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Il nostro Paese è sicuramente un serbatoio di tanti patrimoni e, tra questi, un posto di spicco tocca alla ricchezza di biodiversità. Non parliamo solo di biodiversità degli ecosistemi marini, come la nostra geomorfologia suggerisce subito, ma anche di ecosistemi terrestri. Tra i tantissimi che l’Italia offre, vi è il Parco Nazionale del Vesuvio, vero e proprio “hot spot”, come gli addetti ai lavori lo definiscono.

Caratterizzato da un alto numero di specie animali e vegetali autoctone, concentrate in una superficie abbastanza circoscritta.

Dal 1995 l’area naturalistica a ridosso di uno dei vulcani più famosi al mondo è stata proclamata “Parco Nazionale” con Decreto Presidenziale, mentre dal 1997 fa parte della Riserva della Biosfera MAB-UNESCO “Somma-Vesuvio e Miglio d’Oro”, localizzata sulla fascia costiera della Regione
La Riserva è ampia circa 13.550 ettari, includendo, oltre il territorio compreso nel Parco Nazionale del Vesuvio, la fascia costiera circostante, inclusa la città di Pompei e le sontuose Ville Vesuviane del sedicesimo e diciassettesimo secolo , dislocate lungo il cosiddetto “Miglio d’Oro”, un patrimonio architettonico di eccezionale valore.
L’apparente uniformità ed omogeneità, dovuta al forte livello di urbanizzazione presente lungo la fascia costiera, è interrotta verso mare da due linee ferroviarie, la cui presenza ha di fatto lacerato quello che era il naturale e secolare rapporto tra il complesso vulcanico ed il mare. La fertilità dovuta al suolo vulcanico e la mitezza del clima hanno da sempre attratto l’uomo, che vi si è insediato e ne ha fatto terra di produzione agricola di qualità, oltre che di svago. Il territorio della Riserva rappresenta, pertanto, il prodotto della combinazione geologica, ambientale ed antropica che si è consolidata nel tempo.

parco1L’istituzione del Parco Nazionale del Vesuvio funge da traino anche per la valorizzazione del patrimonio storico ed architettonico presente nel territorio. Ma è prioritario l’aspetto di salvaguardia paesaggistica e naturalistica, in quanto le specie floro-faunistiche e le eccellenze agricole che caratterizzano tale area sono uniche al mondo , costituendo appunto una sorgente di biodiversità.
Dal punto di vista geologico il complesso Somma-Vesuvio è un vulcano composito, costituito dal monte Somma e dal più recente vulcano del Vesuvio, cresciuto all’interno della caldera. L’edificio vulcanico attuale si è formato circa 35 mila anni fa, ma l’inizio dell’attività eruttiva risalirebbe ad almeno un milione di anni prima. Nei millenni i periodi di stasi si sono alternati a scoppi, lanci di scorie, colate laviche e vere e proprie eruzioni, come quella celeberrima che nel 79 d.C. distrusse Ercolano e Pompei. L’ultimo episodio eruttivo risale al 1944: da allora il vulcano, con i suoi 1281m, è entrato in un periodo di quiescenza, costantemente monitorato dall’Osservatorio Vesuviano dell’INGV ( Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia).

Pur considerandosi un complesso vulcanico unico, tuttavia, i territori vesuviano e sommano sono molto diversi, avendo in comune solo una massiccia urbanizzazione. L’area del Somma, più arida e assolata, è contraddistinta dall’alternarsi di macchia mediterranea con pinete e boschi di leccio. L’ambiente del Vesuvio invece è più umido, con una vegetazione di tipo appenninico: boschi misti di castagni, querce, ontani, aceri, lecci e, sia pur raramente, betulle (si calcola che le 906 specie botaniche censite all’interno del Parco ci sono persino 23 tipi di orchidee). Di particolare interesse una specie lichenica, lo Stereocaulon vesuvianum, che attecchisce in ambienti estremi, sulle colate laviche fredde e divenute roccia, dove nessuna altro seme può penetrare o pianta mettere radici. Ricopre la lava di un tappeto argenteo e lentamente erode la roccia vulcanica, la polverizza creando il terreno fertile per la crescita della valeriana, della ginestra ( altra specie vegetale tipica del Parco, immortalata da Giacomo Leopardi) e della acetosella , nonchè per la vegetazione ad alto fusto. Ricchissima anche la presenza animale: ci sono mammiferi rari come il topo quercino, il moscardino, la faina, la volpe. Gli uccelli sono poco meno di 150 e tra questi nidificano nel parco la poiana, il gheppio, lo sparviere, il falco pellegrino, l’upupa. Il ramarro, il biacco e l’emidattilo verrucoso rappresentano i rettili, il rospo smeraldino gli anfibi. Splendide farfalle diurne e notturne, inoltre, frequentano le magnifiche fioriture vesuviane.

È storicamente riconosciuta la particolare fertilità dei terreni, che, essendo di natura vulcanica, sono ricchi di minerali (oltre 230 minerali diversi, in quantità tali da influenzare significativamente le colture) e in particolare di potassio, noto per la sua influenza sulla qualità organolettica dei frutti e dei vegetali in genere, conferendo loro particolare sapidità. Tuttavia occorre sottolineare che, malgrado la tradizionale vocazione agricola di questi territori, negli ultimi decenni si attesta una netta riduzione della superficie agricola utilizzata, a causa del progressivo incremento delle infrastrutture e dell’edilizia.

