Intervista ad Ornella Marini, Presidente dell’associazione Al.Ma, in occasione della tavola rotonda, tenutasi al Palazzo Reggio di Cagliari l’8 ottobre 2010, dal titolo “Ospedali e comunità dei bambini”.
Ornella Marini, pediatra, ha lavorato come medico dipendente della Provincia di Cagliari presso l’ IPPAI (Istituto Provinciale Assistenza all’Infanzia), quindi nel Servizio Sanitario Nazionale dapprima come Responsabile del Settore di Medicina Scolastica della USL n° 20, e poi come Pediatra Consultoriale presso i Consultori Familiari di Assemini e Cagliari (Via Sassari) dell’ Asl n°8. Attualmente in pensione, è presidente pro tempore dell’Associazione AL.MA.
Quali motivazioni hanno fatto si che si realizzasse una Tavola rotonda a Cagliari, durante la Settimana mondiale dell’allattamento?
E’ ormai tradizione della nostra Associazione realizzare, nella settimana mondiale dell’allattamento, un evento che tratti il tema scelto per quell’anno dalla WABA (un organismo internazionale che riunisce le organizzazioni che si occupano di allattamento).
Dunque, grazie alla disponibilità della Provincia di Cagliari, anche quest’anno è stato possibile realizzare questo appuntamento, giunto ormai alla sua terza edizione, che svolge il tema “L’ospedale e la Comunità amici dei bambini”, alla luce degli ormai famosi 10 passi proposti dall’OMS – Unicef per gli Ospedali, e dei sette passi per la Comunità, che riporto di seguito, per la loro conoscenza e diffusione.
Ogni struttura che fornisce servizi di maternità ed assistenza ai neonati deve:
– Definire una politica scritta per l’allattamento al seno e farla conoscere a tutto il personale.
– Preparare tutto il personale sanitario per attuare compiutamente questa politica.
– Informare tutte le donne in gravidanza dei vantaggi e della gestione dell’allattamento al seno.
– Mettere i neonati in contatto pelle a pelle con la madre immediatamente dopo la nascita per almeno un’ora e incoraggiare le madri a comprendere quando il neonato è pronto per poppare, offrendo aiuto se necessario.
– Mostrare alle madri come allattare e come mantenere la produzione di latte anche in caso di separazione dai neonati.
– Non somministrare ai neonati alimenti o bevande diversi dal latte materno tranne che su precisa indicazione medica.
– Sistemare il neonato nella stessa stanza della madre (rooming in) in modo che trascorrano assieme 24 ore su 24 durante la permanenza in ospedale.
– Incoraggiare l’allattamento al seno a richiesta del neonato.
– Non dare tettarelle artificiali o ciucci ai neonati durante l’allattamento al seno.
– Promuovere la collaborazione tra il personale della struttura, il territorio, i gruppi di sostegno e la comunità locale per creare reti di sostegno a cui indirizzare le madri alla dimissione dall’ospedale.
I SETTE PASSI PER LA COMUNITA’ AMICA SONO:
1. Definire una politica aziendale per l’allattamento al seno e farla conoscere a tutto il personale.
2. Formare tutto il personale per attuare la politica aziendale
3. Informare tutte le donne in gravidanza e le loro famiglie sui benefici e sulla pratica dell’allattamento
al seno.
4. Sostenere le madri e proteggere l’avvio e il mantenimento dell’allattamento al seno.
5. Promuovere l’allattamento al seno esclusivo fino ai 6 mesi compiuti, l’introduzione di
adeguati alimenti complementari oltre i 6 mesi e l’allattamento al seno prolungato.
6. Creare ambienti accoglienti per favorire la pratica dell’allattamento al seno.
7. Promuovere la collaborazione tra il personale sanitario, i gruppi di sostegno e la comunità locale.
Quali sono stati gli obiettivi dell’incontro?
