le qualità dei cibi locali destinati ad essere dimenticati dalla cucina globale. Anche la sezione sapori, come del resto fa anche mediterranea, fa parte di moltissime riviste in carta e online. Una grande giornalista gastronomica che abbiamo conosciuto per un convegno sul cioccolato a Cagliari, è Licia Granello, che scrive nelle pagine di Repubblica, leggibile anche nella versione online del quotidiano.
L’argomento è vasto, e via via diventa più denso di significati sui contesti che il cibo si porta dietro. Mangiare bene è come respirare bene, difendere il buon cibo è come difendere l’ambiente. Le due cose sono essenzialmente complementari, l’ambiente sano produce cibi sani, sta solo a noi rispettare l’ambiente comprando cibi che difendano la natura.
Le tecniche di coltivazione, la grande distribuzione, la conservazione esasperata di tutto, porta direttamente e indirettamente ad inquinare l’ambiente. I consigli base che si possono dare per un consumo equo e solidale sono pochi ma efficaci: comprare cibi senza confezione (per eliminare plastica e carta inutile), comprare cibi prodotti localmente (per eliminare l’inquinamento provocato dal trasporto), comprare solo frutta e verdura di stagione in modo da sviluppare l’economia locale e difendere e consumare solo ed esclusivamente cibi sani, di cui conosciamo con certezza la provenienza, eliminando anche i vari intermediari tra il produttore e il consumatore. Si calcola che una buona parte dell’inquinamento e del riscaldamento del pianeta sia dovuto anche all’aumento del trasporto aereo, soprattutto per le derrate alimentari provenienti da tutti i Paesi del mondo. Si perde così anche il gusto del viaggio, che comprendeva in passato anche l’assaggiare cibi diversi dai nostri. Ma se possiamo assaggiare tutti i cibi del mondo in qualsiasi periodo dell’anno, che gusto c’è a viaggiare per conoscere un altro Paese?