Vi sono comunque delle differenze tra i comuni della fascia litoranea (Portici, Torre del Greco, Torre Annunziata, Ercolano) e quelli dei versanti interni (Sant’Anastasia, Somma Vesuviana, Ottaviano e Terzigno). I primi hanno una superficie agricola ormai irrilevante, se confrontata con la superficie interessata da infrastrutture e aree residenziali, mentre i secondi costituiscono realtà ancora significativamente connesse allo sfruttamento delle risorse agricole. Soprattutto qui, infatti, è possibile cogliere quella connotazione urbana che esisteva in passato . L’orografia collinare e pianeggiante ha consentito la conservazione di sistemi di produttività agricola che gravitano intorno ai nuclei urbano-architettonici delle masserie, antichi nuclei sociali, culturali ed urbani.
Diverse le eccellenze vitilvinicole ed agricole prodotte nel Parco Vesuvio: i prodotti che si possono principalmente collegare alla tradizione agricola locale ed alla storia millenaria di questi luoghi sono il vino e prima ancora l’olivo. A testimoniarlo gli innumerevoli rinvenimenti di macine da olio di epoca romana sul Monte Somma, che dimostrano la familiarità della coltura e della cultura dell’olivo, presente su tutte le balze. Mentre dal XIV secolo in poi quasi tutte le masserie possiedono mastodontiche celle vinarie ( in alcune di esse, ancora abitate, sono ancora presenti monumentali torchi per la pigiatura).

Del resto è noto che il Vesuvio è terra di grandi vini da millenni. I vitigni sono autoctoni – piedirosso, sciascinoso, aglianico, coda di volpe, caprettone, falanghina, greco – e se ne ricavano vini che vantano la Doc Vesuvio (e della sua versione “superiore” Lacryma Christi). Si coltiva anche una particolare uva, la Catalanesca, forse importata dalla Spagna intorno alla metà del Quattrocento. Davvero lungo l’elenco dei tanti prodotti che questa terra propone. Tra i più rappresentattivi ricordiamo Il “Piénnolo”, pomodorini da serbo “col pizzo”, detti anche spongilli o piénnoli (pendoli) per l’abitudine di appenderli alle pareti o ai soffitti; troviamo poi le albicocche (“crisommole”) , che si differenziano in quaranta diversi biotipi (anticamente erano quasi cento) tutti originari dello stesso luogo. E ancora : ciliegie, susine, noci e nocciole, castagne, Il kaki napoletano, il miele, le olive, gli ortaggi ( le produzioni delle zone intorno al Vesuvio sono varie: zucchine, finocchi, scarole, piselli e fave . Anche il cavolfiore è molto coltivato fin dall’antica Pompei, mentre ampia diffusione hanno anche i broccoli, tra cui il famoso “friariello”, di sapore un pò dolce e un pò amarognolo). Nei giardini e negli orti delle zone vesuviane non mancano naturalmente aranci, mandarini e limoni da cui si ricavano liquori e rosoli.

L’esempio del Parco Vesuvio è, evidentemente, solo uno dei tantissimi altri presenti in Italia e negli altri Paesi del Mediterraneo. Questa ricchezza inestimabile, la biodiversità, è un bene comune, la cui preservazione costituisce un obiettivo di primaria importanza, nell’ambito delle governance internazionali e delle responsabilità politiche globali. E’ necessario, dunque, che si diffonda tale cultura anche nei programmi scolastici e che si renda chiaro, accessibile a tutti il significato e il valore di questo termine, allo scopo di diffondere anche i comportamenti responsabili dei singoli.

In viaggio
Per chi volesse visitare il Parco del Vesuvio suggeriamo l’accesso al versante costiero del Parco, raggiungibile percorrendo l’autostrada A3 Napoli – Salerno fino alle uscite di Ercolano o Torre del Greco, raggiungendo poi via San Vito o via Vesuvio, a seconda dell’uscita, e proseguire seguendo le indicazioni per la cima del vulcano. Per accedere al versante Sommese è utile riferirsi al tracciato della SS 268 che è raggiungibile da Napoli seguendo l’indicazione per i Comuni vesuviani, da Nola percorrendo la SS 166. Per chi invece non è motorizzato è possibile raggiungere tutti i Comuni del Parco con la Ferrovia Circumvesuviana (Linee Napoli-Torre Annunziata, Napoli-Sorrento, Napoli-Poggiomarino-Sarno, Napoli-Ottaviano-Sarno).
Giunti in zona è possibile scegliere tra una serie di sentieri, tutti splendidi e incontaminati: tra i tanti da segnalare quello del “Gran Cono”, posto a quota 1000 m s.l.m. nel comune di Ercolano al termine della Strada Provinciale Ercolano-Vesuvio. Ma prima di intraprendere la salita si può visitare uno degli Infopoint del Parco Nazionale del Vesuvio, dove si possono ricevere informazioni utili sull’area protetta ed acquistare la carta dei sentieri.

La Sede dell’Ente parco è Palazzo Mediceo, via Palazzo del Principe – 80044 Ottaviano – Napoli
Web parconazionaledelvesuvio.it
Tel +39 0818653911
Fax +39 0818653908
PEC: parconazionaledelvesuvio@pec.it; E.mail: protocollo@epnv.it

1 thought on “La biodiversità nel parco nazionale del Vesuvio

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