A questa manifestazione hanno partecipato, oltre al Comitato Provinciale dell’Unicef ed al Garante dei diritti dell’Infanzia, alcuni responsabili dei reparti ospedalieri di ostetricia e neonatologia, pediatri di libera scelta, dirigenti scolastici, e, ovviamente, la nostra Associazione.
L’obiettivo è mettere a fuoco l’applicazione delle raccomandazioni dell’ OMS – Unicef per la realizzazione, da parte delle madri, di un allattamento esclusivo e duraturo, sia a livello ospedaliero, che a livello di comunità.
Ancora, quello di estendere la Rete territoriale delle strutture, dei servizi e degli organismi che sostengono o si prefiggono di sostenere le mamme nella pratica dell’allattamento in vista di una sempre più puntuale collaborazione.
Inoltre, vorremmo poter riuscire a fare in modo che la scelta di allattare venga percepita da tutti come un diritto, anche se non nella stretta accezione giuridica, e che come tale venga tutelato cercando insieme di appianare le eventuali difficoltà che le mamme dovessero incontrare sul loro cammino.
Come nasce AL.MA.?
AL.MA. (acronimo per Allattamento Materno), è un’associazione di auto mutuo aiuto formata da mamme che hanno allattato o allattano i loro bambini, e sono disponibili ad aiutare e sostenere altre mamme con la loro esperienza ed i loro consigli.
L’idea è di quattro anni fa (l’associazione è di poco più giovane), e nasce dall’esperienza vissuta con le madri nel mio lavoro di pediatra in Consultorio Familiare.
Il motivo di questa scelta, promossa da un gruppo di mamme particolarmente motivate e da me, è abbastanza comprensibile se si pensa che ancora oggi non tutte le mamme, che scelgono di allattare il proprio bambino, riescono a farlo, perché sono state scoraggiate da atteggiamenti, circostanze, pregiudizi, scarse o cattive informazioni, pratiche non corrette, sia da parte della famiglia e della comunità più in generale, che da parte dell’ospedale.
L’intento dell’associazione è, oltre a fornire direttamente sostegno ed aiuto alle mamme, quello di instaurare un dialogo con le Istituzioni ed i Servizi, per far si che trovino attuazione le regole proposte dall’OMS – Unicef.
Qual’è la sua opinione rispetto a ciò che si potrebbe e dovrebbe fare per promuovere e difendere l’allattamento al seno in Sardegna?
Non credo che al momento attuale sia così necessaria la promozione, almeno nei confronti delle mamme; forse sarebbe il caso di realizzarla nei confronti della famiglia, di parenti ed amici, e, perché no, anche degli stessi medici!
Diverso è parlare di sostegno, che prima di tutto è un atteggiamento mentale di accoglienza e di rispetto nei confronti di mamma e bambino.
Accoglienza che deve spingere al cambiamento di organizzazione delle strutture ospedaliere (punti nascita), all’eliminazione dalla routine di pratiche come le “aggiunte” o le doppie pesate, riservandole ai casi che effettivamente ne necessitino, all’intensificazione ed alla diffusione dell’informazione prima del parto, se possibile anche prima della gravidanza, perché al momento della nascita potrebbe essere già troppo tardi.
Accoglienza è riappropriarci dell’idea che allattare al seno non è che la prosecuzione, all’esterno del corpo materno, dell’unione tra mamma e bambino, cominciata all’interno con la gravidanza.
Riappropriarci della convinzione che la natura fa le cose per bene, e prevede tempi e modi che devono essere rispettati affinché il latte materno possa essere prodotto, tempi e modi che sono propri di quella mamma e di quel bambino, e non possono essere generalizzati e resi validi per tutti.
In definitiva, accoglienza è restituire alle madri il loro ruolo di protagoniste nel trasmettere e mantenere la vita, agevolandole nel riconoscerlo come essenziale valore sociale, che, come tale, richiede un trattamento di riguardo, che non è privilegio, ma solo rispetto.